IL GIURAMENTO DI EZIO MAURO

Silvio Berlusconi, parlando con Bruno Vespa, ha di fatto risposto alle dieci domande pubblicate insistentemente da “la Repubblica” e Riccardo Barenghi (Jena), con notevole humour e senza citare nessuno, pubblica sulla “Stampa” quanto segue:
RISPOSTE
No
No comment
No
No
No
No
No comment
No
No
Torcicollo e scarlattina.
Non si discute affatto l’umorismo, che anzi è eccellente, ma implicitamente Barenghi ha sostenuto che, su dieci addebiti, Berlusconi ne ha negati sette; su due (non sappiamo quali, il fango ci fa un po’ schifo) non si è pronunciato; ha risposto ironicamente solo riguardo agli eventuali problemi di salute. Sintesi: Berlusconi è colpevole ma nega tutto.
Ciò su cui la Jena scherza, Ezio Mauro  l’afferma esplicitamente, in modo meno brillante e perfino meno efficace. Berlusconi avrebbe risposto “senza mai citare un fatto concreto e incontestabile”. E già qui c’è da saltare sulla sedia. Sta all’accusa, non all’accusato, rivelare fatti concreti e incontestabili! L’Inquisizione Spagnola della leggenda era più garantista di “Repubblica”.
Egli accenna poi allo “scambio di favori di giovani ragazze in cambio di candidature politiche”.  Su questo, dal momento che c’è una querela,  aspettiamo la parola dal giudice. Starà all’accusa – e a “Repubblica” – provare il fatto concreto e incontestabile. Diversamente sarà solo una calunnia, di cui Mauro potrebbe essersi reso colpevole anche con l’imprudente frase qui riportata. Il Direttore sostiene poi che Berlusconi (?) si è vendicato delle dieci domande: infatti uno sgherro prezzolato – non un cavaliere dell’ideale come lui – ha fatto dimettere Boffo. Mauro ricorda l’asserita omosessualità di Boffo (che non è un crimine) ma dimentica che Vittorio Feltri ha dimostrato un fatto concreto e incontestabile: la condanna per molestie. Il giudice Mesiano “è stato pestato mediaticamente”: state attenti ai vostri calzini, ve li potrebbero fotografare. Mauro vorrebbe sapere ciò che è vero e conclude: “noi continueremo a chiederlo, finché lo capiremo”. Non solo può essere difficile capire ciò che non esiste, ma a volte il problema didattico non è dato dalle capacità del docente, ma da quelle del discente.
Il giornale, arrampicandosi sugli specchi, si batte il petto come un gorilla per il successo  ottenuto. Quel successo che Barenghi ridicolizza. Secondo Mauro, invece, Berlusconi “ha dovuto infine rispondere, dopo sei mesi, dimostrando che le domande erano legittime e doverose”. Ha dovuto? Dopo sei mesi di martellamento quotidiano? Questo ricorda l’epitaffio del malato immaginario morto a novant’anni: “Ve lo dicevo che ero malato”.
In realtà le argomentazioni di Mauro non valgono la carta su cui sono scritte, a cominciare dal preteso diritto ad avere risposte alle domande personali. Se anche è vero che non è reato porle, ancor meno reato è non rispondere. C’è un solo caso in cui le domande e le risposte hanno un valore determinante: si tratta dell’istituto previsto dagli art.2736 e segg. del C.c. L’attore deferisce al convenuto (o vice versa) il giuramento e l’invita ad affermare solennemente qualcosa. Se questi aderisce, da un lato il giudice decide necessariamente secondo ciò che è stato dichiarato col giuramento; dall’altro però, se poi si può dimostrare che quella persona ha mentito, scatta la condanna penale ed anche un risarcimento che costituirà la vittoria nella causa civile. Riassumendo: in tanto A sfida B a giurare qualcosa, in quanto poi possa dimostrare che ha mentito.
Nel nostro caso, Berlusconi non era tenuto a rispondere; non rispondendo non è stato scorretto; negando ogni addebito ha esercitato un diritto e ora starebbe a “Repubblica”, se avesse qualche vago ricordo dei codici, dimostrare che Berlusconi ha mentito. Diversamente fa una figura escrementizia. E si può sempre chiedere, visto che si è in tema di domande: se quel giornale-partito aveva le prove di certe cose, invece di chiedere risposte a Berlusconi, perché non le ha pubblicate e basta? Infatti, se ora non potrà, sarà chiaro che la sua è stata una sceneggiata diffamatoria che merita sanzione.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
7 novembre 2009

IL GIURAMENTO DI EZIO MAUROultima modifica: 2009-11-07T10:08:08+01:00da gianni.pardo
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