RU486: IL PUNTO DI VISTA ETOLOGICO

RU486: IL PUNTO DI VISTA ETOLOGICO
La discussione sull’aborto volontario è eterna e può sembrare ozioso riprenderla ancora una volta. Tuttavia non si riesce a vincere lo stupore: a proposito della pillola Ru486, la questione è discussa dal punto di vista morale e religioso, mentre di morale e di religioso non c’è praticamente niente.
L’uccisione del congenere è contraria agli interessi della specie. Infatti presso gli animali la violenza intraspecifica è rarissima. Anche quando si hanno scontri feroci – per esempio fra i maschi in calore o per questioni di territorio – non si mette a rischio la vita del concorrente. Gli stessi uccelli, quando combattono fra loro, si astengono costantemente dal beccare gli occhi dell’avversario perché un uccello cieco è un uccello morto. Questo dovere di protezione della specie è sostenuto da un istinto pressoché infallibile e nell’uomo si trasforma in imperativo sociale (“morale”, dal momento che mores significa “costumi”). L’imperativo sociale, a sua volta, si sacralizza e diviene religioso. Gli uomini hanno sempre considerato estremamente riprovevole la violenza verso i minori o le donne, soprattutto se incinte, perché costoro sono l’immagine stessa del futuro della specie umana.
Si comprende dunque l’ostilità verso l’onanismo e verso l’aborto. Negli innumerevoli millenni che hanno preceduto l’ultimo, la specie umana è stata, se non in pericolo, sottoposta a gravissimi rischi: la mortalità infantile era molto alta e imperversavano pestilenze e carestie. La popolazione mondiale, che è letteralmente esplosa negli ultimi secoli, prima è stata stabile per tempi lunghissimi e nel globo terracqueo ha rappresentato solo una presenza sporadica. Lo sforzo di proteggere al massimo la vita aveva un senso concreto.
Nell’ultimo secolo invece le cose sono molto cambiate. Il problema ora non è la specie in pericolo, o magari soltanto in equilibrio, ma una spettacolosa sovrappopolazione. Non c’è da temere, dal punto di vista demografico, la sparizione dell’umanità, ma la limitatezza delle dimensioni del pianeta per contenerla. Come già previde Malthus. Naturalmente però, mentre le condizioni obiettive sono mutate in un tempo brevissimo, non altrettanto velocemente poteva cambiare la mentalità degli esseri umani. Se per millenni e millenni si è considerata “fallita” una donna che non si sposava, e la si giudicava pressoché “immorale” se si asteneva  volontariamente dal mettere al mondo una nidiata di figli, prolungandosi lo stato attuale per qualche millennio la morale potrebbe cambiare e si considererebbe “immorale” una donna che avesse più di tre figli. È già avvenuto in Cina. Qui il problema della sovrappopolazione si è posto prima che altrove e, sotto la pressione di un dramma attuale, si è cercato di far passare il messaggio che “immorale”, e comunque già “illegale”, era mettere al mondo più di un figlio.
In materia di procreazione, mentre tutti parlano di religione e di morale, il problema è di ordine demografico. In Cina si è giustamente mantenuto il reato di omicidio ma si è incoraggiata una drastica diminuzione delle nascite. La vita che si protegge è solo quella che si è già sviluppata, non quella nel suo stadio assolutamente iniziale, di embrione o di feto, con buona pace del principio della “sacralità della vita” in sé.
Un’ulteriore considerazione – tutt’altro che secondaria – riguarda il fatto che del problema dell’aborto, chirurgico o mediante Ru486, si discute come se si trattasse di un interesse comune, per così dire di uomini e donne. In realtà riguarda solo le donne ed anzi solo la singola donna incinta. La società si arroga il diritto di dire ad una cittadina che deve, assolutamente deve tenersi in corpo l’embrione e poi il feto e poi il bambino fino alla nascita, perché questo è l’interesse dell’umanità. Se non avessimo dietro millenni e millenni di istinto di conservazione della specie, ci accorgeremmo di quanto questo atteggiamento sia primitivo e vessatorio nei confronti di una singola persona.
L’ostilità alla pillola Ru486 nasce dal fatto che, costituendo una pratica meno traumatica dell’aborto chirurgico, la specie, con una mentalità oggi in ritardo sulla realtà, teme che gli aborti siano resi molto più facili (senza che la donna soffra abbastanza) e l’umanità possa sparire.
Ecco perché si diceva che in questo campo di morale e di religioso, nella sostanza attuale, non c’è niente. Il concetto di “sacralità della vita” non è morale, è istintuale. In realtà ha solo senso difendere la vita e la libertà dei singoli: anche quelle delle donne incinte.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
1 agosto 2009
P.S. Mi aspetto il dissenso anche di cari amici. Che lo manifestino senza timori.

RU486: IL PUNTO DI VISTA ETOLOGICOultima modifica: 2009-08-01T10:52:00+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “RU486: IL PUNTO DI VISTA ETOLOGICO

  1. Condivido in pieno l’analisi fatta e ritengo, anche, che la persona abbia il diritto di decidere per se stessa. La donna non può permettere ad altri decisioni che riguardano lei, eventualmente il suo compagno, e la sua vita futura.

    Sono troppe ed inaccettabili le intromissioni che ci complicano la vita, vedi il “Testamento Biologico”, l’omosessualità… Un mondo diretto da presuntuosi bacchettoni che vorrebbero disporre dell’individuo come oggetto proprio!

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