LEGGERE SI’, LEGGERE TUTTO NO

Chi non legge i giornali e non ascolta i telegiornali non sa che cosa avviene nel mondo. Chi invece è attento all’attualità troppo spesso è informato in maniera distorta e non solo per le ragioni che tutti ripetono. Infatti, a parte la faziosità o l’incompletezza delle notizie e dei commenti, c’è un inconveniente ancora più radicale: i mezzi di informazione si occupano di ciò che è avvenuto il giorno stesso o nei giorni precedenti e questo non solo toglie prospettiva storica alle notizie ma ne falsifica le dimensioni.
Quando è morto Mike Bongiorno, i giornali ne hanno parlato come di un autentico avvenimento: rievocazioni, commenti, testimonianze. Il marziano che fosse arrivato sulla Terra si sarebbe convinto che era venuto a mancare un uomo estremamente importante. Solo che lo stesso marziano, passata la frontiera, avrebbe scoperto che in Francia o in Germania non se ne parlava nemmeno.
I giornali sono una sorta di proiezione della conversazione in famiglia, quando ci si ritrova a tavola. Sapete, è morto Mike Bongiorno. Il resto degli avvenimenti del mondo sono citati solo se hanno influenza sulla nostra vita, se stupiscono per la loro gravità o se suscitano la curiosità: ma è un interesse superficiale. Se invece dall’oggi al domani il prezzo della benzina fosse raddoppiato, la notizia sarebbe sparata in prima pagina, con titoli di scatola, su tutti i giornali, e la gente, molto irritata, non smetterebbe di parlarne. Il livello delle libertà democratiche in Cina è certo interessante, ma più grave è che dovrò tirare fuori dalla tasca cento euro per fare il pieno.
A causa dello sbilanciamento nei confronti del presente, nel momento in cui tutti i quotidiani parlano dello scandalo della Protezione Civile, si devono leggere solo i titoli. Fra qualche mese la vicenda potrebbe sgonfiarsi (è già avvenuto altre volte), potrebbe ridimensionarsi (questo avviene praticamente sempre), o concludersi con la condanna dei responsabili. Ma il tempo dirà placidamente che è stato uno scandalo come gli altri.
Del tutto inutile – e perfino miserabile – è soprattutto andare a leggere avidamente le intercettazioni telefoniche per bearsi delle parolacce, delle volgarità, del cinismo del prossimo. Chi, onesto con se stesso, potrebbe scagliare la prima pietra? Quanta gente non ha detto, parlando della suocera, del capufficio o del vicino di casa: “Se morisse stapperei una bottiglia di spumante”? Se dovessimo giudicarci severamente per cose simili, se dovessimo trattarci da potenziali assassini, rimarrebbe innocente solo chi non è stato mai intercettato. Nell’indignazione pubblica si manifesta un preoccupante livello di ipocrisia.
In particolare i quotidiani parlano molto di sesso perché l’argomento è pruriginoso: sollecita l’interesse da un lato dei viziosi e dall’altro dei frustrati. Il piacere viene ipocritamente presentato come l’aberrazione di pochi mentre in realtà, se si pubblicasse ciò che tutti abbiamo fatto, una volta o l’altra, anche i sessualmente sani avrebbero occasione di vergognarsi. Infine, per scendere al livello verbale, se si pubblicassero i commenti della maggior parte dei maschi riguardo a celebrità appetitose come a suo tempo Soraya, o più recentemente Diana Spencer in Windsor (soprattutto pensando che con quest’ultima anche uno stalliere aveva qualche speranza), ci sarebbe da arrossire fino alla cima dei capelli.
Sarebbe il caso di smetterla di considerare la vita amorosa del prossimo (inclusi gli adulteri) come un abominio. Con l’unica eccezione dello stupro, il sesso altrui non ci riguarda affatto. Non autorizza nessun giudizio morale. Se apprendessimo che il tale uomo pubblico cambia una donna la settimana e fa l’amore tutte le sere, bisognerebbe solo dire: “Buon per lui. Sono affari suoi”. Qualcuno vorrebbe poter fare altrettanto? Qualcuno invece non potrebbe permetterselo? Qualcuno infine non ne avrebbe nessuna voglia? Sono affari di ciascuno.
I giornali, coi loro punti esclamativi riguardo a ciò che è avvenuto ieri, sono noiosi. È necessario sfogliarli scremandoli adeguatamente. Quando avviene un disastro ferroviario e ci sono cinquanta vittime, se è morto anche il macchinista che l’ha causato non c’è altro da aggiungere. Non si farà nemmeno un processo. C’è solo da celebrare cinquanta funerali e riparare la linea ferroviaria.
Leggere sì, sempre. Leggere tutto, no.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
17 febbraio 2010

LEGGERE SI’, LEGGERE TUTTO NOultima modifica: 2010-02-18T14:43:23+01:00da gianni.pardo
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13 pensieri su “LEGGERE SI’, LEGGERE TUTTO NO

  1. “Del tutto inutile – e perfino miserabile – è soprattutto andare a leggere avidamente le intercettazioni telefoniche per bearsi delle parolacce, delle volgarità, del cinismo del prossimo.”

