QUESTIONI LINGUISTICHE

La storia raccontata da Filippo Grillo, e infinite volte ripetuta a proposito dei Vespri Siciliani, mi sembra una leggenda.
La frase proposta, a quanto egli ci riferisce, era: Cincu ciciri e du cacocciuli (cinque ceci e due carciofi). Se si fosse proposto di leggere queste parole scritte (ma i soldati francesi sapevano leggere, allora?) i francesi avrebbero letto (uso trascrizioni fonetiche approssimative, in cui la “y” rappresenta la “u” francese): senky sisiri eu dy kakoksiyli, senza capire nulla. Ma anche un italiano avrebbe – forse – capito solo cincu e du. Se viceversa si fosse chiesto ai francesi di ripetere quelle parole pronunciate, un soldato fornito di un orecchio accurato non avrebbe avuto difficoltà – sempre senza capire nulla – a ripetere la frase, anche perché foneticamente essa non contiene suoni estranei alla lingua francese: tchinkutchitchiri e dukakotchuli. Il suono di “c” come in caucciù esiste eccome in francese, prova ne sia che proprio la parola “caucciù” in francese si pronuncia “caucciù” (anche se scrivono “caoutchouc”). L’unica difficoltà, per i francesi, sarebbe stata la doppia di “cacocciuli”, ma non molti ci avrebbero badato.
Per quanto riguarda la leggenda, a me avevano raccontato che si proponeva una sola parola, “ceci”, che i francesi avrebbero pronunziato “seusì”, visto che in francese “ceci” significa “questo”. Ma, anche qui, si presuppone che i soldati francesi del tempo sapessero leggere e i rivoltosi siciliani fossero in grado di scrivere quella parola. Una leggenda, appunto.

QUESTIONI LINGUISTICHEultima modifica: 2009-08-06T12:22:31+02:00da gianni.pardo
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