UN WARGAME PER L’IRAN

Qualunque persona di buon senso sa che le soluzioni ai problemi di politica internazionale che si possono inventare parlando con un amico o col barbiere hanno una probabilità su mille di essere valide. Dunque, anche la tattica che sarà qui suggerita, per l’Iran, ha ben poche possibilità di essere ragionevole: viene scritta solo per suscitare le obiezioni di chi è più competente, col risultato che alla fine ne sapremo tutti di più.
Giorni fa si è scritto, con un sentimento di disperazione ma purtroppo  molto realisticamente, che quello dell’Iran è un problema insolubile . Si sono esaminate le diverse opzioni: la distruzione dei siti noti, l’invasione via terra ecc., ma nessuna di esse risolve il problema di un regime fanatico,  dotato della bomba atomica, che proclama di voler distruggere un intero Stato. E soprattutto: per quanto tempo bisognerebbe occupare l’Iran?
La soluzione che qui si propone parte proprio dalle difficoltà che sono state esposte e, per così dire, le trasforma in vantaggi.
In Afghanistan il grande problema è che i talebani si confondono con la popolazione, e per conseguenza gli Stati Uniti e i loro alleati non possono trarre vantaggio dalla loro enorme superiorità quanto ad artiglieria ed aviazione. In Iran invece il problema è quello di eliminare dei siti, ben individuati; e di distruggere prevalentemente cose e non persone. Washington potrebbe dire: sappiamo che nel tale luogo, tot longitudine est, tot latitudine nord, c’è un sito nucleare. Vi diamo due ore di tempo per evacuare tutti coloro che ci lavorano. Se il sito è in una città, sgombrate l’intero quartiere, ché se poi a voi non importa dei vostri cittadini, figuratevi a noi. Sappiate comunque che scadute quelle ore, del sito, che sia in campagna, su un’isola, in una città, non rimarrà pietra su pietra. Dolenti per i danni; dolenti per le eventuali vittime; dolenti per le eventuali fughe di radioattività ma sappiate che, se non rinuncerete ai vostri programmi, distruggeremo uno dopo l’altro tutti i vostri siti nucleari, sia quelli attuali sia quelli che doveste aprire in seguito. Qualunque attività di questo genere sarà come una “richiesta” di distruzione totale.
Purtroppo, se si volesse impedire che l’Iran, per rappresaglia, mini lo stretto di Ormuz, bisognerebbe distruggere l’intera flotta iraniana e qualunque cosa galleggi e possa portare una mina. In seguito si vieterebbe per giunta alle imbarcazioni battenti bandiera iraniana di lasciare i porti. Anche questa punizione terribile dell’Iran (che se la sarebbe cercata) è una cosa che una grande potenza, dotata di grandi mezzi tecnologici, può fare senza sforzo.
Come si vede si tratterebbe di ribaltare contro i suoi autori quella perfida invenzione del Ventesimo Secolo chiamata “guerra asimmetrica”. Stavolta asimmetrica nel senso che l’Occidente infliggerebbe colpi durissimi senza subirne alcuno. Nessuna assicurazione stipulerebbe una polizza sulla vita ai piloti iraniani che osassero levarsi in volo col loro aereo.
Naturalmente gli iraniani potrebbero cercare di portare tutte le fabbriche nel cuore delle montagne. Ma da un lato un buon bombardamento può sigillare le entrate della fabbrica dentro la montagna, dall’altro i drone e gli aerei potrebbero distruggere qualunque mezzo di trasporto che si avvicini a quella montagna, stavolta uccidendo anche gli occupanti dei mezzi. Fra l’altro, se gli americani volessero presidiare quell’entrata con dei paracadutisti bene armati, potrebbero farlo facilmente. Gli iraniani che osassero attaccare gli statunitensi in campo aperto sarebbero sterminati in men che non si dica. Occupare e presidiare un intero, grande paese, è impresa costosissima, impedire che si entri in una montagna si può fare con  l’aiuto dell’aviazione e poche decine di uomini.
Come è ovvio, l’opinione pubblica internazionale protesterebbe: lo fa sempre, e l’Iran avrebbe la solidarietà del blocco dei Paesi anti-Occidente, quella che all’Onu si chiama “maggioranza automatica”. Ma non si fanno omelette senza rompere le uova. O gli Stati Uniti fanno capire che fanno sul serio o, un giorno, potrebbero amaramente pentirsi di avere permesso ad un gruppo di fanatici religiosi di menarli per il naso.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
4 novembre 2009

UN WARGAME PER L’IRANultima modifica: 2009-11-04T14:25:20+01:00da gianni.pardo
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