NON IN DIFESA DI GHEDDAFI, MA

È spregevole attaccare chi è in difficoltà. Anche se avesse vinto la guerra, non avremmo perdonato a Mussolini la dichiarazione di guerra alla Francia nel giugno del 1940. Oggi avviene qualcosa di analogo, a livello planetario. Muammar Gheddafi è un personaggio più o meno orrendo ma non lo è solo da un mese. E allora o lo si tratta come lo si trattava sei mesi fa – e dunque staremmo sbagliando oggi – oppure si sbagliava sei mesi fa, quando né il governo né i giornali si sognavano di stramaledirlo come fanno oggi.
Al riguardo è bene ricordare il passato. Quando prese il potere (citiamo Wikipedia) questo signore “nazionalizzò la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere”. Nazionalizzare è un sinonimo di rapinare. “Espropriò ed espulse la comunità italiana residente nel paese”, con provvedimenti culminati nel decreto di confisca del 21 luglio 1970, per ‘restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori’. I coloni italiani, circa 20.000, furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all’INPS locale, e furono sottoposti a progressive restrizioni finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970. Per così dire soltanto con quello che avevano indosso”. La prodezza è stata ritenuta talmente gloriosa che dal 1970 la Libia celebra il “giorno della vendetta”.
Altre benemerenze di Gheddafi furono i finanziamenti all’assassino Yasser Arafat e il sostegno a dittatori orrendi persino nella loro categoria come Idi Amin Dada e Bokassa. Furono pure finanziati gruppi terroristici quali l’IRA irlandese e il palestinese Settembre Nero. Il dittatore lanciò perfino un missile contro Lampedusa. Infine, il 21 dicembre del 1988, molto probabilmente su suo mandato,  alcuni libici fecero esplodere un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono 11 cittadini di quel villaggio e tutte le 259 persone a bordo.
È vero che in seguito, anche a causa delle brusche reazioni dell’Occidente e in particolare degli Stati Uniti, il dittatore libico ha, come si dice, messo parecchia acqua nel suo vino. Ma affidare alla Libia la Presidenza della Commissione Onu per i diritti umani non è stata francamente un’esagerazione? E chi ha protestato, nel mondo? E a parte i radicali di Pannella, chi ha protestato, in Italia? Tutto questo non in un’altra era geologica: nel 2003.
Muammar Gheddafi non è il perfetto rappresentante del politico democratico ma uno che rimane al potere per oltre quarant’anni non è un fenomeno passeggero. Per ragioni di interesse, oltre che a causa di un inevitabile vicinato, è stato necessario trattare con lui, perfino concedendogli qualche pacchiano sfizio di folclore. O si patteggiava con lui, o non ci si accordava con la Libia. Da un lato perdoniamoci dunque le concessioni passate ma dall’altro non cerchiamo di riscattarci vilmente, buttandoci ora a prenderlo a calci: perché è la stessa persona di prima. Se prima abbiamo dovuto “onorarlo” più di quanto non avremmo voluto, oggi, per coerenza e buon gusto, dobbiamo condannarlo meno di quanto vorremmo. Non ne va della sua presentabilità, ne va della nostra. Una persona beneducata non sputa nel piatto nel quale ha mangiato. Al massimo, smette di mangiare.
Una ragione finale per non comportarsi come si comportano Barack Obama, l’Onu e come rischia di comportarsi il governo italiano, è che il futuro è sempre un’incognita. In Libia dovrebbero prevalere gli insorti, ma se ciò non avvenisse, Gheddafi si ricorderebbe di chi gli ha dato il calcio dell’asino e di chi ha avuto il buon gusto, la generosità, la coerenza di non parlare troppo. E di farsi gli affari propri. Non costa nulla, star zitti. Per una volta – cosa eccezionale – Berlusconi ci era quasi riuscito, ma il mondo intero l’ha spinto a fare marcia indietro.
Al punto in cui siamo, speriamo da un lato che Gheddafi non si salvi, dall’altro che ci salviamo noi da uno Stato dominato dagli integralisti e forse dai terroristi islamici.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
27 febbraio 2011

NON IN DIFESA DI GHEDDAFI, MAultima modifica: 2011-02-28T07:57:00+01:00da gianni.pardo
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13 pensieri su “NON IN DIFESA DI GHEDDAFI, MA

