CRAXI UOMO DI STATO

In questi giorni si parla molto di Bettino Craxi: sia per l’intenzione di Letizia Moratti di dedicargli una strada a Milano; sia per l’intervista di Piero Fassino in cui l’ex-segretario ne riconosce i meriti e dice che “dipingerlo come un criminale è una caricatura sciocca e inaccettabile”; sia infine perché pare che Giorgio Napolitano parteciperà alla sua celebrazione, nel decennale della morte.
Vecchio liberale,  non sono mai stato socialista. Non lo ero neppure ai tempi in cui Craxi fu demonizzato e condannato. Tuttavia, al momento del linciaggio nazionale, mi sono sentito in dovere di scrivergli la mia solidarietà. I termini di quella lettera oggi possono sembrare fin troppo rudi, ma allora (1995), dato il clima, furono addirittura coraggiosi. Ricordo che solo in pochi non l’avevano rinnegato: mi vengono in mente i nomi di Margherita Boniver, Silvio Berlusconi, Ugo Intini e non molti altri.
La risposta mi giunse dalla Tunisia in un foglietto manoscritto, che faticai non poco a decifrare.
Nel 1995 ho rivendicato il valore di uomo di Stato di Bettino Craxi. Lo faccio di nuovo oggi, nel momento in cui l’Italia comincia a togliersi dagli occhi la benda del fanatismo forcaiolo, lasciandolo a chi ne fa bandiera e mestiere.
Ecco le due lettere.
Gianni Pardo
Gennaio 2010
18 aprile 1995

Benché gli Italiani adorino dissociarsi dai perdenti, voglio sperare che Lei abbia ancora folle di estimatori. Se dunque, negli anni passati, fossi stato un socialista e se, ancora oggi, Le manifestassi la mia stima, non penso che avrei diritto alla Sua attenzione. Invece non Le scrivo da amico ma solo da persona indignata per le ingiustizie di cui Lei mi sembra vittima.
Comincerò col citare un episodio raccontato, se non vado errato, da Svetonio. Silla aveva rinunciato al potere e un cittadino romano, incontratolo per la strada, gli rimproverava non so più che. L’ex-dittatore, per tutta risposta, si limitò a chiedergli se avrebbe avuto il coraggio di rinfacciargli quelle stesse cose quando egli era al vertice della cosa pubblica. Ecco perché Le scrivo: vedere folle che La disprezzano e che La rendono il principale responsabile di tutto quanto avvenuto, vedere giornalisti che considerano un insulto chiamare qualcuno “amico di Craxi” o politici che fingono di non avere mai saputo quello che tutti sapevamo “sin da quando portavamo i pantaloni alla zuava”, tutto questo mi dà il voltastomaco.
Non sopporto l’atteggiamento miserabile dei molti che non hanno saputo neppure misurare la Sua statura intellettuale ed umana qual è apparsa al processo Cusani. Lei è stato migliore da idolo caduto che da padrone dell’Italia.
Vede, io non sono nessuno. Nella vita, o per scelta o per incapacità d’essere diverso, ho seguito il consiglio di Epicuro e son vissuto nascosto. Proprio per questo non ho leccato la mano di alcuno. Nel mio foro interno ho trattato tutta l’umanità alla pari perché, non brigando neppure la carica di amministratore di condominio, di tutta l’umanità ho potuto fare a meno. C’è stato un momento in cui – Lei era presidente del consiglio – mi piaceva dire che non L’avrei invitata a casa mia: Lei era una persona troppo arrogante per i miei gusti. Neanche a Napoleone sul trono avrei consentito, sempre nel mio foro interno, la supponenza che emanava da Lei. E aggiungevo che, se proprio fossi stato costretto ad invitarLa, avrei nascosto l’argenteria: era un doppio scherzo, visto che non posseggo nessuna argenteria.
Le dico tutto questo perché desidero che sia credibile l’omaggio che intendo renderLe; deve esserLe chiaro che non è un amico che Le parla ma un cittadino ignoto, un liberale ignoto che non sopporta il linciaggio da parte di tutti coloro che, ieri, Le avrebbero leccato gli stivali che Le disegnava Forattini. Un Diogene avrebbe il diritto di essere duro con Lei, non i milioni di italiani che si sarebbero trasformati in guide rosse al Suo passaggio. Io che ho disistimato i socialisti più dei comunisti, io che L’ho giudicata una moderna incarnazione del Duca Valentino, io che non ho sopportato l’analogia fra lo stato patrimoniale di Luigi XIV e il partito patrimoniale qual era il PSI ai Suoi tempi. E invece proprio io oggi vengo a stringerLe la mano e a manifestarLe la mia solidarietà. Oggi sì vorrei invitarLa a pranzo ed anche abbracciarLa. Oggi vorrei compiere l’elementare dovere di darLe ragione per la maggior parte delle cose che scrive.
Lei è vittima del lato spregevole dell’Italia. Del paese che ha atteso il 1940 per dichiarare guerra alla Francia e il 1943 per dichiarare guerra alla Germania. Del paese che, avendo perduto la guerra, si è inventato d’averla vinta perché ha appeso Mussolini per i piedi.
Insomma, per me Lei è la stessa persona di qualche anno fa. E se qualche anno fa mi sarei fatto guardar male perché non Le avrei fatto l’inchino, non per questo accetto oggi di far parte di coloro che vogliono vederla in galera. Per me Lei è la stessa persona di prima. E se prima mettevo l’accento sulla Sua infrequentabilità personale, oggi metterei l’accento sul fatto che è un onore parlare con un uomo politico della Sua statura, con un ex-presidente del consiglio fra i più validi che l’Italia abbia avuto.
Anche se personalmente non ho tratto assolutamente nessun vantaggio dal sistema di corruttela che imperava, in quanto cittadino italiano mi sento storicamente corresponsabile di tutto quanto è avvenuto. Per questo non consento – sempre nel mio foro interno – la pratica del capro espiatorio. Molti di quelli che oggi Le tirano le pietre sono tutt’altro che innocenti. Tutti hanno rubato tanto quanto hanno potuto. Tra Poggiolini e un falso invalido c’è solo la differenza delle possibilità, non delle intenzioni. Per non parlare dell’ipocrisia monumentale degli ex-comunisti.
Come avrà notato, non ho saputo come cominciare questa lettera ma a questo punto posso dirLe: caro Craxi, la storia, spero, Le renderà giustizia. Non penso che farà di Lei un santo e neanche un Cavour, ma certamente non farà di lei un ladro di galline. Lei ha ragione a non tornare in Italia. Qui, dove per decenni non si è riusciti a processare un assessore di paese, si vorrebbe processare la storia.
Questa lettera è già troppo lunga e non riuscirò certo a dirLe tutto quello che vorrei. Per questo insisterò su un solo punto: mi struggo dalla rabbia vedendo trattare con sufficienza le cose sacrosante che Lei dice. Chissà, forse aveva ragione, ad essere tanto arrogante, allora. Perché non aveva da fare con me, ma con quegli italiani che allora avrebbero tremato a un Suo sguardo e oggi maramaldeggiano. Con quelli che oggi considerano l’espressione “amico di Craxi” un sufficiente motivo di diminutio politica. Per fortuna Berlusconi non L’ha rinnegata. Ne sono contento per Lei e ancor più per lui.
Concludo: non si arrabbi troppo, per il Suo presente. Pensi alla Sua salute (meglio Hammamet che Utica) e lasci perdere l’Italia. Oggi Craxi ha torto perché ha perduto e nessuno ricorda che dobbiamo a Lui quanto meno la fine dell’ipnosi comunista.  Lasci che l’Italia applauda Scalfaro e il Papa e mi raggiunga nel club degli Epicurei che vivono nascosti. Lei ha almeno la speranza che la Storia Le renda giustizia.

