IL PROCESSO LUNGO

Recita un vecchio detto che tutti parliamo di ammazzare il tempo e in realtà è il tempo che, una volta o l’altra, ammazza noi: noi, i nostri problemi e le nostre responsabilità. “Mors omnia solvit”, dicevano impietosamente i latini: la morte scioglie tutto. Questa è la voce della saggezza. Noi al contrario abbiamo tendenza a vivere come se fossimo immortali, a prendere troppo sul serio i problemi mentre in realtà – ecco un altro proverbio – tout passe, tout lasse, tout casse, tutto passa, tutto stanca, tutto si rompe. Col tempo molti drammi si risolvono da soli.
In Italia si parla di Berlusconi come se fosse eterno; invece, malgrado i suoi capelli accuratamente tinti e quasi artificiali, è già anziano e come tutte le persone molto attive e molto vigorose potrebbe spegnersi di botto, come una lampadina. Non gli stiamo augurando niente di male; stiamo solo dicendo che, nell’equazione politica contemporanea, non si tiene abbastanza conto del fattore tempo: sia per quanto riguarda gli uomini, sia per quanto riguarda i problemi.
I punti sono i seguenti: riuscirà Berlusconi ad arrivare alla fine della legislatura? Riusciranno i giudici a condannarlo in un qualunque processo? E poi, essendo ovvio che nessun processo supererà l’esame della Cassazione prima del 2013, che influenza avrebbe un’eventuale condanna? E che avverrà dopo? Il tempo – il vero processo lungo – sembra avere le risposte.
La legislatura, salvo strani imprevisti, durerà fino al suo termine naturale e quel giorno il Cavaliere avrà settantasette anni. Oggi si ha il buon gusto di morire piuttosto tardi ma non per questo quell’età può essere definita giovanile: dunque si può essere obbligati a “lasciare” qualunque carica per sopravvenuta assenza a tempo indeterminato oppure, essendo accettabilmente in salute, si può decidere di passare la mano. Berlusconi potrebbe contentarsi delle pagine di storia già scritte e limitarsi a fare campagna elettorale per qualcun altro. Il mestiere di king maker, cioè di eminenza grigia dell’intero Paese, non è da buttar via. Se oggi molti accusano il Pdl di essere un’accolita di servi che obbedisce al capo, che cosa impedirebbe a questi servi di continuare ad obbedirgli quando egli sedesse a Palazzo Grazioli invece che a Palazzo Chigi?
Ci sono però i processi, diranno alcuni. Bisogna tenerne conto. Ché anzi proprio per questo si sono versati fiumi di saliva parlando di lodi, processi brevi, immunità. I magistrati potrebbero abbattere il governo con le sentenze! Vana speranza.  Non va dimenticato che il Parlamento potrebbe tagliare loro le unghie; che dei giudici potrebbero assolvere Berlusconi da tutte le accuse (che disastro, per le toghe rosse!) e soprattutto che, con i normali tempi della giustizia italiana, nessun processo riuscirà mai ad avere il vaglio della Cassazione prima del 2013.
Il fattore tempo ha la sua importanza per un altro verso. Se D’Alema fosse accusato di concussione, sarebbe una grande notizia e tutti i giornali se ne occuperebbero con strepito. Sarebbe uomo che morde cane. Ma le accuse a Berlusconi sono andate troppo lontano e durano da troppo tempo: ormai sono cane che morde uomo. Anche da condannato, l’uomo di Arcore potrebbe continuare a governare serenamente. Checché ne pensino gli ingenui giustizialisti, non esiste solo il dato giudiziario: esiste anche il dato politico e sociale. La maggioranza degli italiani non prende più sul serio i magistrati e sarebbe disposta a confermare la propria fiducia al Cavaliere domani, dopodomani e anche il giorno dopo. I giornali di sinistra strillerebbero come indemoniati, direbbero che l’Italia è governata da un delinquente pregiudicato e Berlusconi potrebbe sorriderne: il popolo l’ha assolto una volta per tutte. In nessun Paese la storia è determinata dai magistrati.
Il riassunto è che ci stiamo occupando troppo di problemi insignificanti. Dopo il 2013 o avremo un Berlusconi che non vuole lasciare la trincea, oppure, più probabilmente, un Berlusconi king maker o infine un Berlusconi che si ritira a vita privata a godersi la pace (temporanea o eterna). Oggi ci accapigliamo su una questione giudiziaria che il tempo e l’opinione pubblica prevalente hanno già risolto.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
23 gennaio 2010

IL PROCESSO LUNGOultima modifica: 2010-01-23T21:03:06+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “IL PROCESSO LUNGO

  1. commento di orsopio quisipuo@yahoo.it – lasciato il 24/1/2010 alle 1:19
    ,83.44.81.228
    [sospendi commento]

    il punto non è la vita natural di berlusconi. è la vita natural di napolitano. se quest’ultimo avesse il cattivo gusto di schiodare prima del termine di questa legislatura, berlusconi il modesto ascenderebbe al sacro soglio, e fine dei giochi (anche, come si dice a roma, bonanotte ar secchio).

    (conservatore come tutti i vecchi comunisti impenitenti, continuo a commentare qui. abbia abbipazienza…)

    Rispondo: non credo e comunque preferirei di no. Un condottiero o finisce ammazzato (come Cesare) o comanda fino alla morte (come Augusto) o muore in esilio (come Napoleone e Craxi) o si ritira volontariamente come Silla e De Gaulle: ma è bene che non si trasformi da fulmine di guerra in cariatide.

  2. # In nessun Paese la storia è determinata dai magistrati.

    finalmente! dopo tutti gli strilli o squilli che vengono lanciati contro la “magistratura che vuol sovvertire il voto popolare” una constatazione di realtà: la magistratura non può sovvertire le sorti di nessun politico che abbia carisma e una popolarità a prova di sentenze.
    chi strilla contro “le toghe rosse” di solito dubita della propria presa sull’elettorato.
    ed a ragione dal momento che, fatti salvi appunto i casi particolari, nella gran parte il “popolo” non conosce chi va ad eleggere, per spirito di appartenenza, perché così è stabilito da una legge elettorale a dir poco restrittiva della libera scelta del candidato alla “propria” rappresentanza parlamentare.

I commenti sono chiusi.