Franco Cordero

Il professor Cordero, editorialista di Repubblica, molto stimato per la sua cultura e per il suo stile, non si priva di ricorrere con estrema abbondanza a parole straniere e a riferimenti culturali. Suscitando la tentazione di qualche imitazione. Questo testo del 2006 – seguito da una “traduzione” in italiano normale – è una critica di coloro che infiocchettano le loro righe con citazioni intimidatorie e inutile sfoggio di cultura multilingue.
Man macht was man auch machen kann, cioè, come dicevano i nostri ancestors, ad impossibilia nemo tenetur. Ma questo non impedisce che sia lecito, pur sapendolo utterly matchless, seguire i footsteps di Cordero (accettando l’aporia di imitare l’inimitabile) anche se fortuna significa sfortuna e dunque questo potrebbe rivelarsi un coup d’épée dans l’eau. Ma Cordero, absit iniuria verbis, significa agnello, e quello che tollit peccata mundi ben perdonerà l’impudente, soprattutto pensando che se vale per los curas, nunca una palabra mala, nunca una obra buena, ben più coudées franches avrà chi non si è impegnato neppure alle palabras buenas. Al massimo il mentore Rei Publicae sarà autorizzato a un gesto apotropaico, che non gli eviterà tuttavia l’aristofanesca catastrofe. Il difetto è nell’arché, nel cominciamento: lui troppo, novello Marsia, confidò nell’effetto che poteva fare col suo stile, e ora il brocardo germanico gli risponde: wo du deinen Glauben gelassen hast mußt du ihn suchen. Che è come dire imputet sibi o, per gli albionici, che il suo è un self-inflicted disaster.
Nel divertissement (ognuno ha i paralipomeni che può permettersi) non si corre rischio. Quello che nel reato è il Tatbestand, e nel negozio la causa, nel ludo è ilare voglia di levitas, di cachinno, di ontica spensieratezza. Ed a questa il sottoscritto si appella per quell’acquittal che si augura, pecorellianamente, catafratto nella sua adamantina immutabilità contro ogni possibile gravame. Ma chat échaudé craint l’eau froide e per questo il nome dell’autore rimarrà come il viso del Nilo in Piazza Navona.
Ecco la “traduzione”.
Si fa quel che si può, cioè, come dicevano i nostri antenati, nessuno ha l’obbligo di fare miracoli. Ma questo non impedisce che sia lecito, pur sapendolo assolutamente incomparabile, seguire le orme di Cordero (accettando la contraddizione di imitare l’inimitabile) anche se fortuna [in latino] significa sfortuna e dunque questa potrebbe rivelarsi un’impresa inutile. Ma Cordero, non si offenda, significa agnello, e quello che toglie i peccati del mondo ben perdonerà l’impudente, soprattutto pensando che se vale [il proverbio spagnolo] per i preti, mai una parola cattiva, mai un’opera buona, ben maggiore libertà avrà chi non si è impegnato neppure alle parole buone. Al massimo il maestro di Repubblica sarà autorizzato a un gesto scaramantico, che non gli eviterà tuttavia l’irrisione finale alla Aristofane. Il difetto è nell’inizio, nel punto di partenza: lui troppo, novello Marsia [artista che sfidò Apollo e finì scorticato], confidò nell’effetto che poteva fare col suo stile, e ora il proverbio giuridico germanico gli risponde: dove hai lasciato la tua fiducia, lì devi andarla a cercare [cioè, è colpa tua]. Che è come dire se la prenda con se stesso o, per gli inglesi, che il suo è un disastro che ha inflitto a se stesso.
Nel componimento giocoso (ognuno ha i paralipomeni [opera ironica del Leopardi] che può permettersi) non si corre rischio. Quello che nel reato è il “quadro costante” [del delitto], e nel negozio la causa [in senso giuridico], nel gioco è ilare voglia di leggerezza scherzosa, di risata, di spensieratezza esistenziale. Ed a questa il sottoscritto si appella per quell’assoluzione che si augura, sulla base della riforma Pecorella, corazzata nella sua adamantina immutabilità contro ogni possibile appello. Ma gatto scottato teme anche l’acqua fredda e per questo il nome dell’autore rimarrà come il viso del Nilo in Piazza Navona [che è velato perché allora non se ne conosceva la “testa”, cioè la sorgente].
Gianni Pardo
Giugno 2006

Franco Corderoultima modifica: 2010-01-24T20:30:41+01:00da gianni.pardo
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