L’ARCHIVIAZIONE DEL CASO FINI, GIURIDICAMENTE

Il punto di vista penale, civile, morale
Il Presidente dei gip di Roma, Carlo Figliolia, ha archiviato il procedimento per truffa a carico di Gianfranco Fini. Il caso è giuridicamente interessante. Per meglio capirlo, immaginiamo un ricco signore che, per benevolenza verso un giovane, è disposto a regalargli del denaro. Per esempio centomila euro, “perché lui ne faccia ciò che vuole”. Il beneficiario però gli racconta che ha in vista un investimento lucrosissimo, tanto che, se invece di centomila gliene dà duecentomila, presto potrà raddoppiare la somma. Gli potrà così restituire il prestito e rimanere in affari con i duecentomila guadagnati. Il ricco signore dà i duecentomila euro ma  il giovane sparisce. Non c’era in vista nessun affare e si è giuridicamente trattato di una truffa. Per essa infatti si richiedono artifizi e raggiri (qui costituiti dall’esistenza del presunto affare), l’induzione in errore (l’anziano ha creduto al giovane), l’ingiusto profitto (i 200.000 € intascati dal giovane) e il danno del truffato (i 200.000 € perduti dall’anziano).
Se invece il ricco signore offrisse centomila euro al giovane “perché lui ne faccia ciò che vuole”, e il giovane li perdesse la sera stessa alla roulette, non ci sarebbe nessun reato. L’anziano infatti i soldi li ha regalati, non ha subito nessun danno e il giovane non l’ha ingannato. Ha perduto denaro ormai suo. L’art.640 del codice penale non scatta.
Per il Presidente dei gip di Roma, siamo in un caso come questo. La contessa Colleoni regala la casa ad An. L’attività (anche commerciale) di An è nelle mani di Gianfranco Fini il quale può dunque regalare la casa a chi vuole. Del resto, egli non ha indotto in inganno la contessa, morta da tempo. Non ha detto ai dirigenti di An che vendere una casa per meno di un terzo del suo valore fosse un affare (sarebbe stato un raggiro), ed anzi non li ha neppure consultati. Non ha insomma truffato nessuno, proprio perché in lui eventualmente coincidevano il truffatore e il truffato. E nessuno può raggirare se stesso.
Qui però sorge immediatamente un’obiezione. Il giovanotto che perdette tutto alla roulette era l’unico proprietario della somma. Se invece fosse stato a capo di un sodalizio, per esempio sorto per accudire i gatti randagi, e la somma gli fosse stata regalata proprio per favorire quello scopo, avrebbe lo stesso potuto sprecarla nel modo che si è detto? Certo che no. Gli altri soci l’avrebbero accusato di essersi appropriato di una somma di denaro che apparteneva alla società. Infatti l’art.2634 del Codice Civile stabilisce il reato di infedeltà patrimoniale: “Gli amministratori, i direttori generali e i liquidatori, che, avendo un interesse in conflitto con quello della società, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o altro vantaggio, compiono o concorrono a deliberare atti di disposizione dei beni sociali, cagionando intenzionalmente alla società un danno patrimoniale, sono puniti con la reclusione da sei mesi a tre anni”.
Fini si trova esattamente in questa condizione ma il procedimento è stato archiviato perché il Codice civile parla di società regolarmente costituite, mentre qui la situazione è diversa. Come scrive il dr. Figliolia: “trattasi dunque di una disposizione patrimoniale decisa dal presidente e amministratore di una associazione non riconosciuta… pertanto autorizzato a disporre del suo patrimonio”. Il fatto di essere An un’associazione non riconosciuta salva Fini giuridicamente. Moralmente, ognuno giudichi da sé.
Facciamo ancora una volta un esempio. Un signore costituisce l’Associazione Gatti Randagi, una signora gli lascia un milione di euro in eredità, e lui lo spende senza dar conto agli altri soci dell’Associazione. Questi del resto, avendo fiducia in lui, gli hanno conferito una procura generale per amministrare l’associazione stessa. Egli non ha gli obblighi di fedeltà dell’amministratore di una società per azioni o anche in accomandita e intascando il milione non raggira i soci. Dunque non è colpevole di truffa.
Lasciando da parte l’aspetto morale della vicenda, sulla quale nessuno ha bisogno di illustrazioni, rimane il fatto che l’Associazione Gatti Randagi, la cui esistenza è ciò che ha motivato la signora a lasciare quella somma in eredità, ha subito un notevole danno patrimoniale. E proprio per questo i magistrati di Roma sono arrivati alla conclusione che Fini può essere perseguito in sede civile ed essere magari costretto a rifondere ad An il resto del valore della casa quasi regalata al quasi cognato Giancarlo Tulliani.
Considerazioni finali. Stupisce che i legali della Destra Nazionale abbiano denunciato Fini e Pontone per un reato di truffa, di cui essi sarebbero stati contemporaneamente e sorprendentemente gli autori e le vittime, gli imbroglioni e i raggirati. Ma stupisce molto di più che un paladino della correttezza e della legalità, la terza carica dello Stato, abbia regalato l’equivalente di seicento-settecentomila euro non suoi. Sarebbe come se, in casa d’altri, essendoci stato detto in biblioteca che “possiamo prendere ciò che vogliamo”, ci mettessimo in tasca il cucchiaino d’argento del servizio da tè.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
15 marzo 2011

