QUASI SCHERZANDO

S’I FOSSI MARCHIONNE

Per chi venera il realismo come una stella polare, il referendum di Pomigliano significa puramente e semplicemente che non c’è una sufficiente maggioranza di operai disposta a promettere la pace aziendale alla Fiat. Conseguentemente, se l’impresa mantenesse quanto promesso, dovrebbe avviare la produzione della nuova Panda in Polonia e non in Campania. Ma in questo caso si sentirebbe stramaledire da un coro di voci indignate: governo, sindacati, operai, giornali, politologi, prelati, tutti direbbero che vuole affamare Pomigliano d’Arco; che tutti i sindacati avevano firmato (dimenticando che la Fiat chiedeva appunto che fossero tutti, e così non è stato); che la Fiat essa aveva preso l’impegno di investire, se il referendum avesse avuto un risultato positivo (dimenticando che essa chiedeva un autentico plebiscito, non la semplice maggioranza), ecc.
Se Pomigliano piange, Torino non ride. Problemi per tutti.
A questo punto si può giocare a fare ipotesi sul modello di quelle di Cecco Angiolieri. S’i fossi foco, s’i fossi papa, s’i fossi Marchionne.
Nei suoi panni, si potrebbe passare la patata bollente agli altri, stilando un comunicato stampa come quello che segue:
“1) La Fiat prende atto del fatto che il 36% di coloro che hanno votato nel referendum dei lavoratori di Pomigliano d’Arco, e un sindacato che rappresenta il 17% di tutti loro, non sono d’accordo  sulle condizioni di lavoro proposte. La produzione della Nuova Panda sarà dunque avviata in Polonia.
2) La Fiat potrebbe avviare questa produzione a Pomigliano se la Fiom firmasse l’accordo e se questo accordo fosse confermato dagli operai con un secondo referendum in cui i sì giungano almeno all’85%.
3) Infine l’impresa è disposta ad investire a Pomigliano alle condizioni precedenti se lo Stato si impegna, in caso di difficoltà economiche, a ripianare il deficit dell’impresa”.
In questo modo, al punto uno si mantiene quanto prospettato in precedenza; al punto due si rende chiaro che la responsabilità della mancata produzione ricade sulla Fiom e su quel 36% dei lavoratori che ha detto no; al punto tre, che se si impone ad un’impresa di operare in deficit, questo onere ricade poi sui contribuenti. Ed è bene che questi lo sappiano.
Sarebbe divertente vedere come reagirebbero, le anime belle di ogni colore.
S’i fossi Marchionne, sare’ allor giocondo…
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
23 giugno 2010

QUASI SCHERZANDOultima modifica: 2010-06-23T14:19:23+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “QUASI SCHERZANDO

  1. Ecco il problema del “pensiero forte” : quello di analizzare le cose e gli avvenimenti storici, in un eterno presente.

    Eppure fin pochi anni fa, la Fiat era l’esempio di “impresa” da non imitare…
    I 700 milioni di euro che Fiat vuole investire a Pomigliano…sono realmente suoi?

    Cominciamo da qui!
    Qualcuno ha fatto i conti di quanti incentivi ed aiuti statali ha avuto la Fiat?

    Qualcuno ha mai pensato..(e qui le colpe gravano soprattutto a sx..) se esiste nel mondo occidentale un fenomeno simile a Fiat?
    Che con l’appoggio della politica ha acquisito tutti i marchi concorrenti in uno stato nazionale …ha preteso aiuti..ed ora è qui a far valere le regole di un mercato…che fino a ieri ne ha rifiutato le regole?

  2. Dunque non dovrebbe farle valere nemmeno ora, le regole del mercato? E se il governo non l’aiutoa, come dice lei, che deve fare, chiudere, o far valere le regole del mercato?
    L’errore eventualmente è averla aiutata in passato. Ma su questo vedo che siamo d’accordo.

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