    Pienamente d’accordo, ma se non le pubblicassero questi lettori, che sono la grande maggioranza, correrebbero a comprare il giornale concorrente che le pubblica. Di una importante scoperta medica si leggeranno solo il titolo, ma di
    uno “scandalo” a sfondo sessuale vogliono conoscere tutti i particolari. Praticamente i giornali pubblicano quello che i loro lettori vogliono leggere,e quello che vogliono leggere non è molto edificante. Colpa dei giornali o dei lettori ?

  2. Naturalmente dei lettori, mai dato la colpa ai giornali. Dico solo che il lettore avvertito deve sentirsi esentato dal leggere la spazzatura.
    Del resto ci sono fenomeni nati proprio dal gusto dei destinatari. Repubblica vive dell’odio che la sinistra sente per tutto ciò che non è se stessa, ora diventato monomania, da quando c’è Berlusconi.
    Di Pietro vive della voglia di manette del popolino.
    Le chiromanti, i veggenti, i compilatori di oroscopi vivono della stupidità del prossimo. Ecc.
    Il mercato crea la merce.

  3. # il lettore avvertito deve sentirsi esentato dal leggere la spazzatura.

    ineccepibile se poi non fosse seguita da
    # ci sono fenomeni nati proprio dal gusto dei destinatari

    allora i conti non tornano.
    chi “avverte” il lettore se è lui stesso a “creare” la spazzatura che non dovrebbe leggere?
    non manca un “fattore” in questa operazione?
    la libertà di pensiero e di informazione è solo una bella favola per gonzi?
    e l’onestà professionale di chi scrive spazzatura sotto “dettatura” del detestato popolino (di cui mi onoro di far parte)?
    gli oroscopari vivono della stupidità ma non la “coltivano”: a questo ci pensano gli “addetti ai lavori” culturali e politici.
    vulgus vult decipi è vero, ma quanto fa comodo a chi di dovere!

  4. # il lettore avvertito deve sentirsi esentato dal leggere la spazzatura.

    ineccepibile se poi non fosse seguita da
    # ci sono fenomeni nati proprio dal gusto dei destinatari

    allora i conti non tornano.
    chi “avverte” il lettore se è lui stesso a “creare” la spazzatura che non dovrebbe leggere?
    non manca un “fattore” in questa operazione?
    la libertà di pensiero e di informazione è solo una bella favola per gonzi?
    e l’onestà professionale di chi scrive spazzatura sotto “dettatura” del detestato popolino (di cui mi onoro di far parte)?
    gli oroscopari vivono della stupidità ma non la “coltivano”: a questo ci pensano gli “addetti ai lavori” culturali e politici.
    vulgus vult decipi è vero, ma quanto fa comodo a chi di dovere!

  5. Ho letto recentemente che un grande autore francese (Stendhal?) raccomandava – per migliorare il proprio modo di scrivere – la lettura dei codici. Effettivamente essi sono un esempio di concisione e chiarezza. Nel nostro caso – caro oude – lei non ha badato ad un aggettivo che faceva e fa tutta la differenza. Io ho scritto – e lei riporta – il lettore “avvertito”. Il lettore avvertito non crea la spazzatura e non la legge, almeno nei miei desideri.
    Poi sul resto siamo d’accordo, con un solo limite: io non credo ai grandi complotti ( “quanto fa comodo a chi di dovere”), credo che la stupidità non abbia bisogno di fautori e Grandi Vecchi. Funziona da sé.

