CHE HA DETTO, FINI?

Un profano che attraversa un bosco “vede una grande quantità di alberi”. Se qualcuno gli fa notare che non ci sono solo alberi, dice: “alberi, arbusti, erba”, ma difficilmente andrebbe oltre: mentre il competente in tassonomia vegetale potrebbe passare ore a descrivere tutte le diverse piante che popolano quell’universo verde. Essendo del mestiere, il botanico ha una visione analitica e approfondita: perché ognuno vede in proporzione di quanto sa.
I parlamentari, i giornalisti e perfino gli appassionati finiscono col sapere degli avvenimenti politici molto di più di quanto non sappiano gli altri: sono quelli che in un bosco non vedono solo alberi. Se il famoso esponente del partito viola fa una dichiarazione che sembra favorire l’opposto partito turchese, i giornali ne sono pieni e i politici non parlano d’altro: ma l’uomo della strada non ne sa niente. Lui non era ancora tornato a casa, quando ne hanno parlato al telegiornale; oppure stava discutendo con sua moglie; oppure, al solo vedere che si parlava di politica, si era distratto. Di questo fenomeno, che interessa la stragrande maggioranza dei cittadini, i politici e i media si occupano poco. Spesso non si rendono conto che stanno solo parlando tra loro: molti lettori ed elettori saltano le prime pagine dei giornali per andare a leggere i programmi televisivi della serata o le ultime novità sul delitto famoso.
Rimane tuttavia vero che questa grande massa di distratti apolitici, ogni cinque anni, va a votare, determina la politica del Paese, e ci si può chiedere su quali elementi basi il suo giudizio. Sarebbe bello pensare che, almeno durante la campagna elettorale, ci sia finalmente la buona volontà d’informarsi sui risultati reali della precedente legislatura e sulla bontà dei programmi proposti per la prossima: ma anche in questo caso non c’è da essere ottimisti. È assolutamente certo che Kennedy batté Nixon (per un pugno di voti) perché la sua aria di bell’uomo, biondo e affascinante, ne fece l’icona stessa del protagonista cinematografico che insegue l’ultima vittoria. Quella che precede la fatidica scritta “The End”. Anzi, “The happy end”. La potenza dell’immagine è tale che ancora oggi molti sono convinti che Kennedy sia stato un grande presidente e Nixon solo un poco di buono.
Gli elettori, per la stragrande maggioranza, basano il proprio voto su vecchie abitudini, su vecchi pregiudizi (“la sinistra è a favore del popolo”), su simpatie umane (Enrico Berlinguer) o su antipatie viscerali (Silvio Berlusconi). Qualche volta si lasciano influenzare da fatti concreti – la spazzatura di Napoli – ma bisogna che questi fatti siano impressionanti ed avvenuti non molto prima delle elezioni: diversamente sono dimenticati e privi d’influenza emotiva. Se c’è una cosa che pesa poco o nulla sono le beghe dei politici. Le dichiarazioni che occupano la prima pagina dei giornali sono spesso incomprensibili per il popolo. Che diamine era la “discontinuità” di cui parlava Follini?
E che motivo ha Fini di avercela con Berlusconi? Se si facesse questa domanda a persone scelte a caso, in un supermercato, si scoprirebbe che molti non sanno neppure che Fini ha dichiarato strane cose; moltissimi, forse tutti, non saprebbero riassumerle, quelle cose, e comunque le giudicherebbero infinitamente meno importanti di un aumento di due centesimi del prezzo della benzina.
Il commento più corrente ed adeguato alla maggior parte delle vicende politiche raccontate dai giornali è: “Chi se ne frega?” Gli stessi fatti importanti impressionano solo chi non è un fanatico. Per esempio, se Berlusconi riuscirà a dare delle case ai terremotati, come promesso, mentre alcuni saranno sbalorditi dalla mai vista celerità, altri osserveranno che tutto questo sforzo economico ed organizzativo ha avuto il solo scopo di permettere a Silvio Berlusconi di fare passerella. Dei fanatici è inutile parlare. Sono i restanti, quelli che cambiano il risultato delle elezioni: magari sulla base di qualche fatto che li impressiona o, perfino, sulla base del ciuffo di John Fitzgerald Kennedy.
Se si pensa che, malgrado tutto questo, la democrazia resta il migliore dei regimi, c’è proprio da tenersela stretta. Se questo è il meglio, figurarsi il peggio.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
12 settembre 2009

CHE HA DETTO, FINI?ultima modifica: 2009-09-12T17:22:49+02:00da gianni.pardo
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