L’ERRORE DI BERLUSCONI: LA TOLLERANZA


Berlusconi – dice il Giornale – ha “cambiato marcia” ed ha deciso di rispondere alla campagna di stampa italiana ed internazionale contro di lui. Se abbia ragione o torto, ciascuno può deciderlo da sé. Soprattutto se ha la pazienza di leggere l’essenziale dell’atto di citazione inviato all’Unità (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=379427. Per i meno esperti, il testo è in calce. Si raccomanda di leggerlo prima di proseguire). Ma fa bene o male, a reagire?
Berlusconi non è infallibile. Ognuno di noi, dinanzi ad un problema, decide una linea di condotta. Poi, se l’esperienza dimostra che è errata, cambia direzione: ma quanto tempo dopo i primi risultati negativi? Un primo risultato negativo non è significativo: “Stay the course”, mantenete la rotta, diceva Reagan dopo i primi risultati della sua politica economica, in seguito dimostratasi eccellente. Ma perseverare nell’errore è demenziale e, come dice un proverbio arabo, Allah dovrebbe darci la forza di distinguere i due casi.
Nel rapporto con i giornali, Berlusconi in passato ha adottato, come Andreotti, un atteggiamento di superiorità silenziosa. I giornali possono scrivere quello che vogliono, mai querelare. “Sono una tale persona per bene e talmente più potente di loro, che non potranno mai farmi niente, posso essere generoso e risparmiarli”. In realtà proprio il Senatore, a forza di permettere che si scrivesse che era un mafioso, si vide accusare di esserlo sul serio e persino di omicidio. Chi si permetterebbe una cosa del genere con Di Pietro, che querela chiunque lo guardi storto?
Anche quando è mascherata da umiltà, come nel caso di Andreotti, un’esagerata stima di sé è una hybris: un eccesso.  E all’errore di Andreotti Berlusconi ne ha aggiunto un altro: avrebbe dovuto sapere che non è capace dei  silenzi del Senatore, non possiede né la sua felpata abilità verbale né la sua cardinalizia prudenza.
Così è invalsa l’idea che di Berlusconi sia lecito dire e scrivere qualunque cosa. Alcuni anzi, incoraggiati dalla sua mancanza di reazione, si sono creduti in diritto di aumentare la dose fino ad eccessi inverosimili. Eccone uno, emblematico: Paolo Guzzanti è arrivato a scrivere che “Silvio è un gran porco”. Qualunque avvocato vi dirà che basterebbe redigere una querela telegrafica: “Guzzanti ha scritto: Silvio è un gran porco”, e la condanna sarebbe inevitabile. E invece questo Silvio, che sembra all’attacco di tutti, risparmia ancora questo ex-amico.
Berlusconi ha esitato troppo prima di capire che aveva sbagliato politica. Oggi tutti sono stupiti e indignati della sua reazione come se il turco della giostra ad un certo punto si fosse animato. Come, protesta? Come, si rivolge ai giudici? Senza accorgersi che questo hanno fatto a decine, prima di lui, anche per molto meno. Ma loro sono persone per bene. Loro sono giustificati. Loro sono di sinistra. Loro non sono Berlusconi. Ribaltando il millenario reato di lesa maestà, in Italia sembra si sia giunti alla consuetudine (opinio iuris) che sia un delitto offendere chiunque mentre è lecito insultare il Capo del Governo. In qualunque modo, con qualunque contumelia e con qualunque calunnia. Al punto che il pericolo che corre oggi Berlusconi è che i giudici, intorpiditi mentalmente da una consuetudine di anni, leggano la citazione col fastidio di chi ha da fare con una fantasia. Insulti a Berlusconi? E che c’è di nuovo? Dov’è la notitia criminis, anzi, dov’è la notizia? Il Cavaliere ha permesso che dir male di lui divenisse un’abitudine. Tutti hanno diritto all’onorabilità ma non lui. Se egli avesse, dal primo giorno, reagito con durezza, facendola pagare cara a tutti, come ha sempre fatto Antonio Di Pietro, non si troverebbe al punto in cui è. Con persino Di Pietro che gli fa la morale.
Bisogna rispondere alla guerra con la guerra, sin dal primo colpo di fucile. Diversamente, quando cominciamo a difenderci, possiamo essere accusati di averla cominciata.
Gianni Pardo


Giovedí 03.09.2009 08:28
Berlusconi chiede due milioni all’Unità, nonché una pena pecuniaria di 200.000 euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, le giornalista Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, l’opinionista Maria Novella Oppo e la scrittrice Silvia Ballestra. Il tutto per articoli ed opinioni pubblicate tra il 13 luglio e il 6 agosto a proposito della vicende delle escort.
