IL RIBELLISMO

Sul perché alcuni giovani adorino fare a botte con la polizia – e per questo siano capaci di fare centinaia di chilometri – sicuramente sono stati scritti libri sapienti ed analisi approfondite. Qui si lancia soltanto, come dicono i francesi, un pavé dans la mare: un sasso nello stagno per vedere le onde che provoca.
I violenti, i black block, o comunque si chiamino, sono degli ignoranti. Se i no-global fossero in grado di capire quali sono i problemi che la globalizzazione risolve e quali quelli che crea, quali sono le conseguenze dell’autarchia e quali i vantaggi e gli svantaggi del commercio mondiale, sarebbero dei laureati in economia e non degli sbandati. Come tutti i violenti, conoscono solo qualche slogan e nelle loro teste non c’è scritto molto di più di ciò che c’è scritto sui loro striscioni. Sanno vagamente che devono andare contro gli americani, contro il denaro (anche se uno si chiede chi gli paghi il viaggio), contro gli occidentali, contro le banche, contro le multinazionali, contro il capitalismo, e soprattutto contro tutte le polizie e tutti i governanti. Un’insalata mentale indigeribile che ha un solo denominatore comune: il ribellismo.
Il ribellismo non va confuso con la rivoluzione. La rivoluzione ha uno scopo, il ribellismo è uno scopo in sé. Il rivoluzionario vuole ottenere qualcosa, il ribelle ha voglia di menar le mani e cerca un pretesto. Se per ipotesi un governo permettesse di manifestare dovunque, salvo che in un quadrato della città, anche in periferia, i “ribelli” cercherebbero in ogni modo di entrare in quel quadrato; si accanirebbero contro la polizia e provocherebbero una guerriglia urbana perché, se sfilassero pacificamente altrove, non si divertirebbero.
Contro il ribellismo i governi reagiscono con una polizia armata di scudi, manganelli e lacrimogeni. A volte con getti d’acqua e, al massimo, pallottole di gomma. Il senso generale è che i manifestanti in fondo sono dei ragazzi ai quali bisogna pur concedere il divertimento di una scazzottata con la polizia. Ma non bisogna andare oltre, per evitare che i giornali accusino il governo e la polizia di brutalità e di atteggiamenti antidemocratici. Tant’è vero che è preferibile che ci siano più feriti fra i poliziotti e i carabinieri che fra i manifestanti. Ma è proprio questa moderazione che rende eterno il problema.
Pur senza arrivare ad eccessi bisognerebbe rendere molto più alti i costi del divertimento. Per cominciare bisognerebbe chiedere ai disadattati: dove sta scritto che avete il diritto di dettare le regole e i limiti della violenza? Chi vi assicura che lo Stato non abbia la voglia e la forza di risolvere il problema in pochi minuti? Infatti basterebbe che lo Stato si facesse rispettare, e si tornerebbe alle manifestazioni pacifiche.
Sarebbe soltanto necessaria una maggiore risolutezza, in modo che in seguito a nessuno venga in mente di menar le mani o distruggere qualcosa. È doloroso che sia necessario dirlo, ma uno Stato democratico non dovrebbe permettere a nessuno di sfasciare vetrine, incendiare automobili o cercare di bruciare vivi i poliziotti. Se, sin dal momento in cui uno squillo di tromba ha intimato lo scioglimento dell’assembramento, la polizia cominciasse ad inondare i manifestanti con getti di liquami di porcilaie, con gragnole di pallottole di gomma, se infine mettesse in galera senza processo, per un paio di mesi, tutti coloro che non avessero sgombrato l’area, molte violenze sarebbero evitate. Bisognerebbe rendere chiaro che se la polizia intima di sfollare, la disobbedienza non è gratis.
Ci sarebbe certo il rischio di qualche innocente finito in gattabuia per caso o per distrazione: ma si potrebbe non iscrivere l’episodio nel casellario giudiziale. La noia di qualche settimana dietro le sbarre, senza conseguenze, calmerebbe parecchi bollenti spiriti. Certo è che, dopo un breve tempo, chi sentisse uno squillo di tromba se la darebbe a gambe. Bisognerebbe inoltre, in occasione di tutte le manifestazioni, arrestare e tenere in galera per un po’ di tempo chiunque avesse addosso, anche non indossandolo, e solo per questo, un passamontagna o una sciarpa.
I singoli provvedimenti sono forse discutibili ma è certo che la violenza per la violenza dovrebbe divenire uno sport costoso, in modo da non essere tanto correntemente praticato. La Costituzione garantisce la libera espressione delle proprie opinioni, non della proprie pulsioni demenziali.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
13 aprile 2009

IL RIBELLISMOultima modifica: 2009-11-10T09:24:20+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “IL RIBELLISMO

  1. sono tornato.
    Le chiedo scusa per il ritardo ma so di non esserle mancato.
    Non volevo essere offensivo, infatti un po’ di sano digiuno internettiano l’ho fatto anch’io. Che ci vuole fare: sono un noioso catto-comunista:

    Ma andiamo con ordine:
    «Se i no-global fossero in grado di capire quali sono i problemi che la globalizzazione risolve e quali quelli che crea, quali sono le conseguenze dell’autarchia e quali i vantaggi e gli svantaggi del commercio mondiale, sarebbero dei laureati in economia e non degli sbandati.»

    Primo: la gran parte dei “no-global” non hanno mai propugnato l’autarchia.
    Secondo: Crede che non esistano “no-global” laureati in economia?
    Terzo: Chiamare “sbandati” i cosiddetti “no-global” non è molto liberale; mi ricorda chi chiamava “antisociali” o “asociali” gli oppositori e li metteva in manicomio.

    «Come tutti i violenti, conoscono solo qualche slogan e nelle loro teste non c’è scritto molto di più di ciò che c’è scritto sui loro striscioni.»
    Semplificazione per semplificazione lo stesso si potrebbe dire di chi vota per il centro-destra:
    Sanno che devono andare contro i comunisti (che purtroppo non esistono), gli extracomunitari, i magistrati che sono tutti comunisti (ma purtroppo per Berlusconi quelli esistono veramente) e le tasse che è sempre giusto evadere.

    Quanto alla troppa tolleranza della polizia le ricordo che abbiamo avuto Genova e Napoli nel 2001 e tanti altri episodi meno ecclatanti passati sotto silenzio.

    «Bisognerebbe inoltre, in occasione di tutte le manifestazioni, arrestare e tenere in galera per un po’ di tempo chiunque avesse addosso, anche non indossandolo, e solo per questo, un passamontagna O UNA SCIARPA.»

    Contando che, come fanno giustamente notare i giornali di centro-destra, la gran parte delle agitazioni avvengono tra l’autunno e l’inverno, beh, possiamo iniziare ad aprire dei campi di prigionia.

I commenti sono chiusi.