PER CONVCERE LA LOGICA NON SERVE A NIENTE

Un corrispondente mi scrive una lettera in cui si parla anche di logica e questo mi spinge, pur essendo solo un turista del pensiero, a commentare alcune sue frasi. Egli scrive: “La logica (a parte l´uso corretto delle quattro parole non, e, o, implica, ossia di negazione, congiunzione, disgiunzione e implicazione) si propone solo la conservazione, ma non la sintesi, della verità. Se le premesse sono false, come spesso sono, le conseguenze che validamente ne discendono non potranno che essere false”. E conclude: “ex falso quodlibet”, dal falso qualunque cosa.
La mia vecchia idea è che se la validità di una conclusione dipende dalle premesse giuste, e se le premesse giuste non si possono raggiungere con la logica (che al massimo, come dice il mio amioco, “le conserva”, cioè le esprime col linguaggio, con “non, e, o, implica”), la logica “come strumento scientifico” non serve a niente.
Dal momento che la non-falsità delle premesse per ogni individuo è dimostrata dalla loro evidente verità, in ultima analisi è l’evidenza (soggettiva) il criterio di verità, non la logica. La logica può “ordinare” gli elementi che ci conducono all’evidenza, ma è l’evidenza che ne prova della verità.
Se la logica, essendo astratta (si parla appunto di “logica formale”), non dimostra nulla in concreto, ed anzi si possono costruire sillogismi assurdi, è inutile studiarla se si ha lo scopo di convincere qualcuno. Dunque si può ed anzi si deve ribaltare il procedimento e dichiarare “strumento per convincere” (logica, dialettica, eristica o quello che sia) qualunque strumento che sia capace di raggiungere il risultato voluto, l’ammissione di verità da parte del contraddittore. Se l’argomento raggiunge il risultato è valido, se non lo raggiunge non è valido. Ecco perché i politici per farsi votare, piuttosto che far uso di logica, scienza ed economia, si servono di retorica, promesse, bugie, suggestioni e sentimentalismi vari: perché questi funzionano e la logica, la scienza e l’economia no. Naturalmente, se si deve convincere una persona colta e ragionevole, si dovranno usare procedimenti molto vicini alla logica come viene comunemente intesa: ma solo perché è la più adeguata a quel caso.
Scrive ancora il mio corrispondentre: “Il maggior guaio è il monismo delle ipotesi, perchè chi ha un solo figlio non vuol vederlo morire e quindi cerca conferme anzichè refutazioni”. Giustissimo. Temo però che il monismo delle ipotesi non sia un problema intellettuale. Non riguarda le argomentazioni razionali e per questo non può essere confutato. Esso dipende spesso dall’adesione di tipo religioso ad un’idea di base, dinanzi alla quale tutte le altre devono inchinarsi, e che conduce a dichiarare pregiudizialmente invalide tutte le ipotesi che la contraddicono. Avviene con i credenti, avviene con i comunisti, avviene perfino con i tifosi di calcio.
Nel momento in cui si stabilisce questa adesione ad un dogma centrale, ogni discussione al riguardo viene vista come un pericolo (se si teme che gli argomenti siano validi) o come un’indecenza (se si rigettano gli argomenti di contestazione di primo acchito). L’individuo portatore di dogma ha un atteggiamento preconcetto di favore per ogni frase o idea che lo confermi nella sua idea e un atteggiamento preconcetto di rigetto per ogni frase o idea che la contrasti. Giustamente Richard Feynman (uno scienziato americano) afferma: “The first principle is that you must not fool yourself – and you are the easiest person to fool”, “il principio fondamentale è che non dovete autoingannarvi, anche perché siete la persona più facile da ingannare”. Chi ha una sola idea non solo ne ha solo una, ma è disposto ad autoingannarsi per mantenerla.
Interessante è poi la famosa citazione di Feynman: “I believe that a scientist looking at nonscientific problems is just as dumb as the next guy”, credo che uno scienziato che si occupi di problemi non scientifici sia tanto cretino quanto il primo che potremmo incontrare. Queste sono parole preziose. Quando si sente intervistare sull’ecologia un premio Nobel per la fisica (Rubbia) o sulla politica un Premio Nobel per la biologia (Levi Montalcini), viene da ridere. La competenza in un campo non si estende agli altri campi. Uno scienziato può raggiungere risultati di alto livello perché il suo campo di competenza non interferisce con la sua affettività. Infatti, se a quello stesso grande scienziato si chiede un parere su un argomento emotivamente coinvolgente, si possono ottenere risultati ben poco scientifici. È questa la ragione per la quale i medici non curano i propri familiari e gli avvocati non si difendono da sé. Ed ecco perché è stupido credere che si possa provare l’esistenza di Dio facendo notare che ci credeva anche un genio come Einstein
Gianni Pardo

PER CONVCERE LA LOGICA NON SERVE A NIENTEultima modifica: 2010-08-25T13:28:37+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “PER CONVCERE LA LOGICA NON SERVE A NIENTE

  1. “uno scienziato che si occupi di problemi non scientifici (è) tanto cretino quanto il primo che potremmo incontrare” è un’ affermazione che mi risulta indigesta. Lasciando stare il genio, che potrebbe avere una mente diciamo “deformata”, mi risulta difficile credere che una persona intelligente (un buono scienziato, un grande matematico), possa poi dimostrarsi un cretino se, per esempio, parla di teologia. Certo esistono casi che lasciano perplessi. So che Newton si dedicò molto all’alchimia, ma tenderei a giustificarlo dato il periodo in cui visse. Se, per esempio, qualcuno mi dicesse che Pardo crede agli angeli custodi e che lo dobbiamo “giustificare” perchè questo non è il suo campo, beh il mondo mi crollerebbe addosso. Cordialmente.

  2. Caro Pardo,
    ho riletto un po’ di volte questo testo, che ha messo alla prova la mia logica.
    Comunque mi sollecita (solletica) un commento.
    Credo che la logica sia una scienza della “classificazione”, non della comprensione, e nemmeno del convincimento (altrui). Un sistema di regole logiche proietta in uno spazio semplificato (vero o falso) le molteplici possibili configurazioni di un fenomeno di qualsivoglia complessità; questo permette di costruire una-tantum un “filtro” utilizzabile in modo semplice nell’analisi di situazioni analoghe.

    Vero è che la logica appare come una di quelle scienze, a mio modo di vedere, autoreferenziali: la loro ipertrofica formalizzazione è utile a professori e a case editrici … come la semantica, che in alcuni campi di applicazione arriva persino a scomodare l’entropia.

    Comunque, mi pare che l’ecologia possa essere affrontata scientificamente (è energia, chimica, biologia, tecnologia) e la politica, su queste pagine, Pardo prova sempre ad affrontarla scientificamente (a parte qualche piccolo coinvolgimento emotivo).

    Detto questo, non so se siamo d’accordo oppure no!

    Saluti

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