LA SCELTA DELLE ARMI

LA SCELTA DELLE ARMI
Negli ultimi due o tre giorni il “Giornale” ha pubblicato articoli in cui denuncia lo scandalo delle squillo in contatto con quello che il quotidiano chiama “il clan D’Alema”. Sotto la guida di tale R.F. (la maîtresse) le ragazze, secondo quanto scritto nei verbali della polizia, si concedevano a politici per  ottenere favori e raccomandazioni. Inoltre, proprio durante la Presidenza dello stesso D’Alema, erano persino ricevute a Palazzo Chigi. Il “Giornale” ha anche dimostrato che Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, precedentemente era stato socio in affari con la detta R.F., dirigente delle squillo.
Bisogna farsi forza per precisare che nulla viene addebitato a D’Alema e che Cesa non fu in affari con la R.F. per amministrare squillo ma per attività lecite. Bisogna farsi forza perché un Curzio Maltese, un D’Avanzo, un Travaglio queste due righe non le aggiungerebbero.
Il caso ha voluto che il 21 giugno, pochissimi giorni prima, sia apparso su alcuni blog (innanzi tutto www.pardo.ilcannocchiale.it) un mio articolo, dal titolo “Il Flogisto”, nel quale si potevano leggere queste parole: “Bisognerebbe innanzi tutto che i critici [di Berlusconi] fossero in grado di dare personalmente lo stesso buon esempio che vorrebbero da altri. Ed è per questo che Berlusconi, che ha i soldi per farlo, farebbe bene ad incaricare investigatori privati e fotografi di sputtanare tutti i Catoni ipocriti”.  Naturalmente le mie parole potevano suonare forti, quasi una provocazione, e invece oggi rivendico, anche dopo la denuncia del “Giornale”, la legittimità di questa linea di comportamento.
In materia di guerre e duelli, quello che tutti preferiremmo è evi¬tarli. Poiché però a volte è impossi¬bile, non rimane che sperare che l’avversario, pur restando un nemico accanito, rispetti certe regole. Ma che fare nei confronti dell’avversario scorretto? In particolare con quello che, come arma, sceglie gli schizzi di fango?
Molte persone, nei discorsi da salotto, dimostrano un’infinita nobil¬tà e grandezza d’animo. Secondo loro, bisognerebbe comunque combattere seguendo i propri principi. Anche se l’altro mente, io non mentirò. Anche se l’altra bara, io non barerò. A parte il fatto che bisognerebbe vedere questa gente all’atto pratico, il fatto è che è sbagliato anche il principio.
L’amore per la correttezza può far sì che permettiamo al nemico di nuo¬cerci fraudolentemente una sola volta: la prima. In seguito sarebbe stupido combattere con un brac¬cio legato dietro la schiena. Anzi, sareb¬be ingiusto trattare l’avversario sleale nello stesso modo in cui trattiamo l’avversario leale, perché in questo modo li parificheremmo.
Poi, comportarsi onestamente con i disonesti è pericoloso: se l’avversario sa di poter barare, tanto noi non bareremo, barerà più facilmen¬te. Se invece sa che nel caso lui usi le armi chimiche noi ne useremo il doppio, ci penserà due volte, prima di rischiare.
Non bisogna consentire vantaggi immeritati a nessuno. All’avversario scorretto bisogna dire: chi ti dice che non sia più bravo di te, nella tecnica degli agguati, delle calunnie, dei tradimenti? Se una tecnica mi manca, prenderò lezioni private: fossero anche lezioni di incendio doloso.
La sinistra ha scelto l’arma della maldicenza, dell’allusione, della calunnia, del gossip? Non deve protestare, anzi, non si deve neanche stupire, se qualcuno usa la stessa arma contro di lei: perché è lei che l’ha scelta.
In un mondo sbracato come il no¬stro, in cui i “moralisti” dànno l’esempio della massima scorrettezza estetica e morale, bisogna ricordarsi che i gentiluomini concedono agli offensori la scelta delle armi: e se essi scelgono la disonestà, la calunnia, la maldicenza, gli schizzi di fango, pazienza: bisognerà essere più abili di loro nel maneggio della melma.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
I commenti sono graditi.
27 giugno 2009

LA SCELTA DELLE ARMIultima modifica: 2009-06-27T20:47:49+02:00da gianni.pardo
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