LA PARTITA A TERMINI IMERESE


I fatti. Sergio Marchionne ha criticato gli operai della Fiat di Termini Imerese che hanno scioperato in concomitanza con l’incontro di calcio Italia-Paraguay, “per vedere la partita”, secondo la sua tesi.  L’industriale ha indicato il fatto come un esempio di slealtà verso l’impresa, in altri termini uno di quei comportamenti che giustificherebbero la produzione della Panda in Polonia piuttosto che nel nostro stesso Paese. Naturalmente i rappresentanti sindacali hanno protestato: le parole di Marchionne erano un insulto alla dignità degli operai. Dunque è stato proclamato un altro sciopero, stavolta di protesta.
Per scrupolo, ci serviremo dei comunicati Ansa. Ecco il primo: Ansa, 21 giugno: Fiom, sciopero e’ risposta a Marchionne – “Questa è la risposta a Marchionne”. Così il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone, commenta lo sciopero alla Fiat di Termini Imerese. “Qui c’é gente che lavora da trent’anni – aggiunge Mastrosimone – Il signor Marchionne non solo sta chiudendo lo stabilimento ma addirittura adesso cerca di screditare il lavoro degli operai”. In termini analoghi si sono espressi i giornali, dal Corriere della Sera alla Stampa a tutti gli altri, che dunque non val la pena di citare.
Ma c’è anche un interessante comunicato Ansa, del 19 giugno, cinque giorni dopo la partita del 14 giugno, che riporta la seguente notizia: ”Volgare e provocatorio”: cosi’ il segretario regionale della Fiom Cgil in Sicilia, Giovanna Marano, replicando all’Ad Fiat Giovanni Marchionne. Ieri il manager dell’azienda torinese aveva criticato lo sciopero proclamato a Termini in concomitanza con la partita dell’Italia ai campionati mondiali di calcio in Sudafrica. ”Il management locale di Termini Imerese – ribatte Marano – ha prima comunicato pomposamente di avere approntato gli schermi per dare modo ai lavoratori di vedere la partita e poi ha revocato la decisione presa”. (ANSA).
Se abbiamo capito bene – e siamo pronti a prendere nota delle precisazioni, spiegazioni e correzioni che ci saranno fornite – le cose sono andate così:
1)  La squadra italiana di calcio doveva giocare col Paraguay, in Sudafrica, e gli operai di Termini Imerese, come tutti, desideravano vederla.
2) Il management locale di Termini, qualunque cosa significhi “il management locale”, aveva promesso di montare grandi schermi perché gli operai potessero assistere alla partita.
E qui si pongono molti interrogativi: gli schermi erano previsti nei locali in cui si effettua la produzione? E come si può assistere ad una partita di calcio mentre si fabbricano automobili?
Se gli schermi non erano nelle sale in cui si lavorava, gli operai sarebbero stati pagati o no, durante le due ore in cui smettevano di lavorare e assistevano alla partita?
La sospensione del lavoro per caso danneggiava l’impresa e gli impegni di produzione?
3) De facto, secondo il comunicato dell’Ansa e le parole della segretaria regionale della Fiom, Giovanna Marano, la cosa non si è verificata. I dirigenti della Fiat hanno “revocato la decisione”, di cui prima si erano “pomposamente” vantati, e per questo gli operai hanno fatto sciopero.
A questo punto si possono stabilire dei punti fermi: o gli operai, come sostiene Marchionne, hanno fatto sciopero per vedere la partita, oppure gli operai hanno fatto sciopero perché non gli si permetteva di vedere la partita in fabbrica. Se non è zuppa è pan bagnato e comunque non si vede l’offesa alla dignità degli operai. Proprio a credere alla segretaria regionale della Fiom, tutta la materia del contendere andava a parare nella possibilità di assistere ad una partita di calcio. E per questo si è scioperato. Il fatto è vero.
Si può fare un’ultima, generosa ipotesi: sempre che qualche demente abbia veramente promesso i maxi-schermi in fabbrica, gli operai potrebbero avere veramente scioperato perché l’impresa avrebbe mancato di parola. Ma qui bisogna distinguere: se il mio debitore mi promette che mi pagherà il dovuto e poi non lo fa, ho tutto il diritto di indignarmi. Ma se un amico mi promette che mi offrirà un caffè e poi non lo fa, non avrò per questo il diritto di dargli un pugno sul muso. Dunque gli operai non potevano proclamare uno sciopero di protesta per un regalo non ricevuto. E se proprio avessero voluto proclamarlo, non avrebbero dovuto proclamarlo in concomitanza con la partita, perché questo avrebbe dato l’idea precisa – che ha comunque dato – che lo sciopero serviva esclusivamente ad andare a vedere la partita con gli amici.
Se questa è la cultura e la lealtà aziendale degli operai di Termini Imerese, non c’è da stupirsi se l’anno venturo la fabbrica chiuderà.
Se c’è qualcosa di inesatto, nei fatti narrati, si è pronti a prenderne nota. Anche perché tutto è così inverosimile che si stenta perfino a credere alla Segretaria della Fiom siciliana.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
21 giugno 2010