L’ARCHIVIAZIONE DEL CASO FINI, GIURIDICAMENTEultima modifica: 2011-03-16T07:40:20+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “L’ARCHIVIAZIONE DEL CASO FINI, GIURIDICAMENTE

  1. non è reato e ne prendo atto…. ma ….. l’agenzia delle entrate non dice nulla?
    cioè, è consentito vendere una casa sotto costo? non c’è un danno fiscale per lo stato?

  2. No, non credo. A meno che la differenza fra il prezzo di mercato e quello pagato non sia tale da far pensare che si voglia nascondere una sostanziale donazione, non pagando le relative tasse nella misura normale.
    In Italia c’è il limite del valore catastale, ma la casa è nel territorio del Principato di Monaco, che forse non ha le nostre stesse regole.
    Guardi comunque che il dato più importante – e imperdonabile – è quello morale. Soprattutto quando il comportamento discutibile è tenuto da un moralista.

  3. sì, sono d’accordo con lei, da uno che pontifica moralità e giustizia, dopo questo fatto dovrebbe nascondersi e non pavoneggiarsi dietro la moralità perchè fa solo ridere (se non piangere)….
    però, io mi domando, se uno mette a bilancio una plusvalenza di 300mila euro piuttosto che un milione di euro, indipendentemente dove risiede l’immobile, causa allo stato italiano un danno erariale perchè un immobile venduto ad un terzo del valore commerciale è una frode fiscale a tutti gli effetti a parer mio.
    cordialmente

  4. “Guardi comunque che il dato più importante – e imperdonabile – è quello morale. Soprattutto quando il comportamento discutibile è tenuto da un moralista.”

    “Poiché un politico non crede mai in quello che dice, quando viene preso alla lettera rimane sempre molto sorpreso.” 🙂 ( Charles de Gaulle )

    Caro Gianni,
    della vendita ad un prezzo “di favore” della casa di Montecarlo, in AN ne erano al corrente praticamente tutti, anche ai piani alti del PDL e, credo, anche alla direzione del Giornale, ma questo non ha costituito motivo di scandalo fino a quando, messo alla porta dal PDL, Fini ha costituito dei gruppi parlamentari autonomi. La campagna di stampa (40 giorni di titoli a nove colonne in prima pagina, cosa mai vista prima nemmeno per la crisi dei missili a Cuba ) del tutto sproporzionata al fatto in se, è partita per ragioni politiche, non morali. Tanto è vero che ancor prima, sia Libero che Il Giornale, avevano preso di mira la moglie di Fini per i suoi trascorsi con Gaucci. Vicende queste che potevano interessare riviste del tipo Novella 2000 che del caso se ne è occupata meno dei cosiddetti giornali d’informazione.
    La politica e il giornalismo si sono troppo incattiviti per i miei gusti. Il modo di fare informazione di “Repubblica” ha ormai fatto scuola anche nei giornali di destra. Alla raccolta di firme per le dieci domande a cui doveva rispondere il Cav. ( Noemi ) ha fatto seguito la raccolta di firme per le dimissioni di Fini. Il tutto si è concluso con un po’ di carta andata al macero e qualche copia venduta in più.

    “ Giornali e televisioni percepiscono una debolezza congenita di chi governa, sentono che non esiste un protocollo condiviso di buone maniere civili, che tutto è permesso e che tutto resterà possibile, e così fiorisce fino all’assurdo una logica estremistica, tribunizia, demagogica, una mimica di contropotere che non ha riscontro alcuno in democrazie occidentali paragonabili alla nostra.” ( Giuliano Ferrara- Al voto ma con la sciabola )

    Per me è il fine che giustifica il mezzo, non il mezzo (qualsiasi mezzo ?} che giustifica il fine.
    La cosa paradossale è che a me Fini è sempre stato antipatico ; è arrogante , cammina rigido come fosse inamidato . Non gli ho mai dato il voto, e non ci penso proprio a darglielo adesso. Ma gli eccessi non mi piacciono.

    Forse sarà per amore dei paradossi che in questa vicenda, pur appartenendo all’area di centrodestra, sto dalla parte di Fini.
    Ogni tanto siamo in disaccordo, però sarebbe imbarazzante se non lo fossimo mai.

    Carlo Eduardo

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