LA FORTUNA DEL PCI, LA SFORTUNA DEL PD

Non c’è nessuna superiore giustizia che presieda alla storia. Il Pd è in gravi difficoltà mentre al Pci per anni ed anni andò bene, anzi benissimo: e dire che ne faceva di tutti i colori. Mentiva spudoratamente, per cominciare. Parlava di superiore libertà in Unione Sovietica, di paradiso dei lavoratori governato da uno dei più grandi e benefici geni dell’umanità, di nome Stalin, di cui vagheggiava il potere anche in Italia. Ciò malgrado aveva successo nei salotti, nella stampa, nelle elezioni.
Questa fedeltà ideale e politica a Mosca non venne meno neppure quando, morto il tiranno georgiano, si trattò di applaudire l’assassinio della Rivoluzione Ungherese e ogni altra mossa del Kremlino, fino alla vicenda degli SS20 e oltre. Nel frattempo il Pci si vantava della sua onestà, della sua correttezza, della sua diversità, della sua incontestabile superiorità morale. Questo, mentre era al soldo di una potenza ostile alla Nato e partecipava a pieno titolo al sistema di finanziamento illecito. Infatti nel momento di Mani Pulite salvò la sua onorabilità solo con una provvidenziale amnistia. Il Pci fu a lungo potente, riverito, obbedito e sostenuto dalla quasi totalità degli intellettuali.
Poi la storia ha voltato pagina. Mentre prima tutto andava bene ad un partito spregevole, dalla svolta della Bolognina in poi tutto è andato male ad un partito molto più stimabile. Nel Pd si discute in modo trasparente e democratico, non c’è un sinedrio segreto che condanna i dissenzienti al rogo e nessuno si sogna di desiderare la dittatura di Stalin. La dirigenza che prima operava per cooptazione ora osa chiedere alla base, con le primarie, chi debba essere il segretario, e il risultato di tutto questo è che il Pd è addirittura deliquescente. Gastone, cui tutto andava bene qualunque cosa facesse, da un certo momento in poi è stato perseguitato da una tenace e nera scalogna, ben peggiore di quella che affligge da sempre suo cugino Paperino.
Per la verità, il Pci aveva il vantaggio d’essere totalmente avulso dalla realtà. Facendo riferimento ad un’Urss completamente chiusa e illeggibile dall’esterno, poteva promettere una mitologica felicità e nessuno poteva smentirlo: perché non fu mai chiamato a dar prova di sé in concreto. Per questo somigliava più ad una religione che a un partito politico; e per questo aveva successo. I sognatori, i frustrati, gli ingenui, gli sciocchi, gli ignoranti e gli idealisti digiuni di storia e privi di buon senso (fra questi gli intellettuali e gli artisti), non potevano che essere comunisti. Ci si deve quasi stupire che il Pci non andasse oltre il 30%. Quel partito di ferro però non vinse mai, mentre, dopo la Bolognina, il partito d’argilla è andato al governo e si è visto che nessuno è capace di fare miracoli. Che disincanto.
Se questo è stato l’errore della base, non minori sono stati gli errori dei dirigenti i quali non si sono resi conto di quanto il mondo sia cambiato. Non hanno osato rinnegare l’ideologia comunista e il Pd è divenuto ibrido, ambiguo, opportunista, inconsistente. Ciò da un lato ha indotto i veri comunisti ad abbandonarlo, dall’altro ha indotto gli avversari a chiamarlo ancora comunista. La mancanza di un’ideologia chiara, risolutamente socialista, ha fatto venir meno la spinta propulsiva: gli elettori hanno visto un partito come gli altri, capace di occhieggiare ai cattolici di Casini e ai veterocomunisti di Diliberto. Un disastro.
A questi errori si è aggiunta la sopravvivenza di certe spregiudicatezze comuniste. Per dimostrarsi democratici i dirigenti hanno inventato le primarie, ma naturalmente finte. Votate per chi volete, purché sia Prodi. Votate per chi volete, purché sia Veltroni. Poi però la pratica è andata avanti da sola e la gente ha votato per Vendola. Analogo errore è stato quello di usare la pratica comunista della calunnia per distruggere Berlusconi. Il popolo è più informato ed ha più spirito critico di un tempo: il risultato è stato che alla fine la gente non ha preso più sul serio le accuse e Berlusconi ha il 70% di consenso fra gli italiani. Ancora un errore è stato quello di continuare a cavalcare il mito della superiorità morale. Con le accuse a Berlusconi si è fatta entrare nella vita pubblica la vita sessuale e privata e il risultato è stato che gli scandali più grossi sono scoppiati sulla testa di esponenti di sinistra come Marrazzo, Delbono e di altri personaggi pugliesi.
Il Pd è un partito colloidale e semicomatoso che sopravvive perché chi è serio e di sinistra per qualcuno deve pure votare.  Ma manca di idee e di un leader carismatico capace di dargliele. Gli manca quel Bettino Craxi contro cui tanto strenuamente lottò il Pci, senza sapere che mandava al macello il suo possibile salvatore.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
27 gennaio 2010

LA FORTUNA DEL PCI, LA SFORTUNA DEL PDultima modifica: 2010-01-27T14:11:00+01:00da gianni.pardo
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