  1. Questa sì che è satiria politica! Complimenti, bel blog davvero. Eccezionale soprattutto la parodia dell’editorialista impavido rappresentata in questo articolo. Tanto affilata nel suo intento grottesco, da apparire verosimile. In un solo articolo, parco per lunghezza, sono espresse quasi una decina di posizioni contrastanti e concetti che si prendono a calci a vicenda. Quello che ho trovato più incisivo, dal punto di vista parodistico, è esordire con la damnatio memoriae di chi ha lasciato agire indisturbato Gheddafi finora. Geniale, tra l’altro portare come motivazione che rendeva insopportabile la dittatura di Gheddafi i rapporti con Arafat e le nazionalizzazioni, come se fossero questi i crimini contro l’umanità. A quel punto si dà lode al merito ai Radicali, gli unici a cui Gheddafi stava antipatico dalla prima ora e infine, passando per altri piccoli ghirigori che a dire il vero mi paiono di minore impatto umoristico, si trae la sferzante conclusione: lasciamo in pace Gheddafi che in fondo non è colpa sua è che lo disegnano così. E poi, soprattutto, guai a disturbarlo che dopo potrebbe farcela pagare.
    Che riuscita parodia degli editorialisti nostrani. Su questo blog sì che c’è davvero da ridere, complimentoni!
    Certo se fosse tutto serio, un bambino di quinta elementare obietterebbe che non è che solo perchè uno ha fatto le nazionalizzazioni e frequentava Arafat senza che gli Stati Uniti gli abbiano dichiarato guerra, costui allora è da ritenersi libero anche di massacrare la popolazione che si ribella alla sua dittatura.
    Ma se fosse tutto serio, qua invece siamo evidentemente nel campo delle parodia e del grottesco.
    Retrologos

  2. Mi perdonino i lettori del blog, ma gran parte delle crtiche espresse nel commento precedente mi pare abbiano fondamento. Nell’articolo in questione, da tutto questo florilegio di argomentazioni contrastanti, a Pardo la posizione politica logica e consigliabile appare quella del disinteresse, del non coinvolgimento per dirla in altre parole. Ma Pardo le sembra possibile che in questa situazione ciò possa avvenire, proprio per gli interessi europei e mondiali che in Libia sono in gioco e che per essere difesi hanno bisogno di una situazione di relativa stabilità politica? Ora, nella situazione cui siamo giunti, a meno che Gheddafi non stermini tutti i Libici tranne parenti stretti e qualcuno a lui vicino, la stabilità mi pare un’ autentica utopia. Quindi, arrivati a questo punto, è ovviamente necessario prendere una posizione netta proprio per una questione di “realpolitik”. In questo momento gli interessi delle grandi potenze in Libia sono in grave pericolo. E insomma, allora, come si può pensare di starsene per i fatti propri? La sua posizione, Pardo, ricorda quella del Prodi in una celebre imitazione di Guzzanti: il semaforo. O forse l’atarassia epicurea, che per un politico di spessore internazionale non mi pare consigliabile. Insomma caro Pardo, anche secondo me, non ci siamo.

  3. Articolo che esprime perfettamente il mio parere, scritto in maniera eccellente, io non riesco ad rappresentare cosi’ bene le cose con carta e penna.

    Aggiungerei che io – presumibilmente a differenza del professore – sono per la totale non interferenza negli affari nazionali altrui (do una interpretazione assolutistica all’articolo 11 della nostra costituzione).

    Ergo -per esempio- sono stato contro l’invasione dell’Iraq e penso che in Iraq si stia molto peggio adesso che con Saddam. Ma non voglio uscire dal tema, semplicemente voglio rafforzare il concetto che non ha senso essere accondiscendenti, fare affari e accordi economici luculliani con dittatori di vario genere e natura oggi, e poi borbandare le loro citta’ e massacrare loro e la loro popolazione appena il vento gira al nostro tornaconto.

    Il nostro e’ un atteggiamento vile, arrogante e ignorante che noi popoli occidentali – con in testa sua onnipotenza B. Obama – presentiamo al mondo. Ma se non stiamo attenti, il mondo, prima o poi, ci presentera’ il conto.

    MF

  4. rolando e raffaele sono pregati di dire che cosa dovrebbero fare i vari Stati in concreto. Indicando anche le conseguenze sperate e le conseguenze possibili.

