ALCUNE NOTE SULLA “RACHEL CORRIE”

La firma. Israele espelle oggi (1) coloro che erano sulla “Rachel Corrie”: la nave che si dirigeva – violando le leggi israeliane – verso il porto di Gaza. Le autorità hanno richiesto, per questo rilascio, la sottoscrizione di un documento nel quale i diciannove”affermano di rinunciare a qualsiasi azione legale contro il provvedimento (di espulsione)”. Per i distratti, con quella firma, pur di lasciare la prigione, essi affermano di rinunciare a qualunque azione legale contro Israele per i maltrattamenti subiti. In realtà, leggendo bene, si capisce che al contrario gli israeliani hanno preso in considerazione il diritto degli interessati di ricorrere contro il provvedimento di espulsione. La procedura, come è naturale, richiederebbe tempo e per conseguenza, se proprio i diciannove desiderano lasciare immediatamente Israele, devono dichiarare esplicitamente, e per iscritto, di rinunciare a quel diritto. Siamo sicuri che tutti coloro che hanno letto quelle righe le abbiano correttamente interpretate?
L’abbordaggio. Stavolta l’intervento dei marinai israeliani si è svolto senza spargimento di sangue. I pacifisti a bordo della nave irlandese non hanno opposto resistenza e questo significa in primo luogo che se anche i turchi della flottiglia avessero fatto altrettanto, non ci sarebbe stato spargimento di sangue. In secondo luogo (se vogliamo pensar male) si può anche credere che stavolta non c’è stata  resistenza perché la precedente esperienza non è stata incoraggiante: uno sparuto manipolo di soldati è stato in grado di difendersi da una folla inferocita (come si è visto nel filmato) infliggendo perdite e non subendone. Dalla battaglia del Ghetto di Varsavia in poi bisogna ricordare che “la caccia all’ebreo non è più gratuita”.
Pare che il premier turco Recep Tayyp Erdogan ipotizzi di “partecipare personalmente a una prossima spedizione, non escludendo il coinvolgimento della Marina turca che potrebbe scortare le imbarcazioni durante la navigazione in acque internazionali”. Queste parole di Erdogan dimostrano che Israele ha probabilmente commesso un errore, espellendo immediatamente i cosiddetti pacifisti. Avrebbe dovuto trattenerli, “per indagini” e per reati più o meno fantastici, almeno per due o tre mesi: del resto l’innocente soldato Shalit non è forse detenuto da quattro anni, per la sola colpa di essere israeliano? Dopo quella pausa di riflessione  la loro liberazione sarebbe stata accolta con grida di giubilo. Se invece gli “invasori” sono subito espulsi non pagano pegno e il tentativo di violare la sovranità di Israele risulta gratuito. Erdogan personalmente sarebbe disposto a sedere in una cella con altre cinque o sei persone sei o sette settimane, per poi magari essere prosciolto con tante scuse? Israele dovrebbe prendere qualche lezione dai pm italiani.
Quanto al problema delle acque internazionali, effettivamente lo sbarco dagli elicotteri in quel luogo è stato un errore. Ma è un errore a cui è facile mettere rimedio: basta aspettare che le navi entrino nelle acque territoriali per poi addirittura sequestrarle e tenersele, se il loro viaggio è stato autorizzato dalle autorità da cui dipendono. Con questi sistemi – un soggiorno di qualche settimana a girarsi i pollici e il sequestro delle navi – a molti passerebbe la voglia di queste risibili imprese. E il premier Erdogan non farebbe il gradasso.
Infine la minaccia secondo cui le navi dei pacifisti potrebbero essere scortate dalla flotta turca è chiaramente una fanfaronata. Non che la cosa sia tecnicamente impossibile, ma incrociatori e cacciatorpediniere mai e poi mai entrerebbe nelle acque territoriali israeliane: questa sarebbe una dichiarazione di guerra che un paese serio come la Turchia non firmerebbe mai. Non certo per ragioni di pura retorica. Dunque la flotta ha il diritto di accompagnare i pacifisti dove non serve e dovrebbe poi lasciarli soli lì dove potrebbero scontrarsi con i padroni di casa.
La morale è semplice: non bisogna mai renderla troppo comoda, a chi viola le regole, diversamente le violerà ancora e ancora.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
6 giugno 2010
(1) http://www.corriere.it/esteri/10_giugno_06/israele-espulsione-pacifisti-rachel-corrie_c5df67ce-7140-11df-82e2-00144f02aabe.shtml

ALCUNE NOTE SULLA “RACHEL CORRIE”ultima modifica: 2010-06-06T19:39:08+02:00da gianni.pardo
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