QUELLO CHE SAPPIAMO DELL’ATTUALE SITUAZIONE POLITICA

Gli estranei, coloro per i quali il sottoscritto è solo un nome e un cognome, non si porranno certo interrogativi, sul mio silenzio. Ma agli amici intendo spiegarlo e posso farlo citando Wittgenstein: “”Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen”, “Di ciò di cui non si ha la possibilità di parlare, è obbligatorio tacere”. Per come l’ho interpretata io, la frase invita a non sentirsi obbligati a riempire con le parole il vuoto delle idee e delle certezze.
Il consiglio è particolarmente indicato in questi giorni di confusione politica. La realtà pone solo interrogativi. Durerà, il governo? Fini lo farà cadere? Oppure lo sosterrà in modo attualmente imprevedibile? Berlusconi provocherà la crisi oppure ingoierà tutti i rospi possibili, pur di continuare a galleggiare? Riuscirà a governare o no? E cadendo il governo, che cosa seguirà? Un altro governo Berlusconi? Un governo “purchessia”? O si andrà ad elezioni anticipate? E se sì, quando? E quali coalizioni si formeranno? Con chi andrà Fini? Per caso l’Udc entrerà in coalizione col Pdl e la Lega? Non si finirebbe mai.
È qui che interviene Wittgenstein. A che scopo prevedere l’imprevedibile, a che scopo far finta di sapere quello che non si sa, quello che nessuno sa?
Con questo non si condannano i giornali e i più famosi commentatori. I giornali sono imprese industriali e devono uscire ogni giorno. Hanno un numero prestabilito di pagine che saranno tutte riempite, dal primo rigo in alto a sinistra all’ultimo rigo in basso a destra. Qualcosa devono pur dire, anche rispetto a ciò di cui sarebbe obbligatorio tacere, magari contraddicendo quello che dice un altro quotidiano, magari contraddicendo quello che loro stessi hanno detto il giorno prima.
Ma se questa è la necessità imprescindibile (e alimentare) dei media, non altrettanto può dirsi per i commentatori indipendenti. Questi quasi nessuno li legge ma, in compenso, nessuno li paga.
Noi non abbiamo dunque nessun dovere e possiamo per questo offrire agli amici un conforto. Non sono loro che non capiscono niente degli avvenimenti attuali: non ci capisce niente nessuno. Tutti aspettiamo gli sviluppi della situazione. È perfino possibile che non ci capisca niente nemmeno Gianfranco Fini, il principale colpevole del caos. Il poveraccio si trova nella situazione di Pajetta, sessant’anni fa, quando occupò la Prefettura di Milano, telefonò la grande notizia a Roma e si sentì chiedere da un ironico Palmiro Togliatti: “E ora che te ne fai?”
Si potrebbe anzi stabilire un parallelo con Macbeth. Non basta avere il coraggio di assassinare Duncan a tradimento, bisogna avere la capacità di amministrare il misfatto fino a beneficiarne. Oggi ha detto, coraggiosamente: “Berlusconi deve rassegnare le dimissioni e aprire la crisi di governo. Se non si dimette noi andremo fuori dal governo”. Sembra chiaro, vero? Eppure nessuno ormai gli crede. Del resto, perché lui e i suoi avrebbero votato la fiducia al capo del governo, ancora alla fine di settembre, se questa era la loro intenzione? Gli è veramente passato il terrore di una campagna elettorale in cui sarebbe facile buttargli in faccia la parola “traditore” in tutte le tonalità previste dal setticlavio?
Non bisogna contare su nessuna ipotesi. Veramente non si sa niente. Veramente tutti aspettiamo i fatti, inclusi i protagonisti.
Per quanto riguarda la comprensione della realtà, se essa fosse chiara e non li capissero i giornalisti, la colpa sarebbe certamente loro. Ma qui le colpe maggiori le hanno i politici. La loro impenetrabilità è una notevole colpa. Anche se la politica riguarda tutti, perché tutti viviamo in Italia, il popolo le dedica un’attenzione molto limitata e proprio per questo essa deve essere semplice. I gialli vogliono questo, i rosa vogliono quest’altro, io la penso come i rosa e voterò per loro. Non si va, non si deve andare molto oltre.
I discorsi complicati, le analisi politologiche erudite, le discussioni fra competenti nelle “stanze piene di fumo”, come si diceva una volta, non solo suonano incomprensibili alla gente, ma finiscono con l’allontanarla. È questo uno dei motivi della perdita di velocità del Pd: nessuno sa più che cosa vuole. Certo, desidera buttare giù Berlusconi e andare al potere, ma per fare che cosa?  Lo stesso Cavaliere ha avuto successo perché ha sempre parlato chiaro ed ha proposto programmi quasi elementari, al livello di “aboliremo l’ICI”. Un programma di nemmeno tre parole. Ma questo merito della chiarezza, attualmente non l’ha più. O per volontà sua, o perché a ciò lo obbligano i suoi, è invischiato nella melma quanto gli altri.
Non ci rimane che pensare ad altro. Il Grande Fratello, per alcuni, il cinema, per altri, un buon libro, per altri ancora. Ai politici si avrebbe voglia di dire: “Fateci un segnale, quando tornate”.
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
7 novembre 2010
Le contestazioni argomentate sono gradite e riceveranno risposta.

QUELLO CHE SAPPIAMO DELL’ATTUALE SITUAZIONE POLITICAultima modifica: 2010-11-07T14:46:17+01:00da gianni.pardo
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