GENERALIZZAZIONI

Non bisogna generalizzare. Generalizzare è sempre un errore. Le generalizzazioni sono ingiuste. Su questo genere di frasi c’è un consenso universale, ma è giustificato?
Un’affermazione che riguarda indistintamente tutti i soggetti non può che essere una sciocchezza. Basta trovare un giapponese alto due metri e la certezza che “tutti i giapponesi sono piccoli di statura” si rivela una balordaggine. Ma non è assurdo dire “i giapponesi sono molto onesti”, “i tedeschi fabbricano buone automobili”, “gli svedesi amano molto andare a vela”; senza con ciò voler dire che non esista un giapponese disonesto, un’automobile tedesca che sia un disastro (la Trabant era tedesca, dopo tutto) o uno svedese che soffra il mal di mare. Ecco il problema: esistono caratteristiche di gruppi umani? e da che cosa dipendono?
Le donne sono meno razionali degli uomini, dice qualcuno. E probabilmente è una sciocchezza, se badiamo alle capacità mentali. Le donne non sono meno intelligenti degli uomini. Tuttavia è vero che esse sono sottoposte ad un diverso e negativo condizionamento. Mentre agli uomini si richiedono molte belle qualità (che non hanno e per questo sono non raramente dei frustrati), alle donne si richiede soprattutto la bellezza. Se sono belle, anche ad essere semianalfabete e nevrotiche come Marylin Monroe, gli si perdona tutto. Durante l’adolescenza i maschi cercano solo ragazze attraenti: l’idea di corteggiare una ragazza perché colta, intelligente, razionale, non li sfiora neppure. Questo costringe le ragazze, nella competizione per la perpetuazione della specie, a spingere a fondo sull’aspetto. Gli uomini poi le disprezzano dicendo che sono vanitose e fatue e dimenticano che proprio loro non s’interessano affatto a quelle che non sono così. Le donne che vogliono valere per il loro cervello che cosa ci guadagnano? Nell’immaginario collettivo la zitella – cioè la donna esclusa dalla riproduzione – è segaligna, occhialuta e priva di sex appeal: che sia poco o molto colta, poco o molto razionale, non conta. Se è stata messa da parte, è perché è brutta. Dopo un simile bombardamento quotidiano, come meravigliarsi di certa mentalità femminile? Nei rapporti con l’altro sesso, intelligenza e razionalità non sono elementi di successo.
Il problema delle generalizzazioni si pone anche per gli stereotipi nazionali. Il concetto di onore dei giapponesi è diverso da quello della maggior parte degli altri popoli. Durante la Seconda Guerra Mondiale i loro soldati a volte sono stati stupidamente brutali con i prigionieri, e questo non per sadismo ma perché li  disprezzavano: nella loro mentalità coloro che si erano arresi avevano dimostrato di essere vili. E infatti loro morivano fino all’ultimo, si pensi ad Iwo Jima. Per un giapponese è meglio perdere la vita che “la faccia” e anche per questo sono più onesti della media.
All’altro polo possiamo mettere i greci, il cui superego collettivo è legato ai due poemi omerici. Nell’Iliade molti grandi guerrieri non riescono ad ottenere la vittoria mentre l’Odissea parla solo di uno, Ulisse, l’eroe nazionale, che non solo è riuscito a vincere la guerra con l’inganno, ma della menzogna si è servito anche senza necessità per irridere Polifemo. La furbizia vale più dell’eroismo. Le tragedie greche mostrano una società in cui non solo l’immoralità a volte è vincente, ma lo è con iattanza. Perfino gli dei si comportano da delinquenti: Giunone azzoppa Efesto, Apollo spella vivo Marsia, Apollo e Diana uccidono i quattordici innocenti figli di Niobe. Per la mentalità di quel grande popolo, il vincitore era migliore del vinto anche moralmente, proprio perché aveva vinto e con ciò dimostrava di avere il favore degli dei. Per gli spagnoli “la sconfitta è il blasone dell’anima ben nata”, per i greci il successo giustifica moralmente. Senza escludere che fra loro esistano moltissime persone corrette ed oneste, come stupirsi che abbiano truccato un po’ i conti, per entrare nell’euro e per avere sostanziosi contributi? Come stupirsi che i governanti abbiano spensieratamente comperato il potere, portando il Paese alla catastrofe?
Venendo all’Italia: i meridionali sono più pigri dei settentrionali? Forse no. Sicuro è però che hanno meno capacità imprenditoriali. La generalizzazione per cui essi “sono meno capaci di produrre ricchezza” è incontestabilmente vera. Si potrà protestare quanto si vuole, si potrà indicare una fulgida eccezione, rimane il fatto che a Sud prevale l’inerzia. Invece di protestare contro un’affermazione giusta, bisognerebbe contrastare i propri difetti.
I neri hanno prodotto meno scienza, filosofia, pittura, musica e letteratura dei bianchi. Nessuno si lancia a giudicarli inferiori, per questo: magari la geografia dei Paesi da loro abitati non gli ha permesso un migliore sviluppo, ma una cosa è sicura: hanno prodotto meno scienza, filosofia, pittura, musica e letteratura dei bianchi.
Non bisogna avere paura delle generalizzazioni, a due condizioni: di avere sufficienti ragioni per ritenerle valide e di non applicarle indiscriminatamente.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
12 maggio 2010

GENERALIZZAZIONIultima modifica: 2010-05-13T10:51:33+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “GENERALIZZAZIONI

  1. Il prof. Pardo partendo dalla generalizzazione vuole passare l’assunto che era nel dna dei greci che truccassero un poco le carte per entrare nell’eurozona e conclude che non bisogna aver paura delle generalizzazioni a patto però che vi siano sufficienti ragioni per ritenerle valide e a non applicarle indistintamente. In linea di massima concordo con quanto esposto ma ritengo sia un po’ difficile condizionare la generalizzazione essendo essa una tendenza innata in tutti gli esseri viventi perché funzionale alla soddisfazione dei bisogni dell’individuo. Infatti il fine della generalizzazione non è quello di rappresentare fedelmente la realtà ma di favorire l’adattamento degli organismi viventi all’ambiente. La generalizzazione, ricercando analogie e minimizzando diversità con la conseguenza di estendere a tutta una classe o gruppo ciò che è proprio di un solo individuo, permette una notevole economia e rapidità nella valutazione di situazioni concrete tendendo così a semplificare la realtà. Proprio generalizzando è nato lo stereotipo della donna poco intelligente perché l’uomo così aveva vita più facile non dovendo confrontarsi con un altro pari.

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