LE PALLE DI BERLUSCONI

Quando si deve fare un titolo di giornale si va a cercare che cosa può attirare il lettore: stavolta tutti si riferiranno a questa frase di Silvio Berlusconi: “Tutti si dicono: dove si trova uno forte e duro con le palle come Silvio Berlusconi?”.
Con le palle? È in questo modo volgare che si esprime un Presidente del Consiglio? Che bel mondo, il nostro. Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati, ha usato il termine “stronzo”. Bossi diceva di “avercelo duro”, o qualcosa del genere. Il turpiloquio, in Parlamento e in televisione, non fa più notizia.
Ma le cose gravi sono altre. Il Cavaliere ha detto cose gravissime e quando Fini gli ha ingiunto di chiarire ha replicato: “Non c’è niente da chiarire. Sono stanco delle ipocrisie, tutto qua”. Dunque non siamo di fronte ad uno sfogo o ad un momento di malumore e bisogna chiedersi che cosa implichino e che cosa significhino le sue parole.
Secondo il Cavaliere, in Italia c’è un partito dei giudici che vuole sovvertire il risultato elettorale, vuole esautorare il legislativo e perseguita il Capo del Governo con accuse pretestuose: “Il Parlamento fa le leggi, ma se queste non piacciono al partito dei giudici questo si rivolge alla Corte Costituzionale e la Corte abroga la legge. Stiamo lavorando per cambiare questa situazione anche attraverso una riforma della Costituzione”. La Corte Costituzionale, associata al partito dei giudici, “da organo di garanzia si è trasformata in organo politico. Abrogando il Lodo Alfano ha praticamente detto ai pubblici accusatori: riprendete la caccia all’uomo nei confronti del primo ministro”. I magistrati infatti, alleati di una sinistra che non vince nelle urne, vogliono farla vincere per via giudiziaria.
In che misura Il Cavaliere dice la verità, per quanto lo riguarda personalmente? A questa domanda ha risposto lui stesso quando ha detto: ““Sono stato investito da una serie di 103 procedimenti, 913 giudici si sono interessati di me, 587 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di finanza, 2520 udienze: credo che sia il record universale della storia, ma sono stato sempre assolto perché per fortuna è solo una parte dei giudici che sta con la sinistra, mentre i giudici soprattutto del secondo e terzo livello sono giudici veri come negli altri Paesi”. Chi vuole affermare che Berlusconi non sia stato oggetto di persecuzione giudiziaria deve per prima cosa smentire questi numeri. E soprattutto deve dimostrare che siano corrotti i giudici che lo hanno assolto. Infatti, se è un uomo talmente criminale da essere oggetto di 103 procedimenti, e poi viene assolto, o sono infondate le accuse, oppure sono corrotti tutti i giudici che lo hanno assolto. Dilemma mica da ridere. Chiaramente è invece esistita ed esiste un’innegabile persecuzione giudiziaria. Come la trovata di fargli pervenire un avviso di garanzia mentre presiedeva un vertice internazionale per la lotta alla criminalità. Gli italiani oggi non prenderebbero sul serio nemmeno una condanna con fondati motivi.
Per quanto riguarda la Corte Costituzionale, ad ammettere che i rilievi mossi al cosiddetto Lodo Schifani fossero fondati, nel momento in cui il Parlamento, con l’avallo del Presidente della Repubblica, corregge il provvedimento nel senso indicato dalla stessa Consulta, il fatto che questa lo respinga non sembra in linea con una completa serenità di giudizio.
Se questa è la realtà, poco importa che la si denunci con parole poco diplomatiche: importa chiedersi quali sono le conseguenze. Se veramente siamo di fronte ad un tentativo di colpo di Stato attraverso l’ordine giudiziario, se per proteggere il Primo Ministro bisognerà cambiare le nostre istituzioni, è sì o no lecito dire che tutto questo è molto allarmante?
E tuttavia né i magistrati né la sinistra hanno il diritto di protestare: la controparte agisce in condizioni di legittima difesa. Se i magistrati hanno deciso di fare politica andando in tutti i modi contro il governo (“Resistere! Resistere! Resistere!”, diceva un alto magistrato), è strano che alla lunga l’esecutivo e il legislativo reagiscano?
Questa non è una tesi che viene tirata fuori oggi, per difendere Berlusconi contro venti e maree, anche mentre usa un linguaggio volgare. Ecco che cosa scrivevamo in ottobre: “C’è però un caso in cui la favola del re travicello funziona nel modo tradizionale. I magistrati hanno il compito di applicare le leggi, non di fare politica, e tuttavia da un paio di decenni parecchi di loro, alla luce del sole e sfacciatamente, si sono dati a crociate contro i governi non di loro gradimento. Hanno ignorato una divisione dei poteri che non è stata inventata per ragioni di simmetria, ma per evitare che uno dei poteri prevarichi sugli altri. Il giudiziario fra l’altro è il più debole dei tre e sopravvive solo se gli altri due lo rispettano: dunque ha più da perdere e ogni interesse a comportarsi correttamente. Viceversa, nel momento in cui si travalicano le proprie attribuzioni si rischia di ispirare reazioni violente. Giove potrebbe inviare un serpentone capace di limitare la libertà politica e civile dei magistrati. Se solo lo capissero”.
Il timore è che non l’abbiano capito. Anche se la colpa è più delle rane che di Giove, cioè dei magistrati d’assalto, e anche se l’esecutivo si trova in condizioni di legittima difesa, fondamentale è il dispiacere che tutto questo provoca. Il Pci, pure succubo di Mosca, non portò mai il paese sull’orlo della guerra intestina come questi funzionari di Stato che non hanno avuto nulla da temere. Nulla da temere, fino ad oggi.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
10 dicembre 2009

LE PALLE DI BERLUSCONIultima modifica: 2009-12-10T18:30:28+01:00da gianni.pardo
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