LA PARTITA A TERMINI IMERESEultima modifica: 2010-06-21T16:06:31+02:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “LA PARTITA A TERMINI IMERESE

  1. “gli operai hanno fatto sciopero perché non gli si permetteva di vedere la partita in fabbrica”

    E questo da dove si evince?
    Ho letto l’articolo ed arrivi ad una conclusione totalmente arbitraria e soprattutto in mala fede.

    Il sindacato ha solo fatto notare che si era pomposamente (ed è giusto ribadirlo, visto che il comunicato è stato ritrasmesso dalle principali agenzie di stampa cme un vanto di Fiat) comunicato che si allestivano gli schermi (poi sulle modalità di visione e sulle eventuali perdite produttive, credo che non sta a me od a te discuterne, visto che la Fiat è privata e se vuole fermare/non fermare la produzione è liberissima di farlo) e poi si è rimangiato la proposta… ma da nessuna parte è scritto “per questo motivo si è scioperato”.

    Se poi mi vieni a dire “è implicito” “cosi fan tutti” “si sa come vanno queste cose”… be è una tua opinione, non un dato di fatto.

  2. Caro Pardo, scioperare per le partite può effettivamente sembrare ridicolo, ma va ricordato che Termini Imerese è a tutti gli effetti in dismissione, è praticamente condanata a morte. Fu Marchionne a dire che “i rami secchi vanno tagliati” e che Termini Imerese avrebbe teminato la sua missione nel 2011.
    Quindi il rapporto di lavoro è oggi assimetrico e scomposto, praticamente un contratto a termine. Questo spiega un comportamento un po’ “allegro” delle maestranze.
    Per di più, tra una GIG e l’altra, tra una mobilità e l’altra, le Lancia Ypsilon vendute (che lì si producono) sono pochine – 3.876 a maggio – nonostante il prezzo di ingresso sia di soli 8.900 euro.
    Marchionne ha fatto propaganda, quindi, ma probabilmente lo “sciopero calcistico” gli ha fatto risparmiare qualche euro di quessli spesi nella produzione di un auto che non si vende in una fabbrica che sta per chiudere.

  3. -In Cina sfiniscono gli operai 12 ore al giorno con stipendi da vera fame, ogni tanto qualcuno si suicida.

    -Lo stabilimento di Termini Imerese, al confronto, sembra un costoso asilo infantile fuori dalla realta’.

    Possibile che non ci sia una via di mezzo dignitosa tra questi due eccessi ? Possibilissimo, basta lavorare in un paese non ********* e non tenuto sotto scacco da un sindacato *********.
    Si’, lo so, a prima vista sembra solo una battuta, ma chissa’ che sotto sotto non ci sia qualcosa di interessante da scoprire.

  4. Termini non è affatto condannata a morte, c’è un bando internazionale di riconversione e ci sono già cinque manifestazioni di interesse. Prima della chiusura prevista per il 31 dicembre 2012 c’è ancora parecchio tempo e molte cose possono accadere.

  5. Bandi, tavoli di concertazione, pellegrinaggi a Pietralcina, polveri rituali… a fine 2011 (ma la produzione sparirà molto prima) tutti i dipendenti FIAT e tutti i lavoratori dell’indotto sarnno senza reddito (sembra 2.500 persone).
    Quasi tutti loro hanno speranza di vincere il SuperEnalotto, ma questo non mitiga la drammaticità di questi loro giorni.

  6. E così la Fiom sorda ad ogni richiamo è andata incontro all’ennesima storica sconfitta. Ovviamente per i quadri sindacali non cambia nulla, anzi, dall’alto del loro stipendio sicuro e del misero spicchio potere che amministrano diranno che è stata una vittoria. Che importa se potrebbero aprirsi scenari drammatici per i lavoratori? Mica sono lavoratori loro.
    Rinaldini, un residuato dell’autanno caldo, al congresso fiom affermò che “non importa se lo sciopero conduce a risultati, il solo scioperare è un risultato”
    (infatti si sciopera anche per vedere l’Italia del pallone, che è davvero un ottimo risultato). Che Dio aiuti questi lavoratori a liberarsi una volta per tutte da gente simile.

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