 

RISPOSTA DI CRAXI
Hammamet 95

Caro Pardo,

La ringrazio per la sua bella lettera. Sincera ed amara.
E tuttavia non si può lasciar andare le cose come stanno andando. Una falsa rivoluzione è in marcia ed intende continuare ad usare la violenza e la menzogna pur di affermarsi. Se è possibile bisogna impedirlo.
Vedo purtroppo tutto ancora confuso.
Fra qualche mese forse si presenteranno condizioni migliori. Io farò quello che potrò.
Grazie ancora, B.Craxi.

CRAXI UOMO DI STATOultima modifica: 2010-01-12T12:07:00+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “CRAXI UOMO DI STATO

  1. Aprire conti personali all’estero per metterci i soldi presi da quel grande salvadanaio in cui tutti gli italiani hanno messo la loro parte non è propriamente una cosa da commemorare, come non è da commemorare chi ne è stato l’artefice. Sono poche le persone alle quali risulta doveroso intitolare un qualchosa per mantenerne viva la memoria e solitamente queste persone hanno saputo mantenere per tutta la loro esistenza, una purezza, una lealtà ed una saggezza (vedi Pertini) mai scalfite dalle tentazioni terrene. Craxi non è fra questi.

  2. Sig. Pardo, il suo arrampicarsi sugli specchi per difendere l’indifendibile con citazioni volutamente snob (nel vero senso del termine) non portano assolutamente giustizia per la verità che è quella di un uomo ammmalato di potere e soldi (come l’altro al quale lei tira la carretta) ed anche un po’ puttaniere (ricorda le centinaia di milioni della vecchie lire tolte dalle tasche degli italiani per essere regalati ad una delle sue amanti, tale Anja Pieroni). Non gli rende giustizia semplicemente perchè come l’altro amico suo si sentiva al di sopra di tutti, al contrario di un altro uomo della prima Repubblica al quale vanno addebitate nefandezze se non pari direi superiori; mi riferisco ad Andreotti che da uomo si è sottoposto alla giustizia ed in qualche modo ne è uscito, molto impolverato, ma non colpevole mentre Benedetto si è rifugiato dal suo amico dittatore vivendo nel lusso (alla faccia delle dichiarazioni di quell’altra riciclata di sua figlia che ha recentemente dichiarato che è uscita di casa con solo due vestiti! Basta smettetela di prendere per il culo gli Italiani onesti. P.S. Benedetto e Silvio hanno molto in comune, anche amicizie molto strette con dittatori nordafricani; non sarà che in comune abbiano anche la latitanza?
    Cordialmente, Paolo Magnani

  3. ammesso e pure concesso che i comunisti siano stati peggiori di Craxi, ma dove sta scritto che un paese cd civile dovesse essere gestito come l’ha gestito Craxi ?
    Le sfugge forse un passaggio egr.sig.Pardo e cioè che Lei non è stato il solo. Sapesse quanti e quanti uomini e donne hanno fatto Km e Km al giorno per un salario od uno stipendio senza chiedere mai, dico mai nulla a nessuno.
    In conclusione se la politica in questo paese era fatta e forse si fa ancora come diaae Crazi nella sua orazione di difesa tenuta in parlamento penso che molta gente a cominciare da me non assolverà Craxi, i craxiani di allora e quelli di dopo a cominciare dagli uomini ad una dimensione di oggi.
    antonio – caserta

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