I RIBELLI LIBICI SONO “LEGITTIMATI”?

In questi giorni si parla fin troppo di Libia. Da un lato non avviene nient’altro di interessante, dall’altro, dopo le soluzioni cui si è arrivati in Tunisia ed Egitto, la vicenda è sorprendente.
Il favore con cui in Occidente sono state accolte le rivolte nel Maghreb dimostra che c’è un pregiudizio per cui se il popolo si ribella, va verso la democrazia. La storia dimostra che, se ciò è vero in alcuni casi, non è vero in altri.  Indubbiamente gli ungheresi, nel 1956, lottavano e morivano per la libertà ma gli iraniani si sono ribellati per passare da un’autocrazia illuminata ad un’autocrazia bigotta e oppressiva. E se è vero che i francesi, con la Révolution, hanno dato inizio all’Evo Contemporaneo, è anche vero che il Terrore ne ha ammazzati molti di più di quanti ne abbia ammazzati la monarchia.
I pregiudizi sono duri a morire. Dinanzi ad una rivolta bisogna chiedersi innanzi tutto chi la fa e a che cosa condurrà. Se non si riesce a rispondere a questi interrogativi, bisogna attendere e solo il tempo dirà se la svolta è stata verso il meglio o verso il peggio. Gheddafi è un dittatore, un figuro poco raccomandabile, ma se vinceranno i rivoltosi non sappiamo chi governerà la Libia. Ben difficilmente, comunque, un governo democratico come quello olandese o neozelandese: ne mancano i presupposti e le tradizioni. Dunque non bisogna dire: “Non potrebbe essere peggio”. Può sempre.
Una seconda lezione da ricordare è che i rivoltosi non sono “sacri”. Se prendono le armi contro il potere costituito è normale che il potere costituito prenda le armi contro di loro. Dunque perché scandalizzarsi se il dittatore libico usa carri armati, aeroplani e tutte le armi che ha? Forse che i rivoltosi non le userebbero, se le avessero?
Ma non le hanno, diranno molti. È vero. E proprio per questo ci devono pensare due volte, prima di attaccare il governo. L’aggredito agisce in condizioni di legittima difesa e si sente persino moralmente giustificato. Negli scontri ognuno cerca di vincere con tutti i mezzi, convenzionali e non convenzionali, dalla guerriglia (illegale per le convenzioni di Ginevra) alla bomba atomica. A la guerre comme à la guerre, si diceva una volta.
Qui si inserisce una considerazione sulla “legittimità” delle rivolte nelle democrazie e nelle autocrazie. Nelle democrazie la rivolta non è mai giustificata, perché il governo può essere rovesciato con le elezioni. Nelle autocrazie, dal momento che non vi sono libere elezioni, la rivolta è legittima, secondo il vecchio principio del “tirannicidio”.
La discussione si sposta dunque dal diritto alla polemologia. La rivolta è opportuna quando ha il sostegno della grande maggioranza del popolo ed ha buone possibilità di vittoria. Se viceversa il popolo è diviso e le probabilità di vittoria sono scarse, meglio non rivoltarsi: perché la reazione del potere è da mettere in conto. Qualunque organismo che combatte per la propria sopravvivenza non fa sconti a nessuno.
Un caso particolare: anche se il popolo è coralmente a favore della rivolta, e anche se ha ottime probabilità di vittoria sul governo, può avere interesse a non ribellarsi se è da temere l’intervento irresistibile di una potenza esterna: è il caso della Cecoslovacchia nel 1968. Dubcek non è stato un vigliacco: ammaestrato dal 1956, è stato un realista che amava il proprio popolo.
In Libia la realtà dice che non tutto il popolo è unito contro Gheddafi. Addirittura, si ha una spaccatura geografica tra un est del Paese nettamente contro  questa dittatura, e un ovest che in prevalenza la sostiene. In secondo luogo, i rivoltosi hanno preso l’iniziativa fidando sul “vento rivoluzionario” vincente che ha imperversato nel Maghreb. Ma il vento di per sé non è sicuramente vincente. Per quante speranze possa suscitare, si può sempre avere una Waterloo e una Restaurazione. In terzo luogo, i rivoltosi sono disorganizzati. Non hanno un’idea in positivo ma un’idea in negativo: via Gheddafi. Troppo poco.
Le prospettive attualmente sono tre. O il dittatore riesce a riprendere il controllo del Paese e molti governi dovranno rimangiarsi troppe parole pronunciate in fretta; o i rivoltosi riescono malgrado tutto a vincere, e c’è da sperare che il governo seguente non sia composto da estremisti, per giunta islamici; o infine la Libia si spaccherà in due, con metà di incerto segno. Francamente non si sa che cosa desiderare. Forse solo che torni la pace, quale che sia.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
5 marzo 2011

I RIBELLI LIBICI SONO “LEGITTIMATI”?ultima modifica: 2011-03-05T13:36:49+01:00da gianni.pardo
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