L’ATTO INTEGRALE DELLA RICHIESTA DI RISARCIMENTO DANNI A L’UNITA’
(…) FATTO
(…) Quanto si è costretti a sottoporre all’adito Ufficio costituisce un’offesa che esorbita ictu oculi dai confini della critica, integrando dichiarazioni manifestamente illecite e denigratorie, sia nella sostanza che nella forma. Invero, su L’Unità del 6.8.2009 (dopo un precedente attacco diffamatorio contenuto nell’edizione del 13.07.2009, oggetto di separato giudizio e che conferma l’esistenza di una premeditata strategia del quotidiano in danno del concludente) è stata pubblicata in prima pagina una foto del concludente con la scritta trasversale «L’intercettato». Sono state poi evocate, sempre in prima pagina, presunte «Telefonate hard con le ministre», con vasta enfasi data a parole ingiuriose attribuite a Paolo Guzzanti (per le quali, a tacer delle altre ingiurie, addirittura: «Silvio è un gran porco»).
Chi ha letto la prima pagina de L’Unità 6.8.09 è stato, con quanto sopra, indotto credere dell’esistenza di telefonate dell’On. Berlusconi i cui contenuti sarebbero pornografici e tutti intercettati: telefonate, ha suggerito il titolo di cui sopra («Poi accusa di censura il Quirinale. Che smentisce»), talmente oscene dall’esser censurate addirittura dal Capo dello Stato, che avrebbe pregato i direttori dei quotidiani di non divulgarle. A quanto «annunciato» nelle suddette forme, su L’Unità a pagina 2 ha fatto seguito un pezzo della direttrice, Concita De Gregorio. Che sotto un altro titolo insinuante «Iniezioni di fiducia» (che richiama una menzogna poi riportata nel testo), ha diffuso ulteriori affermazioni false sempre speculando sul già assurdo tema posto nella prima pagina; una volta «attirata» l’attenzione degli inconsapevoli lettori con i richiami di cui s’è detto. Ha affermato nel testo del suo scritto la De Gregorio che:
– vi sarebbero nastri di «celebri intercettazioni telefoniche (mai pubblicate) tra signorine poi diventate ministro» (…)
– (…) la vicenda sarebbe stata tenuta nascosta dalle televisioni (allusivamente definite «Cosa Sua», per suggerire un controllo quasi «mafioso» esercitato dalla parte attrice) dominate dal dottor Berlusconi;
– essa direttrice, che anche in tal modo va ben oltre la mera evocazione di Guzzanti, avrebbe addirittura visto le intercettazioni, che nonostante le smentite del difensore del dottor Berlusconi «esistevano eccome» ed avrebbero «potuto dare indicazioni certe sulla composizione definitiva del governo» perché «le protagoniste dei dialoghi siedono tutte in Consiglio dei ministri» e «il Presidente è generoso, le ragazze lo sanno e in genere lasciano sul comodino il curr-tculum»;
– tanto le intercettazioni de quibus sarebbero state pornografiche e diffuse;
– afferma la Nostra sempre nel pezzo in esame- dall’esser conosciute e strumentalizzate da Luciana Littizzetto, che in uno spettacolo ne avrebbe diffuso il contenuto riferendosi ad «iniezioni da fare nel corpo cavernoso che trasformano il walter in una stecca da biliardo” (il che richiama e rende palese l’insinuazione anticipata nel titolo);
– definita la smentita del Quirinale e la polemica con Guzzanti un «tema minore», ha affermato la De Gregorio che vi sarebbe stata una «cancellazione delle prove», posta in essere attraverso «il controllo dell’informazione tv da parte del Premier» (…).
Si tratta di uno scritto manifestamente diffamatorio, che unitamente alla copertina – esplicitata e richiamata dalle parole della direttrice – ha attribuito al dottor Berlusconi falsità inaudite, inventando l’esistenza di intercettazioni dal contenuto hard, secondo L’Unità persino note a molti. E che la De Gregorio, non si sa dove e come, avrebbe visto. Esse avrebbero addirittura ad oggetto donne oggi nel Consiglio dei Ministri. E dettagli erotici, come l’uso di sostanze per amplificare l’erezione. Queste intercettazioni, scrive la direttrice de L’Unità, molti avrebbero addirittura divulgato (…).
Quel che si afferma nel pezzo della De Gregorio, sempre sull’edizione 6.8.09 de L’Unità è stato ad ogni buon conto – poche pagine dopo – ripreso da altre due giornaliste, che hanno supportato le menzogne che compaiono nel pezzo della direttrice con alcuni pseudo-approfondimenti. Lo scritto della direttrice, in primo luogo, è stato ripreso a pagina 8, dove – evocando di nuovo le deliranti affermazioni di Guzzanti – s’è reiterato il di lui illecito, aggravandolo con forme capziose. E ciò parlando di un «Caso Guzzanti», e dando eco alle sue ingiurie («I1 premier è un gran porco»). Il testo de L’Unità ha condiviso col Guzzanti, invero, le fandonie: perché, attraverso la penna di Federica Fantozzi, si sono ex adverso accreditate le parole in libertà dell’ex parlamentare di Forza Italia (…) . L’articolo s’è anche posto come «supporto» al pezzo della direttrice. Di modo che, dopo la definizione ingiuriosa di «gran porco» all’indirizzo della parte attrice, in esso sono stati riportati addirittura – benché assurdi – i contenuti del blog del predetto ex parlamentare (…). Sono stati riportati addirittura i dettagli a sfondo erotico: si spazia da «rapporti anali non graditi» a «ore e ore di tormenti in attesa di una erezione che non fa capolino» da «discussioni sul prossimo set» a «consigli fra donne su come abbreviare i tormenti di una permanenza orizzontale pagata come pedaggio».