  5. In pratica proprio quello che non ha fatto lei nel suo articolo. Lei si è limitato a suggerire: “farsi gli affari propri. Non costa nulla, star zitti.” Sperando d’altro canto che: “da un lato che Gheddafi non si salvi, dall’altro che ci salviamo noi da uno Stato dominato dagli integralisti e forse dai terroristi islamici”. Come se il resto del mondo e i capi di Stato internazionali di fronte ad uno scenario del genere debbano nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e limitarsi a sperare, standosene in panciolle nelle proprie residenze di Stato.
    Nel precedente commento ho già scritto la prima cosa che un capo di Stato deve fare in questo momento e cioè prendere una posizione netta. Ossia, o con gli insorti, o con Gheddafi, e il popolo e il resto delle democrazie mondiali giudicheranno in base a questa scelta. Per ora sono soddisfatto del fatto che tutti abbiano preso una posizione netta contro Gheddafi, isolandolo sul piano internazionale e facendogli così ulteriormente mancare il terreno sotto i piedi. Ovviamente se Gheddafi decidesse, di fronte ad un popolo che fieramente non si arrrendesse, di continuare nel massacro indiscrinato, a mio parere un intervento concreto al fianco dei ribelli sarebbe auspicabile.
    Riguardo al dopo, se abbiamo accettato Gheddafi per tanto tempo credo possiamo anche attendere che il popolo libico formuli la sua scelta, non limitandoci a sperare ma cercando di garantire in concreto che questa scelta avvenga su basi democratiche. Poi quale che sia questa scelta, rapportarci come interlocutori fino a che il nuovo governo libico non dia prova di essere un interlocutore inaffidabile e/o intollerabile compiendo, per esempio, crimini contro l’umanità. A quel punto cambierebbe di nuovo lo scenario. La politica è fatta di scenari Pardo, cambia lo scenario, cambia anche la politica. Per fare un esempio Hitler invade la Polonia, scoppia la seconda guerra mondiale. Possibile che lei non se ne renda conto?

  6. Egregio raffaele,
    prendere posizione lei crede che non costi nulla? Obama ha esitato se sostenere Mubarak o la piazza, riuscendo ad inimicarseli entrambi. Infatti se Mubarak fosse rimasto al potere, non avrebbe scordato che Obama ha fatto il possibile per eliminarlo. Se invece avesse vinto la piazza, non avrebbe dimenticato i lunghi anni di sostegno a Mubarak, da parte degli Stati Uniti. Fra l’altro, dal momento che il potere è rimasto ai militari amici e sodali di Mubarak, Obama è solo riuscito a mostrarsi un alleato inaffidabile. Ottimo risultato, dal punto di vista geopolitico.
    Finché non si sa chi vince, meglio non farsi nemici. Oppure bisogna essere disposti ad entrare nella mischia. E qui si arriva alla seconda ipotesi.
    Lei scrive “un intervento concreto al fianco dei ribelli sarebbe auspicabile” e non si rende conto che il principio della non ingerenza negli affari interni degli altri Stati è un pilastro della convivenza internazionale. Poi, tra “auspicabile” e mandare navi, soldati, aerei, c’è una bella differenza. Chi lo farebbe? Chi pagherebbe? Chi mai sarebbe grato all’estraneo che irrompe con la forza? Saddam Hussein è stato uno dei peggiori e più criminali tiranni della storia, le risulta che la gratitudine per gli americani dilaghi, nel Medio Oriente? Fra l’altro, dal momento che non si interviene contro i “grossi” (la Cina e il Tibet, per fare un esempio) il suo principio varrebbe con i deboli e non con i forti. Bell’esempio di coerenza e coraggio.
    “garantire in concreto che questa scelta avvenga su basi democratiche”. Cioè intervenire negli affari interni della Libia, cioè sul modo in cui avvengono le elezioni. E poi, chi le dice che, dopo le elezioni, le cose non volgano verso un’altra autocrazia? Ripetiamo lo stesso errore commesso con lo Scià di Persia?
    Ma lei questa ipotesi la fa: “A quel punto cambierebbe di nuovo lo scenario”. E cioè bisognerebbe intervenire di nuovo, con le armi.
    Insomma o lei è giovane o non si interessa di storia.

