FINI HA BISOGNO DI UNA LEGGE AD PERSONAM

In questi giorni uno dei protagonisti della vita politica è Gianfranco Fini. Fonda un partito  (o no?), dice peste e corna di Silvio Berlusconi (o lo sostiene fino alla fine della legislatura?), parla di buttare giù il governo (ma non gli ha appena votato la fiducia?), soprattutto dice che il suo gruppo (o movimento? o partito?) non voterà più leggi ad personam a favore del leader del Pdl. Ebbene, l’ironia della situazione è che di una di queste leggi avrebbe bisogno proprio lui.
Il Presidente della Camera è iscritto nel registro degli indagati per truffa aggravata. La cosa non piace ai magistrati inquirenti di Roma al punto che hanno operato per mesi senza quell’iscrizione e l’hanno effettuata il giorno stesso in cui hanno richiesto l’archiviazione del procedimento al giudice per le indagini preliminari. Il che corrisponde a dire: “Per mesi abbiamo fatto indagini, abbiamo richiesto dati all’estero con rogatorie, abbiamo interrogato testimoni, senza accorgerci che in questa faccenda era implicato Gianfranco Fini. Ma stamattina ce ne siamo accorti. Lei comunque, per favore, lo tolga da quella lista e gli chieda scusa per il disturbo. Anche perché, secondo le stesse teorie giustizialiste dell’interessato, chi è indagato dovrebbe dimettersi: e lui non ne ha nessuna voglia”.
Ora immaginiamo che al contrario i due pm di Roma fossero ostili a Fini. Sin dal primo momento l’avrebbero iscritto nel registro degli indagati. Poi l’avrebbero convocato in Procura per un primo, un secondo, un terzo interrogatorio, ogni volta avvertendo prima le televisioni. Poi avrebbero incaricato dei periti d’ufficio per stabilire il valore dell’appartamento (quattro o cinque volte il prezzo pagato). Poi avrebbero incaricato un perito grafologo d’ufficio per vedere se le firme del locatore (la Timara ltd) e del conduttore (Giancarlo Tulliani) sono state apposte dalla stessa persona, risultando così provato giudizialmente che Tulliani è il proprietario della Timara, ecc. Prima ancora di passare il fascicolo al gip, il capo di Fli sarebbe stato massacrato.
Continuando l’ipotesi, questo è addirittura possibile al futuro. Il gip, invece di accogliere la richiesta di archiviazione, potrebbe rinviare l’accusato a giudizio. E come potrebbe un Presidente della Camera e capo di un partito che predica etica e legalità rimanere al suo posto, mentre è a giudizio per truffa aggravata?
Non sta ai lettori di giornali stabilire la colpevolezza o l’innocenza del prossimo e infatti qui si vuole indicare un altro problema. Ammettiamo che Fini sia del tutto innocente e ammettiamo che il gip lo odii. Sarebbe giusto che un singolo uomo, un magistrato che è tale per un concorso vinto, abbia il potere di rinviarlo a giudizio, stroncandone la carriera e cambiando d’autorità il quadro politico italiano?
E ammettiamo al contrario che sia del tutto colpevole: sarebbe giusto che un singolo uomo, un magistrato che è tale per un concorso vinto, solo in omaggio alle proprie convinzioni politiche, gliela faccia passare liscia, con un favoritismo di cui Berlusconi non ha mai beneficiato?
E facciamo una terza ipotesi, di scuola, questa. Se il magistrato fosse incerto, come potrebbe decretare serenamente l’archiviazione o il rinvio a giudizio, conoscendo le immense conseguenze politiche della propria decisione? Ecco il punto. Non è normale che la vita politica di un Paese democratico sia sottoposta all’alea del giudizio e delle opinioni politiche di un singolo magistrato e non è nemmeno giusto caricare un singolo di una simile responsabilità.
La legge ad personam di cui Gianfranco Fini avrebbe bisogno non è neppure da inventare. È già stata scritta, approvata ed applicata per decenni: è l’articolo 68 della Costituzione Italiana. Però quale era fino ai primi anni Novanta del secolo scorso. Quell’immunità, nata con la Rivoluzione Francese, non era una norma ad personam. Era una norma nata dall’esigenza di non far dipendere l’esistenza di una personalità politica dal buon volere o dalla malevolenza di un singolo funzionario irresponsabile: irresponsabile nel senso che può provocare immensi danni senza pagare per il mal fatto. Si immagini che Fini sia innocente e il funzionario lo rinvii a giudizio per truffa aggravata solo per danneggiarlo. Il giorno in cui – fra mesi o anni – Fini fosse assolto, quel funzionario potrebbe sempre dire: “Ho fatto il mio dovere. Ho chiesto ai colleghi giudicanti di certificare solennemente la colpevolezza o l’innocenza dell’accusato”. Traduzione: “Ho tirato la pietra e poi, come mi consente di fare la legge, ho nascosto la mano”. E nel frattempo, con un tratto di penna, avrebbe cambiato la vita politica italiana.
Tutto questo è assolutamente evidente ma non piace alla sinistra. E dunque non è vero. Come è assolutamente evidente che il caso e i sospetti sono del tutto analoghi per Berlusconi: ma neanche questo piace alla sinistra. E dunque neanche questo è vero.
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
8 novembre 2010
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FINI HA BISOGNO DI UNA LEGGE AD PERSONAMultima modifica: 2010-11-08T07:56:00+01:00da gianni.pardo
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9 pensieri su “FINI HA BISOGNO DI UNA LEGGE AD PERSONAM

