RIDENDO, LEGALITA’ E GIUSTIZIA

C’è una storiella (1) che, oltre ad essere divertente, può servire come dimostrazione di una tesi.
Un anziano racconta:  Mi chiedono come passi il tempo, da pensionato. Ebbene, l’altra mattina sono andato in centro per ritirare un orecchino di mia moglie. Uscito dal negozio, cinque minuti dopo, ho trovato un vigile stava già compilando il verbale per divieto di sosta. Gli ho detto: “Suvvia, sono solo cinque minuti! Potrebbe essere gentile con un pensionato…” Ma il vigile continuò a scrivere, senza degnarmi di uno sguardo. Allora cominciai a dirgli che era senza cuore; che era inopportuno; che faceva male il suo lavoro; che il Municipio avrebbe dovuto vergognarsi di gente come lui. Quello alzò gli occhi, mi guardò una sola volta, poi guardò le gomme, e cominciò a scrivere un secondo verbale perché il battistrada era consumato. Allora alzai la voce e cominciai ad accennare a sue evidenti insufficienze mentali… E quello scrisse un terzo verbale per targa sporca. La faccio breve: io continuai a dirgli il fatto suo, a voce sempre più alta, e lui a scrivere verbali. Quando il parabrezza fu quasi coperto di carta, mi allontanai, dicendo a me stesso: “Che fortuna che oggi sia venuto in centro con l’autobus!”
La legalità impone (obbligatorietà dell’azione penale) che un vigile verbalizzi tutte le contravvenzioni. Se dunque un’automobile svolta a sinistra senza segnalarlo, passa col rosso, ha un fanalino spento, la targa sporca, una ruota liscia, non ha l’assicurazione, non ha proceduto alla periodica revisione, ed ha anche suonato il clacson per chiedere strada,  è legale che il vigile contesti al guidatore queste otto violazioni, e ritiri anche la sua patente, se del caso. Ma in realtà, se un automobilista passa col rosso, il vigile verbalizza questa violazione senza dare uno sguardo agli pneumatici e senza badare allo specchietto retrovisore rotto. Non stiamo a dire se faccia bene o male, ma così va il mondo; non c’è il tempo di multare tutti per tutto.
Ma se è così, il vigile che multava il vecchietto della barzelletta aveva un comportamento giuridicamente plausibile? Assolutamente no. Egli non compilava altri verbali perché tale era la normale procedura, o perché questo prescrive la legge: li accumulava per punire il provocatore. Credeva così di perseguire fini di giustizia ma in realtà commetteva – dal punto di vista del diritto amministrativo – un abuso di potere. Infatti il suo era un atto doveroso compiuto per finalità diverse da quelle le quali la legge l’ha previsto. Era come se dicesse: “Chi sbaglia deve avere l’umiltà di riconoscerlo ed eventualmente chiedere scusa. In questo caso la Giustizia potrà perfino essere magnanima. Ma se si manca di rispetto a chi fa il proprio dovere, allora la Giustizia diviene implacabile e gli fa sentire tutta la pesantezza della sua mano. Non le infliggo le altre contravvenzioni perché la sua automobile non è in regola, gliele infliggo per darle una lezione. Per fini di giustizia”.
Questo atteggiamento è pericoloso. Chi opera nel campo del diritto – poliziotto, vigile o giudice che sia – non deve perseguire la giustizia: deve applicare la norma a chiunque nello stesso modo, come farebbe qualunque altro operatore. Se si è severi con qualcuno – e non importa il motivo, incluso l’amore della giustizia – si devia proprio da quella giustizia che si vorrebbe perseguire.
Non solo il vigile dell’aneddoto è stato profondamente ingiusto col vero proprietario della macchina, (“incolpevole”) ma è stato ingiusto persino col pensionato che meritava di essere denunciato per oltraggio. Insomma ha punito un innocente ed ha lasciato impunito un colpevole.
A questo si può arrivare quando, pure servendosi delle leggi, si usa un potere – per esempio quello giudiziario – per perseguire fini che alla legge stessa sono estranei.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
16 febbraio 2011

(1) La gente que todavía trabaja me pregunta a menudo qué hago cada día, ahora que estoy jubilado…
Pues bien, por ejemplo, el otro día fui al centro y entré en una tienda a recoger un pendiente, sin tardar en la gestión ni cinco minutos.
Cuando salí, un policía municipal estaba rellenando una denuncia por estacionamiento prohibido. Rápidamente me acerqué a él y le dije:
-¡Venga hombre, que no he tardado ni cinco minutos…! Haría usted bien si hiciera un pequeño gesto para con los jubilados…
Me ignoró olímpicamente y continuó cumplimentando la denuncia.
…La verdad es que me exalté un poco y le dije que no tenía vergüenza, además de otras palabras más contundentes que iba improvisando. Me miró fríamente y empezó a rellenar otra denuncia, alegando que, además, el coche llevaba los neumáticos en mal estado.
…Entonces, no pudiéndome contener levanté la voz para decirle que me había percatado de que estaba tratando con un delincuente tonto del culo, en lugar de un representante de la autoridad… y que quien le había regalado la placa de Policía….
Él acabó con la segunda denuncia, la colocó debajo del limpiaparabrisas, y empezó con una tercera…
No me achiqué y estuve durante más de 20 minutos cuestionando cada gesto y denuncia que iba añadiendo a las anteriores…Él, a cada insulto respondía con una nueva denuncia…
Cuando el coche ya estaba completamente empapelado, pensé: ¡Suerte que había ido en autobús!

RIDENDO, LEGALITA’ E GIUSTIZIAultima modifica: 2011-02-17T13:04:13+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “RIDENDO, LEGALITA’ E GIUSTIZIA

  1. La storiella è molto divertente. Mi pare opportuno allargare ad altre considerazioni : se al posto di Berlusconi altri cittadini, anche “potenti”, avessero commesso gli stessi reati (da Mediaset a Rubi) cosa sarebbe successo ? Se invece si tratta del Cavaliere (Benito o Silvio, non importa), allora apriti cielo; si tratta certamente di “vigili comunisti” o di “ratti drogati” per dirla con Gheddafi.

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