  6. # Il lettore avvertito non crea la spazzatura e non la legge, almeno nei miei desideri.

    certo caro Pardo.
    ma per avvertito intendo una persona “consapevole” di che cosa sia la “spazzatura”.
    quando l’informazione è bloccata palesemente (Cina?) è più facile rendersene conto. ma quando è “libera” (o creduta tale) allora “l’avvertenza è necessaria”. ma chi la possiede? chi ha un bagaglio culturale che gli consente di “capire e “scegliere”.
    e chi ha questo bagaglio? chi ha avuto un “filiera” adeguata: buoni maestri, buoni genitori, buoni compagni di vita e di lavoro.
    in un paese civile dovrebbe essere la storia naturale di tutti. ma Lei sa meglio di me che non è così.
    però io, uomo di sinistra, che non odia tuttavia nessuno (al massimo contrasto alcune idee che non mi convincono), attribuisco queste carenze strutturali a retaggi vecchi come il mondo in cui i più forti si sono costituiti in classi “dominanti” nel vero senso della parola.
    e, da sempre, l’istruzione, cioè lo strumento per capire la realtà di ogni epoca, è stata appannaggio quasi esclusivo di queste classi (sacerdotali in primis).

    # io non credo ai grandi complotti (“quanto fa comodo a chi di dovere”)

    non di complotti si tratta ma di obiettiva “selezione non darwiniana”. Lei la attribuisce alla stupidità come categoria intrinseca alla gran parte della gente.
    io sostengo che il numero di quegli “stupidi”, se fatti veramente “avvertiti” da una istruzione seria, pubblica, finalizzata alla crescita culturale e civile dei propri cittadini possa subire una drammatica (benefica) riduzione

  7. Mmmm, la crescita culturale eterodiretta mi sa tanto di stalinismo o di miniculpop, credo invece nella libertà di ciascuno di scegliere cosa leggere, cosa memorizzare cosa buttare nel cestino. Non siamo nell’800, oggi non può esistere ignoranza che non sia volontaria. E la serietà nell’informazione basta cercarla, chi legge la stampa che si basa sul gossip, come repubblica, ovvio che non potrà mai capire cosa succede, ma altrettanto ovvio che non lo fa davvero per capire, ma per trovare conferme e sicurezza ideologica, una coperat di linus sotto la quale rifugiarsi. La propria crescita culturale è sempre una scelta.

  8. @ Enrico

    # la crescita culturale eterodiretta mi sa tanto di stalinismo o di miniculpop

    rischio non attuale.
    piuttosto ho l’impressione che Lei “non ricordi” il suo iter maturativo e l’affermazione: “La propria crescita culturale è sempre una scelta” non può evidentemente essere valida che per una persona che abbia già “completato” il suo ciclo di crescita culturale.
    ma per un figlio che incomincia la scuola dell’obbligo non è lecito augurarsi buoni (cioè sereni e imparziali) maestri?
    e può realmente considerarsi “eterodiretta” una scuola pubblica, in cui operano professionisti verosimilmente “onesti”?

    # chi legge la stampa che si basa sul gossip, come repubblica, ovvio che non potrà mai capire cosa succede

    mi incuriosiscono le sue fonti.
    se pensa di usufruire di una corretta informazione escludendo a priori quelle “ritenute” inaffidabili temo non raggiunga il suo scopo: a parer mio tener conto anche di chi ragiona diversamente da noi aiuta a prendere posizione con miglior “merito”

  9. Credo che Enrico abbia inteso dire che non rifiuta il parere opposto, rifiuta il fanatismo e il partito preso. A quel punto non serve più a niente, leggere “Repubblica”, se la si reputa del tutto inaffidabile.
    È questa la ragione per la quale raccomanderei sempre a tutti di essere moderati nel linguaggio e viceversa efficaci nel ragionamento: perché il ragionamento efficace convince la ragione e il linguaggio moderato fa abbassare le difese emotive all’altro.
    Ebbene, giornali come il Fatto o la Repubblica finiscono con il provocare una crisi di rigetto, sicché parlano solo a chi è già convinto. Al contrario, un articolo del Corriere della Sera contro Berlusconi è preso molto più sul serio ed è più efficace, dal punto di vista dell’antiberlusconismo.
    Senza andar lontano, io ho a volte parlato di argomenti e personaggi per i quali ho sentimenti così veementi che se solo li avessi lasciati trasparire per un quarto, sarei stato molto violento. Ma essere violenti non serve a niente, dal punto di vista intellettuale. Non devo suscitare reazioni di rigetto in chi mi legge.

  10. Nessuno legge troppi giornali. Alcuni leggono molti giornali, ma lo fanno per mestiere. Per esempio gli stessi direttori di giornali.
    Infine chi, dalla pluralità delle fonti, ricava solo confunsione mentale, è intellettualmente un incapace. Infatti ha solo la scelta fra l’ignoranza (nessuna informazione) e la confusione (molte informazioni che non è capace di giudicare).
    Dimenticavo: se si contenta di un solo giornale, avrà le idee di quel giornale. Classico esempio: il lettore affezionato a Repubblica.

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