Il tutto è, ribadiamo, completamente falso (…).
Ma anche l’altro tema, non meno falso, posto dalla De Gregorio (quello sulla presunta guerra personale) è stato ripreso da L’Unità. Che a pagina 6, stavolta attraverso Maria Novella Oppo, ha recepito pure l’invenzione della guerra del dottor Berlusconi contro Sky. Alimentandola come segue: «Qualcuno poteva pensare che il governo cercasse almeno di nascondere lo scandaloso conflitto di interessi del boss. Invece no, Berlusconi spinge la Rai contro Murdoch, perché si rompa le coma. Due nemici colpiti al costo di uno. Costo che naturalmente è pagato dagli italiani». Anche la falsità della guerra del concludente contro Sky, che a tal fine avrebbe spinto la Rai, è stata quindi reiterata. Amplificando e, se si vuole, consolidando quanto affermato dalla direttrice.
Si tratta di scritti tutti palesemente diffamatori, sia perché contengono falsità, sia perché sono comunque caratterizzati da forme insinuanti e diffamatorie. In essi, contrariamente al vero, è stato presentato il dottor Berlusconi come protagonista di telefonate hard, come persona che impone a fronte di collocazioni nel Consiglio dei Ministri o candidature elettorali pesanti prestazioni sessuali. Come soggetto aduso a pretese iniezioni sui corpi cavernosi del pene, oppure affetto da problemi di erezione. Alla falsità è stata aggiunta altra falsità, perché s’è scritto spacciandolo per vero che tutto sarebbe stato «nascosto» manipolando l’informazione attraverso il controllo delle televisioni. E che il dottor Berlusconi non solo avrebbe tale controllo ma addirittura ne avrebbe abusato e continuerebbe ad abusarne in danno del servizio pubblico Rai e per suoi interessi personali (che sarebbero una sorta di guerra contro Sky). Il che, come quant’altro divulgato da L’Unità, è mera invenzione.
Negli scritti di cui sopra è agevole scorgere gli estremi del reato di diffamazione, commessa col mezzo della stampa ed ulteriormente aggravata dall’attribuzione dei citati fatti (falsi) determinati, diffusi con forme decettive, sì da violare l’onore, la reputazione e l’immagine del concludente. Né la condotta de L’Unità e della sua direttrice può dirsi scriminata dal fatto di aver ripreso un blog con dichiarazioni di terzi, visto che comunque sul punto il quotidiano ha omesso anche un minimo di verifica (che se compiuta avrebbe permesso agevolmente di cogliere la falsità di quanto propalato da Guzzanti, e di coglierne comunque le forme anche formalmente offensive). D’altro canto L’Unità certo non si è limitata a dar notizia delle deliranti dichiarazioni del predetto, perché le ha fatte proprie recependole in toto, aggiungendo del suo, condividendole o addirittura, utilizzandole per costruire altre falsità (…).
Gli elementi della diffamazione, qui rilevanti ai fini della condanna ai danni, appaiono dunque evidenti (…). Visto che le predette affermazioni sono tutte false e lesive dell’onore, della reputazione, dell’immagine della parte attrice (…). Dell’illecito debbono rispondere, in primo luogo, le singole autrici degli scritti diffamatori, peraltro ispirate da un intento chiaramente comune e ispirato dalla direttrice. E quindi in concorso tra loro o, in subordine, ciascuna per quanto di ragione Federica Fantozzi e Maria Novella Oppo. D’altro canto, in solido con le altre giornaliste (e con la casa editrice), del tutto è tenuta a rispondere Concita De Gregorio, che è anche direttore responsabile de L’Unità ed autrice del primo contributo di cui abbiamo detto, che ha avuto funzione chiaramente introduttiva della diffamazione (…). In solido con le persone fisiche convenute, ad ogni buon conto, è tenuta a rispondere anche la casa editrice Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A. (…).
Poiché il pregiudizio subito è stato morale e non patrimoniale, la liquidazione del danno non potrà che esser attuata in via equitativa dall’Ufficio. Solo indicativamente può dedursi un ammontare pari ad almeno un milione di euro (…).
da Il Giornale

L’ERRORE DI BERLUSCONI: LA TOLLERANZAultima modifica: 2009-09-03T14:43:00+02:00da gianni.pardo
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