SAN FRANCESCHINI

Tempo fa è stato ritrovato lo scheletro di un uomo molto primitivo che si era rotto un osso importante e che era sopravvissuto solo perché non era stato abbandonato dal suo gruppo. Si scrisse in quell’occasione che si poteva datare a quel momento la nascita di una società veramente umana: la solidarietà è uno dei primi segni della civiltà.
Questo istinto ha dato luogo all’affetto fra parenti e amici, alla pietà e ai doveri morali per gli sconosciuti, infine ad istituzioni attive – come la Protezione Civile – o repressive come il reato di abbandono d’incapace, di inosservanza degli obblighi di assistenza familiare, di omesso soccorso ecc.
La comunità degli esseri umani non è totalitaria come quella delle termiti o delle api, che si sacrificano senza esitare per il gruppo, ma è certo retta da norme solidaristiche. È doveroso soccorrere anche chi sia in pericolo per imprevedibili e sopravvenute difficoltà: per esempio i minatori. Lavorare a centinaia di metri sotto il livello del suolo, dove esiste il rischio di crolli o di esplosioni di grisou, è un “rischio accettato” perché di solito, con le opportune cautele, si evitano sia i crolli che le esplosioni. Ma se, ciò malgrado, la disgrazia si verifica, lo Stato intero si mobilita – ed è giusto – per salvare i malcapitati.
Va però sottolineato che le difficoltà devono essere “imprevedibili”: se si va a sciare fuori pista e si è sommersi da una valanga; se si va a fare turismo in paesi dove circolano terroristi e sequestratori; se si va in mare aperto senza essere competenti e adeguatamente equipaggiati, si può parlare di difficoltà impreviste? È vero che non si può reagire dicendo “te la sei cercata” – sarebbe contrario al senso di umanità – ma una cosa però è certa: chiunque metta in pericolo se stesso e in difficoltà gli altri, dovrebbe chiedere ampiamente scusa. L’umanità può essere abbastanza buona da andare ad aiutarlo ma lui non merita che l’umanità intera affronti strapazzi, spese e pericoli per salvarlo.
Questa severità teorica, naturalmente, vale per gli adulti. Se invece un bambino cade dal quinto piano perché nella ringhiera del balcone manca una sbarra, è giusto condannare il padrone dell’appartamento: dai piccoli non ci si può aspettare il normale senso di responsabilità. Il diritto impone che i minori siano protetti anche dai mali che potrebbero provocarsi da sé. Il guaio è che la tendenza attuale è quella di estendere questo atteggiamento materno agli adulti, considerati dunque degli incoscienti. Soprattutto negli Stati Uniti prevale la mentalità per cui se qualcuno per distrazione o stupidità si ferisce con un oggetto, la colpa è del fabbricante che non ha reso quell’infortunio impossibile. Le cose devono essere “fool proof”, a prova di cretino: tali cioè che neanche volendo ci si possa far male.
Purtroppo, quando si tratta di esagerare, l’Italia non vuole essere seconda a nessuno. In questi giorni sembra che un’ottantina di emigranti illegali si siano persi nel Mediterraneo, e forse una settantina di essi sono morti. Qui va subito detto che la legge del mare impone di soccorrere i naufraghi sempre e comunque, e dunque se qualcuno non ha salvato quei poveracci deve essere perseguito e condannato. Ma che Franceschini arrivi a richiedere al governo di riferire in Parlamento in merito alla vicenda, rappresenta  il colmo. Infatti basta chiedere: l’Italia aveva autorizzato quel viaggio, ne aveva la responsabilità? No. L’Italia sapeva che quel gommone era in mare? No. L’Italia sapeva che quei naufraghi stavano morendo di sete? No. L’Italia ha avuto la possibilità di soccorrerli e non l’ha fatto? No. L’Italia si è rifiutata di salvare i pochi di cui ha infine avuto notizia? No. Che cosa diamine deve riferire?
La reazione di quell’uomo politico, della Cei e di tanti altri è significativa di uno stravolgimento dei principi che reggono la vita associata. Non solo bisogna aiutare chiunque sia in stato di bisogno; non solo bisogna aiutare chi si è volontariamente messo nei guai; non solo bisogna aiutare tutti gli uomini dell’Orbe Terracqueo, ma bisogna anche aiutare – chissà sulla base di quale miracolo – gli sfortunati di cui non abbiamo notizia. A questo punto non rimane che una possibile invocazione: Franceschini, santo subito!
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
21 agosto 2009

SAN FRANCESCHINIultima modifica: 2009-08-21T16:23:06+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “SAN FRANCESCHINI

  1. Non voglio difendere Franceschini, per carità, nè ho purtroppo letto la notizia che lo riguarda (il che è male, lo so) ma do per scontato, in assenza di un intento nascosto, che egli si riferisse in linea generale al nuovo atteggiamento dell’Italia nei confronti dei clandestini, in particolare provenienti da quella parte del Mediterraneo, nonchè agli accordi con la Libia, di cui, con deduzione magari fallace, queste dovrebbero essere le conseguenze. E giudicati, da qualche parte politica, non solo sbagliati, ma contrari all’umana solidarietà.
    E’ fatto salvo l’obbligo, in mare, di soccorrere chiunque ne abbia necessità.
    Detto questo (e di solito a questa frase segue una proposizione contraria alle affermazioni precedenti) come si fa a gestire questa giostra di disperati fuggenti da tutte le parti più disastrate del mondo, sia in mare che in terra?
    Riconosco che non è facile, e chi dice il contrario o mente o bleffa.
    Mi viene da pensare: è ora che anche l’Italia, a questo riguardo, abbia la solidarietà (così sbandierata in Europa ad ogni piè sospinto) di UE e ONU.
    O no?
    Bye

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