  7. Pardo io finora non ho utilizzato i toni che utilizzava chi mi aveva preceduto nel commento, ma comincia seriamente anche in me ad allignare il sospetto di trovarmi di fronte ad argomentazioni farsesche. Per prima cosa io ho parlato di intervento a fianco dei ribelli, non ho parlato necessariamente di intervento militare. L’intervento potrebbe anche limitarsi ad essere finanziario, strategico, logistico. Quello che mi pare insensato e per fortuna fuori dal mondo visto quello che sta avvenendo nella realtà internazionale (addirittura Putin ha preso una posizione netta ieri), è l’idea dello starsene per i fatti propri, di cui lei si fa promotore. Ripeto soprattutto per una questione di “realpolitik”, che deriva dai forti interessi che molte nazioni, compresa l’Italia, hanno in Libia.
    Secondo lei ,poi, sarei io a non interessarmi di storia quando lei arriva a scrivere “non si rende conto che il principio della non ingerenza negli affari interni degli altri Stati è un pilastro della convivenza internazionale?”. Come può sperare che la si prenda sul serio e contemporaneamente scrivere queste cose? Ma mi scusi lei su quali libri di storia ha studiato più di un secolo di “pratica” delle democrazie occidentali? E se lei non è giovane, come sospetta sia io, quando gli Stati Uniti andavano, in quei casi davvero calpestando il diritto internazionale, in Sud America e Centro America lei che faceva? Dormiva? E quando Bush figlio è andato in Iraq è stato preso da catalessi o è andato a protestare sotto la Casa Bianca, visto che in quel caso si trattava davvero di una violazione del diritto internazionale, visto che le motivazioni addotte erano false come poi è stato dimostrato nei Parlamenti sia del Regno Unito che proprio degli Stati Uniti. E ora che si tratterebbe di un intervento nel pieno rispetto del diritto internazionale, se non proprio nella salvaguardia del diritto internazionale, le potenze occidentali dovrebbero auto-frenarsi in nome di una non meglio specificato principio di “convivenza internazionale”? Insomma, mi risulta davvero difficile prendere sul serio questo tipo di argomentazioni.

  8. Raffaele, lascia perdere. Anche perchè hai tralasciato l’altra perla relativa al fatto che poi succede che gli Iracheni non sono grati verso il liberatore. Già solo da un punto di vista strategico bombardare uno Stato sperando che la popolazione dello Stato in questione si ribelli al dittatore sanguinario e sposi la democrazia, rispetto all’appoggiare una popolazione che si ribella al dittatore e che per tutta risposta è massacrata dal dittatore, fa tutta la differenza del mondo. Tralasciando anche il profilo etico della vicenda, è ovvio che il successo è molto più probabile nel secondo caso. Ovviamente anche la gratitudine altrui è molto molto più probabile nel secondo caso, visto che, in fondo, nel primo caso a tirare le bombe erano direttamente queli a cui dopo bisognava esser grati.
    Tra l’altro non ho avuto il piacere di leggere, ma scommettiamo che in quel caso da queste parti si era a favore dell’intervento armato? Non ne sono sicuro e non m’interessa, ma ho un forte sospetto che fosse così, a giudicare dalla coerenza politica e argomentativa di cui si è dato sfoggio in questo articolo. Perciò ti dico Raffaele, davvero in qesti casi non si può fare a meno di alzare bandiera bianca.
    Retrologos

  9. rolando, non le avevo risposto prima e non le rispondo ora per non entrare nel gioco del disprezzo e del sarcasmo, in cui la prego di non essere sicuro che vincerebbe.

  10. Ma insomma Rolando, mi meraviglio di te, eppure t’avevo avvertito!
    Ti perdono perchè i tuoi interventi hanno dato a noi l’occasione di godere di un altra perla di Pardo: dopo che “squalificava” me come interlocutore, decide di vincere con te in quanto a sarcasmo.

    Coerentemente allo stile berlusconiano lui gioca, arbitra e giudica contemporaneamente.

    Inutile dire che la stessa sorte tocchera a Raffaele.

  11. Ops, scusa Rolando, ti ho confuso con un altro commentatore che si chiama Arnoldo, forse perchè i due nomi sono uno anagramma dell’altro. La sostanza cmq rimane.

  12. belle pèarole solo belle parole, di facile uso e dio comoda e petulante banalità, chi è senza peccato scagli la prima diceva quel tale, chi è senza petrolio e gas si tenga la pietra in mano e trattoi vol mostro, tutto qui il resto è aria fritta

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