CASA DI MONTECARLO: FORSE ARCHIVIAZIONE

Il Corriere della Sera (1) riferisce che, “secondo fonti giudiziarie” i pm di Roma avrebbero richiesto al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione del procedimento nel quale sono indagati per truffa Gianfranco Fini e il sen. Francesco Pontone. Strano questo particolare – che prima non era stato rivelato – secondo cui i due sono indagati: deve essere che ogni tanto, quando serve, il segreto istruttorio funziona.
Nessuna truffa, dunque. Pare che i magistrati (stavolta il segreto istruttorio non ha funzionato) abbiano affermato che: “Qualsivoglia doglianza sulla vendita a prezzo inferiore non compete al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile”. Cominciamo dunque col chiederci: si è avuta, questa vendita, a prezzo inferiore a quello di mercato?
Sempre secondo il Corriere, sulla base di ciò che afferma la Chambre Immobilière Monégasque, “il valore dell’immobile era triplicato al momento dell’alienazione rispetto a quello dichiarato a fini successori, 273mila euro”.
Cominciamo allora col fare una elementare moltiplicazione: 273.000 per 3 fa 819.000 €. Questo significa che Fini ha dato mandato a Pontone di vendere l’appartamento di Montecarlo per 519.000 € meno del suo valore di mercato. La somma (che sarebbe dovuta entrare nelle casse di An) è stata fruita, come valore, dalla società offshore Printemps: una società che Fini dichiara di non conoscere neppure. Si tratta dunque di una sostanziale beneficenza in incertam personam.
L’appartamento, per misteriose ragioni, è stato venduto per un prezzo che corrisponde al 36,63 % del suo valore e non ha influenza l’accenno alle “condizioni fatiscenti” dell’appartamento: sia perché ciò è affermato sulla base di vaghe testimonianze, sia perché la ristrutturazione di un appartamentino di poco più di sessanta metri quadrati non ha per nulla un costo che si possa avvicinare nemmeno lontanamente alla somma di 519.000 €. Questo genere di lavori a Montecarlo di solito li fanno i frontalieri italiani, e con cinquanta-sessantamila euro un trivani di quel genere lo si rimette a nuovo.
Ci si potrebbe chiedere come mai i pm si siano limitati alla dichiarazione di una Camera Immobiliare piuttosto che richiedere una perizia sulla base del mercato. La risposta potrebbe essere questa: dal momento che l’appartamento è stato venduto al massimo ad un terzo del suo valore, poco importa che valesse non tre volte, ma quattro o cinque volte tanto: se ci fosse stato reato, sarebbero bastate tre volte; se non ci fosse stato non sarebbero bastate dieci volte. Dunque, ai fini penali, basta la valutazione della Chambre Immobilière.
Torniamo allora al punto di diritto: per i pm vendere a sconosciuti un bene per il 36% del suo valore, col risultato finale che di esso dispone una persona quasi di famiglia, non costituisce truffa. Né truffa né, a quanto pare, nessun altro reato. Il ragionamento è valido ma ad un’unica condizione: che il bene appartenga a chi vende. Ché anzi, volendo, uno il proprio bene lo può anche regalare. Ma se appartiene ad altri? E l’appartamento era forse di proprietà di Gianfranco Fini? E se io svendo un bene non mio, con danno del proprietario, e alla fine ne beneficia una persona per la quale ho simpatia, è possibile che non sorga nessun sospetto? E siamo sicuri che non ci sia nessun reato se, amministrando il bene di un terzo, io lo danneggio volontariamente e gravemente, sottraendogli più di un miliardo di vecchie lire? Perché 519.000 € sono 2.500 € in più di un miliardo di lire.
Ma i magistrati lasciano la porta aperta all’azione civile. Infatti, nel momento in cui è stabilito che, quanto meno, c’è stato un danno patrimoniale per il partito proprietario, chi oggi lo amministra può richiedere agli indagati Fini e Pontone di risarcire la differenza (519 €) fra il prezzo incassato e il valore affermato dalla Chambre Immobilière. Sempre che il perito d’ufficio non accerti un valore parecchio maggiore. E che cosa penseremo di un uomo politico, tanto sensibile ai problemi di correttezza e legalità, che sarà condannato a risarcire un danno così grande ad un organismo che era a lui affidato, e di cui si è dimostrato un amministratore quanto meno poco oculato e forse non disinteressato?
Rimane una legittima curiosità. Sarebbero stati altrettanto longanimi, i pm di Milano, se imputato fosse stato Silvio Berlusconi? Ma già, Berlusconi non posa a difensore dei magistrati:  sono cose che si pagano.
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
26 ottobre 2010
Le contestazioni argomentate sono gradite e riceveranno risposta. Mi scuso per qualche goffaggine, l’articolo è stato scritto “sul tamburo” e non mi rimane tempo.
(1)http://www.corriere.it/politica/10_ottobre_26/casa-montecarlo-fini-pm-archiviazione_74e41568-e116-11df-b5a9-00144f02aabc.shtml

CASA DI MONTECARLO: FORSE ARCHIVIAZIONEultima modifica: 2010-10-26T20:07:57+02:00da gianni.pardo
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