BOFFO: IL FALSO, IL VERO, IL LOGICO


Sulla vicenda Boffo è forse necessario fare il punto su ciò che è FALSO, ciò che è VERO, e ciò che è LOGICO, cioè induttivamente vero.
È FALSO che il documento che accompagnava il certificato del Casellario Giudiziale sia un’“informativa” della polizia giudiziaria. Lo ha certificato il Ministro dell’Interno Maroni. Feltri ha fatto male a presentarlo come indiscutibile verità. Avrebbe potuto affermare che i fatti come venivano narrati in quel foglio erano probabilmente veri, stanti le voci che corrono su Boffo e stante lo stile stesso del documento, ma avrebbe dovuto segnalare che il documento era anonimo e non ufficiale. Magari avrebbe potuto riferirsi a ciò che ha scritto e ripetuto al riguardo Mario Adinolfi, uomo di sinistra.
È indubbiamente VERO che Dino Boffo è stato condannato per molestie telefoniche ad una signora ed ha patteggiato la pena. Che si tratti di una signora non è stato mai negato dall’interessato.
Ma la parte più interessante riguarda ciò che è LOGICO.
Il patteggiamento dimostra la colpevolezza – chi si riconosce colpevole se non chi è sicuro della condanna? – ma in questo caso sappiamo che si è anche voluto evitare che la motivazione della sentenza esponesse dei fatti ben poco “onorevoli”. La particolare qualità negativa delle molestie può del resto essere logicamente dimostrata.
Questo reato – ora decorato dai giornalisti con un nome straniero che storpiano in stolchin – può avere diversi moventi. A ritiene che B gli debba del denaro e, benché la tesi sia insostenibile in giudizio, lo perseguita con appostamenti, telefonate e minacce. Un padre, saputo che una donna matura è divenuta l’amante del proprio figlio diciottenne, la tormenta per interrompere la relazione. Una donna è innamorata di un giovane e non si rassegna a vedersi respinta. A si è accorto che B gli insidia la partner e lo perseguita con lo scopo di farlo allontanare. Come si vede in tutti i casi il colpevole è convinto di agire per un motivo nobile (il padre protegge il figlio), comprensibile (il ricupero di un credito) o almeno sentimentale. Invece il caso di Dino Boffo è irriferibile, per un cattolico, perché l’unico motivo possibile è che egli sia stato allora innamorato o della moglie di un altro o del di lei marito. In ambedue i casi il suo comportamento è stato inammissibile, dal punto di vista della morale corrente: egli non si è limitato a “desiderare la donna d’altri”, ma forse, addirittura, “l’uomo d’altri”. Ciò che non è provato dalla famosa “informativa” è dimostrato dal suo comportamento.
Se non si trattasse delle cose dette, perché Boffo non rivela lui stesso il nome della signora che l’ha querelato? Tutti andrebbero a chiedere a lei la verità che lo scagiona. Ma il Direttore dell’Avvenire se ne guarda bene.
Boffo ha maldestramente cercato di schivare il colpo affermando che le telefonate sono state fatte da un giovane oggi morto (ma guarda) che utilizzò il suo cellulare. Lui decise di coprirlo lasciandosi condannare al suo posto. La storia dirà forse un giorno che Boffo merita gli onori degli altari, per il momento è certo condannato per molestie ad una signora. Infatti questa versione è oltraggiosamente inverosimile come quella ben nota di chi, accusato di porto abusivo di una pistola, dice d’averla appena trovata per terra. Comunque, chi si carica delle colpe altrui poi farà bene a portarle sulle spalle. Oppure se ne liberi chiedendo la testimonianza della parte lesa. 
Ad ammettere che i vescovi non sapessero già tutto, avrebbero comunque dovuto rimuovere Boffo dalla sua poltrona di direttore dell’Avvenire quando, circa tre mesi fa, tutti hanno ricevuto l’indubbiamente vero documento del Casellario. Certe bombe è meglio disinnescarle prima che esplodano.
Interessanti infine sono i contorcimenti di tutti per negare, se non l’omosessualità, la “prova dell’omosessualità” di Boffo. Non s’era detto che l’omosessualità è sdoganata? E se invece per la Chiesa rimane un peccato mortale, dal momento che le inclinazioni sessuali di quel signore, come ha detto e ripetuto Adinolfi, erano note a tutti, come mai si è messo un omosessuale a dirigere “il giornale dei vescovi”?
I vescovi si decidano, o quel comportamento sessuale è lecito, e dunque non lo nascondano per Boffo ed anzi cambino la dottrina; oppure si affrettino a rimuovere Boffo da ogni carica e gli impediscano di porsi a giudice dei peccati altrui.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
1 settembre 2009

BOFFO: IL FALSO, IL VERO, IL LOGICOultima modifica: 2009-09-01T11:46:42+02:00da gianni.pardo
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