IL PROGRESSO DEL SUD

 

IL PROGRESSO DEL SUD

I gruppi sociali sono talmente vischiosi e talmente lenti, nei loro progressi, che chiunque sia scontento di un dato ambiente non ha che una soluzione: andarsene. Ma il successo di una simile fuga dipende da ciò che si rimproverava a quella società. Se un saudita è stanco della mancanza di libertà e dei pregiudizi religiosi e sessuali del suo regno, non ha che da fare qualche centinaio di chilometri e già in Libano troverà un ambiente ben diverso. Per non parlare di Israele, un Paese in cui potrebbe finalmente conoscere il mondo democratico e moderno. Se viceversa un greco è scontento della società di Patrasso, deve stare attento. Non solo non è detto che a Sofia le cose stiano diversamente, ma potrebbe anche darsi che rimproveri a Patrasso difetti che sono dell’umanità tutta e che ritroverebbe a Francoforte come a Minneapolis.

Nella maggior parte dei casi, quando si hanno motivi per disapprovare la società in cui si è nati, subentra lo sconforto: gli anni vanno avanti lentamente e nulla cambia. Il singolo sente di aver capito alcune cose essenziali, le trova talmente evidenti che ne immagina facilmente il trionfo, e invece l’esperienza quotidiana gli dimostra che la tradizione è resistentissima. Un’idea che era corrente trent’anni fa, per quanto sciocca e sbagliata, avrà molti sostenitori ancora oggi.

Alla domanda se le società effettivamente arretrate possano migliorare, si può dare solo una risposta articolata: nel breve termine certo no, nel lungo termine, a volte sì. È comunque molto difficile prevedere in quali campi, quale migliorerà e quale no, quale lo farà velocemente e quale lo farà molto lentamente. Fino agli anni Trenta in Sicilia c’era una mentalità pressoché maghrebina mentre dopo la Seconda Guerra Mondiale la distanza di mentalità dal Nord è molto diminuita, magari più di quello che si poteva prevedere. Tanto che oggi, nelle grandi città, si ragiona come a Stoccolma: ma non è cambiato il fatto che tutti tendano ancora al posto sicuro. Se possibile di Stato. E soprattutto non sono affatto cambiate le capacità imprenditoriali, che rimangono gravemente insufficienti. L’idea di “metter su una fabbrichetta” – banale nel Veneto – è tutt’altro che corrente. E come se non bastasse, spesso chi ci prova fallisce.

Parlare di modernizzare o industrializzare il Sud è una perdita di tempo. Lo spirito imprenditoriale non si esporta e non si impone. Le iniezioni di denaro si risolvono pressoché costantemente in scandali e truffe. Del resto, anche in campo internazionale gli sforzi per salvare dalla misera i paesi africani sono tutti naufragati. Non si tratta di dare un pesce ad un affamato, si tratta di insegnargli a pescare: e se quello non vuole o non può imparare, non c’è speranza.

Si può fare qualcosa solo in negativo. Se un autocrate con la mentalità di Voltaire prendesse il potere in Arabia Saudita non potrebbe certo sradicare per decreto l’Islàm e la mentalità locale. Potrebbe però attuare una feroce repressione dell’intolleranza. Non dovrebbe predicare l’uguaglianza delle donne perché questo non convincerebbe i loro mariti: dovrebbe invece mettere in galera per tre mesi il marito che batte la moglie. Se dei fanatici cercassero di impedire la costruzione di una chiesa cristiana, sarebbe il caso di farli disperdere a manganellate. Se un pazzo volesse predicare contro l’Islàm (blasfemìa, oggi punita con la morte), bisognerebbe proteggerlo con un cordone di poliziotti. E fare altrettanto per proteggere chi predicasse contro il dittatore (lezione di libertà di parola). Insomma, prendendo esempio da Atatürk, bisogna lasciare liberi i bigotti di essere tali, ma bisognerebbe impedirgli di far del male ai laici e perfino agli atei. Una ragazza in minigonna che nessuno osa apostrofare o disturbare è un vivente manifesto di libertà.

Per il Meridione italiano, lo Stato non dovrebbe fare niente in positivo. Dovrebbe impiegare tutto il denaro disponibile a creare un perfetto ordine pubblico. Una giustizia veloce ed efficiente. Ottenere la fine del pizzo, della mafia, dell’illegalità diffusa. Dare un premio al merito e infliggere una punizione del demerito. Se si dimostrasse che con lo spirito d’intrapresa ci si può arricchire, anche i siciliani, che non sono più stupidi dei veneti, comincerebbero a comportarsi diversamente.

Se invece si dànno soldi ai furbi, gli altri si ingegneranno per essere più furbi la prossima volta.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

5 ottobre 2009

IL PROGRESSO DEL SUDultima modifica: 2009-10-05T15:34:00+02:00da gianni.pardo
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