IL WC UNISEX- Consierazioni sul “Lodo Alfano”

Considerazioni sul “Lodo Alfano”
Che si aspetti con qualche trepidazione la decisione della Corte  Costituzionale sul cosiddetto “lodo Alfano” è comprensibile. Tuttavia la cosa di gran lunga più triste è la convinzione della stragrande maggioranza dei cittadini che quella decisione non sarà giuridica ma politica. Quand’anche non lo fosse. E questo la dice lunga sulla disistima che la gente ha della magistratura.
Sembra tuttavia esagerato aspettarsi un cataclisma. Se il lodo Alfano fosse annullato, gli eventuali processi contro Berlusconi andrebbero come sempre a rilento; poi ci sarebbe l’appello; poi il ricorso in Cassazione e infine si concluderebbe la legislatura. Per non parlare dell’incombente prescrizione. Può darsi che tutto il problema si sgonfi da sé.
L’Avvocatura dello Stato, per difendere Berlusconi (o per affossarlo?) ha sostenuto che una pronuncia negativa potrebbe indurre il Premier a dimettersi.  In realtà, anche se si è voluto far nascere qualche speranza a sinistra, si sono fatti i conti senza l’oste. Il Cavaliere è convinto che la magistratura gli sia ostile e dunque non gliela darà vinta. Probabilmente sarebbe disposto a convocare il Consiglio dei Ministri nel parlatorio del carcere, se lo arrestassero.
Se dal piano della politica si passa al piano del diritto, c’è qualche occasione di sorriso.
La ragione fondamentale per invocare l’incostituzionalità del “lodo Alfano” è l’art.3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Dunque, si dice, perché sottrarre Berlusconi all’imperio della legge penale? Non è forse un cittadino come gli altri?
Se questa è la domanda, la risposta è un tondo e maiuscolo: “NO”. E non è nemmeno un caso tanto particolare. La pari dignità dei cittadini non implica che tutti siano trattati nello stesso modo. E si possono fornire molti esempi.
“Il Presidente della Repubblica – art.90 della Costituzione – non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione”. Giorgio Napolitano può fare qualunque cosa, senza che lo si possa processare. Si deve solo astenere dall’alto tradimento o dall’attentato alla Costituzione. Chi si sentirebbe di dire che questo lo rende un cittadino come gli altri, senza distinzione di questo e di quell’altro?
Scendendo dal Colle, si possono trovare molti altri casi. Ogni cittadino ha il diritto ed il dovere di essere giudicato dal suo “giudice naturale” eppure alcuni possono ottenere di ricusarlo e in quel caso non sono trattati come tutti gli altri cittadini. Né basterà dire che quel diritto gli è stato concesso per la loro speciale situazione: anche quella del Primo Ministro o del Presidente del Senato è una situazione speciale.
Altro esempio: tutti i cittadini sono sottoposti alla giustizia ordinaria ma non i militari, che sono sottoposti alla giustizia militare. Non sono dunque cittadini come gli altri?
In mille concorsi e graduatorie, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono stati attribuiti aumenti di punteggio agli orfani di guerra: quegli orfani, erano dunque “più uguali degli altri”?
Per i reati dei ministri, c’è il Tribunale dei Ministri. Dunque neanche loro sono cittadini come gli altri?
In giudizio medici, avvocati, preti e persino giornalisti possono rifiutarsi di testimoniare: come mai, non sono cittadini qualunque?
In Italia nessun cittadino può sentirsi ordinare: “Vai e rischia la vita”. E tuttavia i soldati non possono rifiutarsi di uscire dalla trincea (se non obbediscono sono fucilabili per codardia); i poliziotti devono affrontare dei delinquenti armati; i pompieri devono affrontare le fiamme; persino i bagnini, vedendo qualcuno che affoga nel mare in tempesta, non possono rispondere che non hanno voglia di fare il bagno. Tutti costoro sono cittadini uguali agli altri?
Nella stessa politica italiana, per molti decenni (1948-primi anni Novanta) c’è stata l’immunità parlamentare per tutti i deputati e tutti i senatori. Circa mille persone: e ora ci si scandalizza per quattro? O per caso per tutti quei decenni in Italia non c’è stata uguaglianza fra i cittadini?
E infine, lo diciamo per sorridere ma non assurdamente, la scritta “uomini” e “donne”, su certe porticine, non discrimina forse sulla base del sesso?
La verità è che l’uguaglianza dei cittadini va intesa con buon senso, e non solo come un modo per andare contro Berlusconi. Non si dovrebbe stiracchiare la Costituzione fino a farle dire quello che non potrebbe mai dire: salvo imporre poi dei WC unisex.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
17 settembre 2009

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