IL DISPREZZO


IL DISPREZZO

A volte, per capire il mondo, basta guardare in se stessi. Ciò è possibile quando concorrono due fatti: da un lato la “verità pubblica” non convince più, dall’altro si percepisce la concordanza fra il proprio sentimento e quello della massa. I vecchi ricordano ancora lo stato d’animo degli italiani nel 1942-43: la propaganda grondava ottimismo e parlava di vittoria, la gente sapeva che avevamo perso la guerra.

Qualcosa di analogo si verifica attualmente. La sinistra, i giornali, le televisioni strepitano tanto che, se bisognasse credere alla “verità pubblica”, l’Italia sarebbe in piena tragedia; inoltre il governo sarebbe agli sgoccioli e Berlusconi starebbe facendo le valigie. Ma la maggior parte dei cittadini giudicano con la propria testa: non vedono nulla di tutto questo e alla lunga dànno ragione al vecchio detto per cui si può ingannare qualcuno per sempre, tutti per qualche tempo, non tutti per sempre. La gente guarda alla sceneggiata con un certo disinteresse: sono repliche.

La sinistra non si capacita della realtà. Berlusconi è stato a lungo rappresentato come un pedofilo, un disonesto, un profittatore di regime, un dittatore corrotto e corruttore, in una parola il peggiore tiranno che l’Italia potrebbe avere, e tuttavia non solo è ancora al potere, ma beneficia del sostegno dei cittadini. I suoi critici più arrabbiati non capiscono che se essi stessi, pur di sentirsi in buona fede, cercano di credere alle proprie leggende, i cittadini questo auto-inganno non lo attuano e guardano oltre lo schermo delle parole insensate.

Non tutti, naturalmente. Se tutti avessero una visione serena della realtà, Di Pietro non avrebbe elettori. Esiste dunque una frangia dell’elettorato che non soltanto crede alla saga inventata da Repubblica, ma ne desidera ogni giorno nuove dosi, sempre più massicce e gridate. Ma è una frazione della società pressoché costante: infatti i sondaggi non danno un progresso dei simpatizzanti di sinistra. Gli antiberlusconiani viscerali sono sufficienti a far leggere qualche quotidiano, sono sufficienti per organizzare qualche manifestazione, sono capaci di occupare la scena nei giornali e nelle televisioni, ma non molto altro. Fanno un baccano del diavolo e rimangono un gruppetto di scalmanati.

Per comprendere “la pancia” del Paese, non è necessario guardare la stampa. Basta chiedersi: ma io che cosa penso delle escort, delle leggi ad personam, del Lodo Alfano, di tutti i presunti scandali attribuiti a Berlusconi, dei gravissimi danni che sarebbero stati inflitti all’Italia? La risposta è semplice: non ne penso niente. Perché di Berlusconi non m’importa molto e quei danni non li ho visti. Le logomachie, le battaglie di parole dei politici dimostrano che non hanno niente di meglio da fare. Il mio sentimento riassuntivo è un enorme disprezzo per la politica e soprattutto per la sinistra, principale autrice di questo imbarbarimento.

Qui non si tratta di stabilire se l’atteggiamento sia giustificato o plausibile, si tratta di capire come la gente viva l’attuale momento politico. Alcuni – obbedendo al Vangelo secondo “Repubblica” – sacrificano ogni giorno sull’altare dell’odio del Cavaliere. Molti altri giudicano tutte le accuse infondate o senza importanza e si disinteressano della politica. Se dovessero votare domattina, rivoterebbero per Berlusconi: “Non sarà un angelo, chissà quanti imbrogli ha fatto, in vita sua, per arricchirsi: ma gli altri sono peggio di lui”.

Il sentimento prevalente degli italiani è il disprezzo. Le parole scivolano sulle menti e alla fine ci si attacca a poche cose concrete: non si paga più l’ICI, a Napoli non c’è più la spazzatura per le strade, sono state costruite case per i terremotati. Riguardo ai politici, trovano grazia solo coloro la cui azione sembra ispirata dalla stessa ostilità per la casta: per i burocrati battifiacca sostenuti dai sindacati, per i docenti assenteisti, per i magistrati arroganti. Ecco perché Brunetta entusiasma tanti: la sua crociata corrisponde al sentimento degli italiani.

Col suo antiberlusconismo clamoroso e privo di scrupoli, la sinistra non rovescia Berlusconi e realizza il capolavoro di squalificare se stessa e l’intero sistema politico. Oggi un gentiluomo non si sentirebbe di frequentare né Montecitorio né le redazioni dei giornali: sono ambienti, come certe bettole, in cui una persona per bene non dovrebbe mai farsi vedere.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

6 ottobre 2009

IL DISPREZZOultima modifica: 2009-10-06T11:40:00+02:00da gianni.pardo
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