DRAQUILA: NON L’HO VISTO E NON MI PIACE

A proposito del filmetto di Sabina Guzzanti, “Draquila”, vale la famosa critica: “Non l’ho visto e non mi piace”. Questo giudizio delizia tutti coloro che si reputano abbastanza intelligenti per capire la contraddizione in esso contenuta: “Come puoi dire che non ti piace se non l’hai visto?”
In realtà quella risposta ha una sua validità. Un’opera artistica può appartenere ad un genere che si ha pure il diritto di non gradire. Un uomo molto pudico può non sopportare i romanzi pornografici, un credente può non sopportare opere dedite a dir tutto il male possibile della sua religione, una persona sensibile può non sopportare un film con insistite scene di tortura. In questi casi: “Non l’ho visto e non mi piace” corrisponde a dire: “Non mi piace questo genere di film”.
Il genere cui appartiene la pellicola della pasionaria figlia di Paolo è quello della denigrazione del proprio Paese. Non è necessario arrivare alla famosa dichiarazione del commodoro Decatur: “Our country! In her intercourse with foreign nations may she always be in the right; but our country, right or wrong!” (La nostra patria! Nel suo rapporto con le altre nazioni, possa essa sempre essere dal lato della ragione; ma [saremo] per la nostra patria, che abbia ragione o torto!”) per odiare questo genere di contro-propaganda. Basta avere rispetto per sé, per la propria famiglia e per la propria nazione. Soprattutto per le centinaia di migliaia di uomini che sono morti, in divisa, perché la patria gliel’ha ordinato. L’Italia ha dei difetti e delle colpe? a volte è ingiusta e corrotta? Ebbene? Forse che gli altri Paesi sono innocenti come neonati e puri come gigli? Perché non lasciare a loro l’incombenza di dir male di noi? Sabina Guzzanti si illude che il favore col quale (immaginiamo) sia stato accolto il suo film dipenda dal coraggio delle sue denunzie: in realtà la molla di base di quel “successo” è il disprezzo per l’Italia che lei alimenta.
Il suo atteggiamento è identico a quello di Michael Moore il quale ha realizzato un film analogo (che non abbiamo visto, perché non ci piaceva) mirante a demolire e demonizzare il Paese che gli dà la libertà di arricchirsi calunniandolo. Gli Stati Uniti avrebbero bisogno di un Muro di Berlino non per impedire ai propri abitanti di andar via, ma per impedire agli estranei di entrare: milioni di persone sono disposti a rischiare molto pur di andare a viverci e Michael Moore osa dirne male? O si crede un genio perché capace di trovare cose criticabili? In Paradiso ci sarà sicuramente qualcuno che si lamenta per l’eccesso di correnti d’aria. Il “successo” di Moore non dipende dalla verità di ciò che afferma, dipende dal fatto che fornisce armi all’antiamericanismo di tanti. “Se lo dice lui, che è americano!”
La Guzzanti e Moore esercitano un mestiere misero e spregevole, quello di venditori di letame. È vero che gliene vengono soldi, applausi e fama, ma non per questo il letame olezza di lavanda. La differenza fra un medico legale, che deve fare l’autopsia di un uomo morto da due mesi e tutti coloro che fanno film come loro, è che il primo si tura il naso, i secondi invece si inebriano dell’odore. E soprattutto dimenticano che si possono permettere “opere” del genere perché i loro Paesi sono in tempo di pace: in tempo di guerra rischierebbero di essere messi al muro.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
14 maggio 2010

DRAQUILA: NON L’HO VISTO E NON MI PIACEultima modifica: 2010-05-14T20:47:00+02:00da gianni.pardo
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10 pensieri su “DRAQUILA: NON L’HO VISTO E NON MI PIACE

  1. Sante parole signor Pardo anche se non sono certa che la Guzzanti sia, come lei sottointende (Forse che gli altri Paesi sono innocenti come neonati e puri come gigli? Perché non lasciare a loro l’incombenza di dir male di noi?), una di noi. E quand’anche lo fosse, lo è nella stessa misura in cui lo era quel tale che ebbe a autodefinirsi un miserabile mandolinista soltanto perchè gli era capitata la sventura di nascere qui anzichè in quella palestra di libertà e democrazia che rispondeva al nome di Unione Sovietica. Da gente così quale attaccamento alla propria nazione può aspettarsi?

  2. Mi scusi ma è la peggior critica che si possa fare ad un film.
    Ma che discorso è?! «è un film di m… perché infama il proprio Paese»
    è un film di denuncia, può darsi che dica idiozie, ma lei non lo ha criticato per i suoi contenuti, ci ha solo sputato sopra perché critica la CLASSE DIRIGENTE italiana.
    Lo stesso discorso vale per Michael Moore: colpevole ai suoi occhi di denunciare le storture del sistema statunitense.
    Ho sentito oggi al Tg che si sta lavorando con successo per realizzare l’Elisir di Lunga Vita: Scriverà un articolo simile, referendosi al Giornale e a Libero, quando tra 360 tornerà al governo il centrosinistra?