  1. Dalla denuncia contro ignoti, iscritta nel registro delle notizie di reato, scaturisce l’indagine preliminare, protetta dal segreto istruttorio, tendente a comprendere i fatti e, eventualmente, individuare indagati.
    Il “focus” sull’indagato (che resta ancora segreto) fa fare un passo avanti al procedimento investigativo.
    Si dovesse scoprire, ad esempio, che chi ha compiuto l’atto sia nel frattempo deceduto, o sia irresponsabile, o che l’atto nello specifico contesto non sia reato, la notizia di reato verrebbe archiviata.
    Per il nostro scrivere qui, lei ed io, con estrema naturalezza, senza conseguenza alcuna, potremmo essere finiti molte volte sotto indagine senza saperlo.

  2. Una sola domanda: perché i magistrati hanno interrogato Pontone, che ha affermato di avere ricevuto da Fini l’ordine di vendere, e non hanno interrogato Fini, che ha dato a Pontone l’ordine di vendere?

    E se indagavano su Pontone, al punto da interrogarlo, come mai non indagavano su Fini?

    E se indagavano su di loro, perché non li hanno inscritti nel registro degli indagati?

    E se non andavano iscritti nel registro degli indagati, perché ve li hanno iscritti l’ultimo giorno?

    Posso essere un filo ironico, alla fine? Divertente il suo accenno al segreto istruttorio.

  3. Se vogliamo parlare delle fughe di notizie “provvide”, delle violazioni, delle inchieste spettacolo e di altre nefandezze io ci stò, ma ‘sta volta le cose hanno funzionato come dovremmo sperare che avvenga sempre.

  4. Per puro caso?

    E comunque, mentre il rispetto del segreto istruttorio è sempre da plaudire, come spiega che, pur di salvaguardarlo, si sia stati disposti a non compiere l’atto d’ufficio?

    Mi spiego: il dovere era quello di iscrivere Fini nel registro degli indagati e non farlo sapere in giro.

    La prassi è stata quella di dirlo ai giornali e alle televisioni prima ancora di inviare la comunicazione all’interessato (ricorda l’avviso a Berlusconi, mentre era a Napoli?)

    Qui si è avuta la terza soluzione: non iscrivere la persona nel registro (come se fosse un optional) pur di evitare la fuga di notizie. Complimenti.

    Ma questo, mi pare di capire, per lei è avvenuto per caso. L’imprevedibile, imperscrutabile Caso che domina le nostre vite.

