PERCHÉ SI DISCUTE DI LEGGE ELETTORALE

È stato detto e ripetuto che discutere della legge elettorale è una commedia dell’assurdo o – se si vuole – un modo di fare i conti senza l’oste, dal momento che la coalizione di maggioranza non ha interesse a modificarla. Essa potrebbe, volendo, concedere che i candidati siano eletti dai cittadini ma sarebbe sciocca se accettasse l’eliminazione del premio di maggioranza: che è proprio ciò che la minoranza amerebbe ottenere.
Naturalmente, se la minoranza riuscisse a divenire maggioranza in Parlamento, potrebbe cambiare la legge a propria guisa. Ma se ci riuscisse, perché dovrebbe poi modificare un sistema che la favorisce? Infatti il governo Prodi, in due anni, non pensò mai di modificare la legge elettorale. Il serpente si morde la coda.
Questa l’innegabile realtà. E allora come mai si discute tanto di sistemi elettorali? Come mai la minoranza ne parla instancabilmente, indicando soluzioni e sollevando obiezioni ai vari progetti, come se il problema fosse quello di arrivare ad una proposta unitaria e come se il Parlamento se ne dovesse occupare fra un mese?
La ragione è che la minoranza attualmente è disperata: nel senso etimologico che non ha speranze. Se regge l’asse Berlusconi-Bossi, il centro-destra sembra imbattibile. Fra l’altro, anche se conseguisse una vittoria risicata, con l’attuale sistema quanto meno alla Camera avrebbe vita facile (come avvenne al governo Prodi). Per questo si esamina tanto attentamente la legge elettorale.
Il premio di maggioranza va “al partito o alla coalizione” che ha più voti. Se il Pd avesse più voti di tutti, per esempio il 36% contro il 34% del Pdl, otterrebbe da solo il 55% dei seggi alla Camera. Ma è probabile, questo? No. E allora ecco la necessità di formare una coalizione, per esempio con l’Idv ed altri. Ma naturalmente il Pdl, per non correre rischi, farebbe altrettanto, associandosi con la Lega, con Casini, con Lombardo o perfino con Fini e Storace. Di fatto dunque il premio di maggioranza non va “al partito più votato” ma “alla coalizione più votata”. Questo ha delle conseguenze.
Mentre un partito autonomo chiede i voti in base al proprio programma e mantiene, anche dopo le elezioni, la propria libertà di manovra, se entra in una coalizione contrae l’obbligo morale di mantenere l’alleanza. Oggi se la Lega litigasse col Pdl e volesse formare una nuova maggioranza col Pd, sarebbe accusata di avere tradito gli elettori: “Ti abbiamo votata perché alleata col Pdl, non ti avremmo votata se fossi stata alleata col Pd”. Col rischio di penalizzarla molto pesantemente alla prima occasione elettorale.
E qui si ritorna al comportamento della sinistra che, essendo disperata, si rifugia nel sogno: Pdl e Lega, rossi di vergogna per essere stati eletti con una legge “che è una porcata”, la cambiano e ne approvano una che abolisce il premio di maggioranza. Poi cade il governo e si va a nuove elezioni, tutti i partiti si presentano separatamente e dopo le elezioni non c’è, come oggi, una maggioranza precostituita, ma il caos. Non si sa come e con chi formare un nuovo governo. I partiti però hanno mano libera riguardo alle alleanze (non essendo legati a impegni assunti prima delle elezioni) e il Pd a questo punto potrebbe mettere insieme i partiti che ci stanno, per formare il governo con una formula non molto diversa da quella dell’ultimo governo Prodi. Fu un fallimento? Non riuscì a governare? Ha lasciato un brutto ricordo? Tutto quello che si vuole, ma la sinistra andò al governo ed è quello che importa.
Il messaggio che si ricava dal bailamme giornalistico e dottrinario di queste settimane è semplice. La sinistra dice alla destra: “Per favore, sia pure andando contro il tuo interesse, fai una legge che renda confuso il risultato elettorale, in modo che noi possiamo tornare al governo. Magari per non potere poi governare: ma è sempre meglio che stare all’opposizione”.
E uno pensa a quei gatti che, visto un uccello su un ramo troppo alto, miagolano amorevolmente come per dirgli: “Ma perché stai tanto in alto? Lo sai che lì non posso arrivare con un salto! Suvvia, scendi più in basso. Te lo chiedo con la massima cortesia, anzi affettuosamente, scendi dove io possa afferrarti con un salto e mangiarti. Per favore!”
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
31 agosto 2010

PERCHÉ SI DISCUTE DI LEGGE ELETTORALEultima modifica: 2010-09-01T11:32:41+02:00da gianni.pardo
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