  3. Non la classe dirigente, l’Italia.
    E comunque la tesi fondamentale è che i film non sono fatti per sostenere tesi politiche: la loro arma è la suggestione, non la verità. Orizzonti di gloria, di Stanley Kubrick, che pure è un capolavoro non comparabile ai filmetti della Guzzanti, presenta gli alti generali francesi della prima guerra mondiale come dei gaudenti criminali a cui non importa nulla della vita di migliaia di soldati. Dobbiamo prendere quel film come un documento storico?
    Poi, naturalmente, lei ha tutto il diritto di dissentire dalla tesi dell’articolo.

  4. Beh, la Guzzanti ha semplicemente fatto un reportage, che ha ritenuto opportuno fare uscire nelle sale cinematografiche. Poi è ovvio che il valore artistico dell’opera sia incomparabilmente inferiore ad un film di Kubrick. Poi, ripeto, io non ho visto il film, non vivo a L’Aquila e non penso che Berlusconi sia la causa di tutti i mali del nostro Paese, quindi non posso giudicare il valore dell’inchiesta. Ma trovo assurdo additare come nemico della Patria chi fa opera di denuncia, e trovo anche pericoloso per la democrazia che si diffonda questa mentalità; anche per rispetto nei confronti della propria gente, del proprio Paese ed eventualmente per chi è morto per esso, denunciarne le storture, se ci sono, è sempre un merito. Lo stesso vale per Michael Moore.

  5. Se viviamo in Paesi perfetti e liberi, dev’essere concessa a piene mani la libertà di critica, che è semplicemente un atto d’amore verso il proprio Paese, poichè lo si vorrebbe sempre migliore.
    A Moore tanti operai di Flint, ad esempio, gli sono riconoscenti, così come molti abitanti dell’Aquila lo sono verso Sabina.
    Rispetto per tutti, per favore, siccome ognuno fa la sua parte e…sono più i lati positivi di questi due registi, autori o comici che siano, che quelli dei nostri governanti che sanno solo santificarsi, nel mentre rubano e innalzano il NOSTRO debito pubblico.
    Saluti.
    DANX

  6. Ah, sa chi additava certi registi e artisti vari come nemici della Patria perchè denunciavano il degrado e il regime?
    MUSSOLINI.
    Complimenti..

  7. Visto che l’ha fatto Mussolini, questo significa che non ci possono essere registi e artisti vari che…
    Quanto al suo primo commento, mi permetta di definirlo qualunquista.

  8. Non capisco una cosa: ma se la Guzzanti parla male del governo allora è contro l’Italia; se il presidente del consiglio parla male della magistratura e del sistema giustiziario italiano (politicizzato, golpista, “cancerogeno”, ecc.), come ha fatto in sedi internazionali ed ufficiali (e pure più volte, se non erro), fa invece del bene all’Italia?
    Quando Berlusconi parlava male della magistratura c’erano giornalisti americani che, in occasione del processo contro Meredith per l’omicidio della studentessa a Perugia, disegnavano una giustizia italiana prevenuta ed “ingiusta”. Per tutto questo le opinioni di Berlusconi hanno fatto bene all’Italia?
    Non è che invece ciascuno dei due (Guzzanti e Berlusconi) eserciti un proprio diritto di opinione nei confronti di altri soggetti, politici o meno?
    Sorvoliamo poi su tutte le cose che possono far sì che l’opinione di Berlusconi sia quanto meno “interessata”..

  9. Leggo ciò che ha scritto, sbrodolandosi addosso come al solito, di questo film che non ha intenzione di vedere.

    Capisco perfettamente il “livello” della sua coscienza, dell’auto-coscienza e dell’approccio che ha verso il mondo che la circonda e quindi, di conseguenza, capisco perché ha emesso quella sentenza sugli omosessuali in quanto tali.

    Lei è capace solo a far politica ed il frutto del suo intelletto è semplicemente quello di fare un riassunto – a parole sue – di ciò che affermano le correnti culturali catto-fasciste di questo paese. Poco importa che lei sia ateo, è un dettaglio davvero di nessuna importanza.

    La potrei soprannominare “BIGNAMI DEL CATTO-FASCISMO ITALIOTA”.

    Posso dire liberamente che non la invidio? Che non vorrei essere nei suoi panni neanche se mi offrissero un milione di euro? Ma neanche 10 milioni, va’…

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