LA NEBBIA DEL SENTIMENTO

Il sentimento è una cosa bellissima. Chi ha avuto la rara fortuna di un matrimonio felice sa che non v’è nulla di più consolante di una dolce presenza, di un contatto affettuoso, della condivisione della vita in ogni suo momento. L’amore è la fine dell’egoismo e della solitudine. È una gioia che solo l’idea della morte di uno dei due può velare di tristezza. Ma il sentimento non è lo strumento adatto per risolvere problemi di matematica, di economia, di politica, di chimica, di psicologia, di diritto. Qui è la ragione che può far giungere alla verità. E se il sentimento non la gradisce, e ci induce a negarla, si trasforma addirittura in un impedimento. Ecco in che senso è spesso pernicioso.
Non bisognerebbe tanto insegnare la tecnica della soluzione delle equazioni quanto l’inutilità di cercare una verità se siamo convinti in anticipo che essa debba essere quella che noi desideriamo. In questo caso tanto varrebbe affermare apoditticamente la nostra opinione. E invece il punto di vista sentimentale sulla realtà impera. Il cinema classico ha grande successo perché corrisponde ad esso:
1.    Nei film americani dicono spesso, e stolidamente, “Tutto andrà bene, vedrai”. Nella realtà non sempre c’è il happy end.
2.    Dal momento che allo spettatore non piace l’idea di essere brutto e vecchio, sopratutto nei film d’amore, il protagonista deve essere bello e giovane. E non parliamo della protagonista.
3.    Dal momento che la realtà è spesso ingannevole, nel film i buoni devono essere belli e i cattivi devono essere brutti. Così non ci sono difficoltà a distinguerli.
4.    Dal momento che vorremmo avere successo, nel film il protagonista, anche se considerato un brocco, alla fine deve battere il campione. Nella realtà spesso siamo battuti noi. Fra l’altro, se i concorrenti sono cento, non è evidente che ci saranno novantanove perdenti?
5.    Nei film polizieschi – e in genere in quelli che descrivono le avventure di un’intelligenza – lo sceneggiatore fa vedere al protagonista l’indizio che altri personaggi non vedono, offre solo a lui la casualità positiva, insomma bara per farlo trionfare. Nella realtà nessuno aggiusta le cose a favore di nessuno. Nessun regista fa trionfare il più simpatico, nessun regista fa trionfare proprio noi.
Si potrebbe continuare, ma già questo basta a mostrare come il film tenda a confermarci nella tendenza a scambiare i nostri pregiudizi e le nostre speranze per realtà. Ci aspettiamo di trionfare e se tutto va male, come spesso avviene, ci sentiamo vittime di un’ingiustizia. Se non incontriamo il grande amore, invece di chiederci se abbiamo fatto qualcosa per meritarlo, ci lamentiamo della sfortuna. Se invecchiamo, consideriamo la cosa come una negativa, inammissibile sorpresa. E posiamo a giovani, e ci trucchiamo e bariamo, fino a renderci ridicoli. Dimenticando l’aurea massima francese per cui “chi non ha lo spirito della propria età della propria età ha tutti i guai”.
I guai provocati dal sentimento si estendono anche a campi che dovrebbero essere terreno di caccia riservato alla ragione. La teologia, per esempio. Chi dice “io sento che Dio esiste e mi ama” dice un’enorme stupidaggine. Dio non dipende dal sentimento: potrebbe esistere, e noi potremmo non sentirlo, come potrebbe non esistere mentre noi ci illudiamo di sentirne la presenza. A chi dice: “Come non gridare che Dio esiste, dinanzi ad una meravigliosa giornata di primavera?” si può chiedere: “E smette di esistere, quando piove? O quando guardiamo nel microscopio il vibrione del colera?”
Analogamente sarebbe bello se i politici di tutto il mondo operassero esclusivamente per il bene del loro Paese e per la pace universale. Di fatto, non tutti lo fanno e molti di quelli che vorrebbero farlo magari sbagliano, con risultati anche gravemente negativi. La politica è un gioco senza regole in cui con la ragione non si è sicuri di indovinare, ma col sentimento si è praticamente sicuri di sbagliare.
Il sentimento è ottimo al suo posto ma fuori dal suo posto è inutile o nocivo.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
27 febbraio 2011

LA NEBBIA DEL SENTIMENTOultima modifica: 2011-02-27T12:23:00+01:00da gianni.pardo
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