I PROBLEMI DEL FUTURO

Oggi è di moda preoccuparsi del futuro. Non solo del proprio: di quello dell’umanità. E questo è qualcosa di nuovo. Per milioni di anni sopravvivere è stato difficile. Si è morti troppo giovani per occuparsi del domani. Il nostro è invece un mondo prospero e riflessivo il quale non fa che paventare grandi fenomeni: l’immigrazione dai Paesi poveri (in particolare islamici); la fine del petrolio; i mutamenti climatici; la fame nel mondo; la sovrappopolazione; la proliferazione nucleare; la biodiversità; l’antropizzazione del pianeta ed altro ancora. Né si può dire che questi fenomeni siano frutto di immaginazione: chi ha ottant’anni è nato in un mondo in cui l’umanità era più o meno un terzo di quella attuale e dunque l’esplosione demografica è tutt’altro che una fantasia.
I vecchi però, a meno che non si credano immortali, si preoccupano per gli altri: loro moriranno prima che uno qualunque di quei problemi possa toccarli personalmente. I grandi mutamenti non riguarderanno la maggior parte degli adulti attuali: riguarderanno i loro figli e i loro nipoti. Dunque – pensano in molti – si ha il dovere di lasciar loro una casa abitabile. Non sarebbe bello dire ancora una volta “Après moi le déluge”. Ma qui sorge qualche obiezione.
Innanzi tutto, la preoccupazione del futuro non è di tutti. Molti si disinteressano di questi problemi (i cinesi dell’ecologia, per esempio); altri non ne sono neppure informati (gli analfabeti dei Paesi arretrati); altri infine (e sono la maggior parte) sono troppo poveri per pensare a tutto questo. Dunque non è detto che si riesca a predicare questa crociata ad un numero sufficiente di orecchie.
In secondo luogo, quand’anche si riuscisse a farsi sentire da molti, un conto è far capire una cosa in teoria, un’altra metterla in pratica. Si può ripetere a tutti che il petrolio è una risorsa limitata: non se ne crea più e quello che c’è fatalmente finirà; si può insistere ed insistere sul fatto che bruciarlo è da dementi e che bisognerebbe usarlo per le sue altre mille applicazioni: ma chi è disposto a rinunciare all’automobile? “D’accordo, il petrolio presto finirà, ma ora, scusatemi, devo fare un salto in macchina per andare a comprare il giornale”. Se, per imporre il risparmio, si portasse il prezzo della benzina a cinque euro al litro, il coro di proteste sarebbe assordante.
Si sarebbe tentati di dire che non c’è più nessuna speranza. Ma forse non è così. L’uomo saggio cerca di condurre una vita sana ma anche lo sventato, quando si ammala, cerca di curarsi. Una cosa è sapere che il fumo può causare il cancro, un’altra è sentirsi dire: “Bisogna vedere meglio che cos’è questa macchiolina nel polmone”. Nel momento in cui i problemi diverranno veramente attuali l’umanità probabilmente reagirà diversamente. Se oggi, per certe soluzioni, si hanno obiezioni morali, nel momento in cui si sentirà veramente la necessità di evitare un disastro non se ne parlerà nemmeno. A nessuno piace denudarsi dinanzi ad un estraneo ma lo facciamo tutti se appena il dottore dice: “Si spogli”.
Un assaggio si è avuto con la campagna demografica in Cina. Se lo Stato ci dice quanti figli dobbiamo avere, è una grave limitazione della libertà. Ma quando si è un miliardo e trecento milioni di persone, si comincia a pensare che lo Stato non solo può dircelo ma deve dircelo. In Paesi come l’Italia, a frenare l’incremento demografico è addirittura bastato il costo del metter su casa.
Forse l’umanità non sarà salvata dalle nostre virtuose preoccupazioni ma dalla necessità di adottare provvedimenti divenuti indispensabili: coloro che minacciano l’Occidente dovrebbero stare attenti. Finché ci si potranno permettere i bei sentimenti dell’accoglienza, della tolleranza, del rispetto degli altrui costumi, gli andrà bene. Il giorno in cui la nostra società dovesse sentirsi veramente in pericolo, ci sarà da compiangere chi non ne fa parte.
Per l’energia, a meno che non si realizzi la fusione nucleare, forse un giorno si obbligherà la gente ad andare di nuovo in giro a piedi, per chilometri, come tutti hanno fatto per milioni di anni.
I rimedi ai problemi sono visti in modo diverso secondo la loro attualità. Nessuno ama l’idea di vedersi tagliar via un piede. Ma se quel piede va in gangrena, addirittura paghiamo perché qualcuno ce lo amputi.
Solo noi vecchi moriremo certamente con tutti e due i nostri piedi.
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
15 ottobre 2010
Le contestazioni argomentate sono gradite e riceveranno risposta.

I PROBLEMI DEL FUTUROultima modifica: 2010-10-15T09:29:00+02:00da gianni.pardo
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