“NEI” E “DAI”

Un mantra della sinistra, a proposito di Silvio Berlusconi, è che tutti abbiamo il dovere di difenderci “nei” processi e non “dai” processi. Come ha fatto Andreotti. L’affermazione è incontrovertibile. Se A e B hanno una controversia, escluso il duello rusticano, possono risolverla  solo ricorrendo al giudizio di un terzo imparziale e in buona fede. Anche se non si può esser sicuri che il giudice decida secondo giustizia (l’errore giudiziario è un rischio ineliminabile) il processo è un male minore rispetto all’assenza di qualunque amministrazione della giustizia.
La conseguenza di queste premesse è appunto, come gridano tutti, a sinistra, che bisogna difendersi nei processi, non dai processi. Tuttavia non si è badato sufficientemente a qualcosa che è stato detto solo di passaggio: il giudice deve essere “imparziale e in buona fede”. O almeno deve essere ritenuto tale. Se manca questo presupposto, il singolo non solo si difenderà “dai processi”, ma anche “dal nemico in toga”.
Se il magistrato induce a credere, col suo comportamento, di non perseguire in buona fede la giustizia ma uno scopo lontano dall’imparzialità, chi si sottrae al giudizio di un simile funzionario esercita un elementare diritto di autodifesa. Ecco perché l’attuale caduta di stima nei confronti della magistratura è, di per sé sola, un disastro nazionale.
Contro Berlusconi l’accanimento giudiziario è così evidente – per chi è in buona fede – che non gli si può chiedere di fidarsi della giustizia. Lo stesso Andreotti si è eroicamente difeso in un processo o due: ma non in venti, trenta, cento! Viviamo in un Paese in cui la magistratura reputa il Presidente del Consiglio un delinquente e il Presidente del Consiglio reputa i magistrati che si occupano di lui dei disonesti. Ecco il frutto più avvelenato della modifica dell’art.68 della Costituzione e del rigetto del “Lodo Alfano”. Il vulnus inferto alla nostra democrazia ha condotto effettivamente l’Italia sull’orlo di una guerra fra i poteri.
In questo contesto – sia detto al passaggio – si comprende come l’invito di Gianfranco Fini a concordare le riforme con l’opposizione sia non un richiamo ad un’eccellente prassi democratica ma un semplice attacco al Primo Ministro. Se qualcuno avesse detto che il problema degli ebrei andava discusso dagli interessati insieme con Hitler, in realtà si dichiarava per “la soluzione finale”. Anche i pionieri del West dicevano che “l’unico indiano buono è un indiano morto”, così come la sinistra vede, come unico Berlusconi buono, un Berlusconi defunto o lontano dal potere. Se oggi il Presidente del Consiglio proponesse alla sinistra di formulare una riforma, questa avrebbe un solo articolo:  “Via Berlusconi da Palazzo Chigi”. E se invece quella riforma fosse ragionevole, e il Pdl si dichiarasse pronto a votarla, probabilmente la sinistra direbbe che si è sbagliata e voterebbe contro: per non essere accusata di inciucio. L’azione di Fini, formalmente civile e  democratica, è solo miseramente antiberlusconiana.
L’Italia vive un momento drammatico e ci sarebbe da esser lieti se un qualunque strumento legislativo ponesse fine a questa guerra. Se si consentisse ai cittadini di pensare di nuovo che i magistrati siano imparziali, come certamente sono nella stragrande maggioranza dei casi, ogni volta che si occupano di ignoti cittadini. Invece il caso Berlusconi, come il caso Dreyfus, da solo mette a rischio l’intera impalcatura giuridica del Paese. Oggi, anche se il Cavaliere fosse colpevole, la sua assoluzione costerebbe meno della sua condanna.
Di fatto, Silvio Berlusconi sembra avere capito che è inutile discutere col lupo, soprattutto nel momento in cui, a rapporti di forza, il lupo è lui. Se perde in queste condizioni non è un debole, è uno sciocco: qualcuno che è incapace di leggere la realtà e far tesoro delle sue lezioni.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
29 novembre 2009
Mi scuso se i miei articoli sono pressoché quotidiani, ma mi pare giusto che chi si disturba ad aprire un mio blog trovi ogni giorno qualcosa di nuovo. Foss’anche una barzellettina. E comunque nessuno è obbligato a leggere.

“NEI” E “DAI”ultima modifica: 2009-11-30T17:10:00+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su ““NEI” E “DAI”

  1. «Contro Berlusconi l’accanimento giudiziario è così evidente – per chi è in buona fede – che non gli si può chiedere di fidarsi della giustizia.

    Siamo sempre lì: Non è forse che Berlusconi abbia subito così tanti processi perché ha quantomeno avuto una condotta tale da suscitare parecchi legittimi dubbi (più o meno fondati) sulla sua effettiva onestà?

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