  5. Già, lo stesso imperscrutabile caso che, se ci fosse stato Berlusconi al posto di Fini, avrebbe condotto i PM ad iscriverlo subito nel registro degli indagati. E a diffondere subito tutti gli atti del procedimento ai media.
    Perché si sa che della nostra magistratura tutto si può dire tranne che sia imparziale.
    L’accanimento giudiziario dei nostri giudici militanti ha dato luogo nel corso degli ultimi anni a ben 23 procedimenti giudiziari contro il presidente del consiglio, di questi ben 21 si sono già conclusi con una sentenza a lui favorevole. Non credo sia necessario aggiungere altro.

  6. “le cose hanno funzionato” ? Ma dove?
    Hanno funzionato nel senso che i magistrati hanno indagato su fini e compagni solo per qualche ora.
    Capisco non abbiano trovato nulla in due ore … forse neanche il caffè di metà mattina.

    E capisco che la mafia, (e’ mia opinione che i ricatti politici, il facilitare la “famiglia” ecc. siano paragonabili a un tipo di mafia), riesca a vivere nonostante gli arresti degli ultimi mesi e i sequestri di qualche miliardo di euro.

    Come riesce a dire che le cose hanno funzionato?

    Che idea ha l’opposizione dello stato? e una magistratura che applica le leggi come vuole, quando vuole?

    Solo per tirare giù il berlusca ci si allea con la mafia o si fa come la mafia?

    un saluto
    Paolo

  7. Nella recente convention a Perugia, di cui ho ascoltato solo il manifesto “recitato” da Luca Barbareschi, il Sig. Fini, che disistimo profondamente, vuole lanciare come nuovo un vecchio e ormai spolpato cliché politico fatto di vuote e retoriche parole. Nel manifesto si dice “Noi vogliamo un’Italia del merito, senza privilegi, caste e rendite di posizione, dove tutti abbiano uguali opportunità e vengano premiati i più capaci.” Quel noi sottintende ovviamente loro, i soliti furbi, non dimentichiamo che il sig. Barbareschi giustificava le sue numerose assenze in Parlamento perché impegnato in uno show televisivo molto più remunerativo di quelle 4 lire (ben 23.000 euro) da parlamentare.
    Che fosse una sceneggiata lo si capiva anche dal tocco melodrammatico dell’interruzione nella lettera per la troppo commozione, ma mi faccia il piacere…
    Ultimo tocco poi la richiesta di dimissioni ma con che coraggio Fini, un vero trasformista, che si doveva dimettere non appena si fosse appurata la proprietà a Tulliani della casa di Montecarlo ed invece è ancora lì, con una carica molto importante ma non super partes, chiede le dimissioni ad altri? Ma mi facciano il piacere!
    Ivana

  8. Cara Ivana e carissimo professore:

    il fatto che esistano elementi come Fini e i suoi non mi stupisce, ci sono e ci saranno. Mi stupisce invece che nel 2000 e passa ci siano ancora persone che ci vanno dietro, e che riescano ancora a stare a galla nel mondo politico del nuovo millennio.

    Prima o poi le elezioni verranno e se tanto mi da tanto, spariranno dalla circolazione. Speriamo in bene.

    MF

  9. Ringrazio per i commenti e confesso che condivido l’indignazione che trasuda da alcuni di essi.

    Interessante la domanda di Mari Ferraro. Perché alcuni vanno dietro a figure come Fini? La risposta è complessa e forse io non la conosco. Ma direi che la politica è il campo dell’emotività e dell’interesse. Si può dunque seguire Fini perché va contro Berlusconi (emotività) o perché si spera di lucrare qualcosa che Berlusconi non ha dato (politici senza incarichi o prebende).

    Mentre personalmente ho tendenza a disprezzare l’emotività, non disprezzo l’interesse. Ma mi sembra che Fini e compagni non l’abbiano identificato bene. E mentre non disprezzo il traditore che ci guadagna, per il traditore che forse non ci guadagnerà nulla…

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