IL NUCLEARE IN ITALIA

Ci sono argomenti su cui l’uomo della strada non sa che opinione avere: si tratta infatti di problemi scientifici per i quali non ha una qualificazione. Per giunta i “competenti” non sono d’accordo fra loro.  Magari nove la pensano in un modo e uno, eretico, la pensa in modo opposto: ma dal momento che al talk show sono invitati in due, sembra che ci siano due opinioni più o meno equivalenti.
E tuttavia c’è un modo per districarsi, in questa foresta di dubbi: almeno nei casi in cui si dispone della “riprova obiettiva”.
Prendiamo l’omeopatia. Se se ne discute in televisione, c’è il medico omeopata che difende a spada tratta la sua pratica sanitaria e il medico classico per il quale l’omeopatia è una presa in giro. Di chi fidarsi? Semplicemente del fatto che l’omeopatia non fa parte della medicina ufficiale. Se si osservasse che chi mangia ravanelli conditi con molto aceto in capo a tre settimane guarisce dal cancro alla prostata, gli oncologi prescriverebbero ravanelli con molto aceto e la cura con i ravanelli entrerebbe nella farmacopea. I medici ammetterebbero: “Non sappiamo perché funziona ma funziona”. Il cancro alla prostata diverrebbe fastidioso come un raffreddore. Non è un paradosso. Nel corso dei secoli si sono usate piante medicinali – per esempio la digitale e la belladonna – senza avere la più pallida idea del meccanismo biochimico con cui operavano. Se l’omeopatia funzionasse, sarebbe accolta a braccia aperte dalla medicina ufficiale. Invece i suoi eventuali benefici sono dovuti all’effetto placebo, che non supera il controllo cosiddetto “a doppio cieco”. Checché se ne dica in televisione.
Un secondo esempio. C’è chi dice che la marijuana non è più pericolosa del tabacco. Forse lo è anche meno. E c’è chi dice che la fine del proibizionismo debellerebbe il traffico degli stupefacenti, con tutti i delitti che comporta. Del resto, chi si vuole drogare, si droga già oggi. Ragionamenti validi? Può darsi. Ma chi non è addentro al problema dispone anche qui della “riprova obiettiva”. Se tutti i governi del mondo sono proibizionisti, se perfino quelli che per qualche tempo sono stati molto tolleranti, come l’Olanda, hanno fatto marcia indietro, non è più semplice pensare che i proibizionisti abbiano ragione? Possibile che abbia ragione solo questo signore che in televisione vuole liberalizzare l’eroina e abbiano torto tutti gli scienziati e tutti i governi? Non saremo tossicologi ma, a lume di naso, meglio fidarsi di chi è responsabile della collettività.
Infine gli ogm e il nucleare. Per gli ogm, molti vorrebbero bandirli “perché un giorno si potrebbe venire a sapere che sono nocivi”. Come per esempio si è saputo per l’amianto. Dimenticando che, con questo ragionamento, dal momento che “tutto” potrebbe rivelarsi nocivo, bisognerebbe fare a meno di tutto. Della plastica, del pepe, del gas per cucinare, delle pile del telecomando, per non parlare dello stesso telecomando che sicuramente è una sorta di raggio della morte, se è capace di accendere e spegnere il televisore.
Il principio di precauzione è una baggianata. Invita a privarsi di ciò che “potrebbe far male” e non si occupa di qualcosa che a volte uccide: stiamo parlando dell’automobile. Perché le persone prudentissime non vanno sempre a piedi? Non ci si preoccupa dei rischi certi, come l’alcool o l’uso dei coltelli, e ci si preoccupa degli organismi geneticamente modificati, dimenticando che sono ogm anche il grano che crediamo “naturale” e perfino il barboncino e il sanbernardo, modificazioni genetiche (per via di selezione) del cane originario.
Per le centrali nucleari si pretende un “rischio zero” che nessuno può assicurare: le case possono crollare, le operazioni chirurgiche si possono concludere con un decesso, un viaggio in treno può anche essere un viaggio verso il cimitero. Il rischio zero non esiste. Inoltre il nucleare è stato adottato in tutto il mondo (in Europa abbiamo 143 centrali) e l’Italia, che pure non beneficia di questa fonte di energia, è sottoposta ai suoi eventuali rischi. Se ci fosse un incidente, non solo la nube tossica arriverebbe anche da noi, ma avvelenerebbe più noi che i savoiardi: infatti i venti prevalenti, da ovest, spingerebbero la radioattività verso l’Italia.
La riprova obiettiva non lascia dubbi. Se hanno optato per il nucleare tanti Paesi, persino la linda Svizzera, persino la Russia che ha sofferto di Chernobyl, perfino il Giappone che ha subito due bombardamenti atomici, è segno che, anche se bisogna occuparsi della sicurezza, gli anatemi pregiudiziali sono fuor di luogo. Inoltre, se Antonio Di Pietro è risolutamente contro, è chiaro che bisogna essere a favore.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
17 marzo 2011

IL NUCLEARE IN ITALIAultima modifica: 2011-03-17T09:53:00+01:00da gianni.pardo
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30 pensieri su “IL NUCLEARE IN ITALIA

  1. Gentile sig. Pardo, mi permetta di dissentire: niente e’ a rischio zero, e’ vero, ma cio’ non permette di equiparare i rischi del nucleare a quelli del mattone che si stacca dal palazzo fatiscente mentre si passeggia per strada.

    Inoltre, lei non considera la variabile umana. E’ vero che abbiamo le centrali francesi al confine, ma sono appunto in mano ai francesi. E la compostezza del popolo nipponico in questi giorni dimostra che se c’e’ gente di cui fidarsi in caso di centrali nucleari, sono i giapponesi. Lei si fiderebbe invece di lasciare una tecnologia dai rischi cosi’ elevati in mano ad una gestione italiana?

  2. Non esageriamo. Non siamo dei selvaggi. In Italia correremmo gli stessi rischi dei francesi ed anche meno, perché le nostre centrali sarebbero “all’ultima moda” anche in fatto di sicurezza.
    E comunque il rischio non è quello del mattone che si stacca, ma dell’intera casa che rovina. Le nostre case non sono come quelle dei giapponesi.

  3. In contesti a forte dominanza scientifica la soluzione c’è: ci si affida alla scienza. La scienza dice che le prossimità di una centrale atomica hanno contenuto di radioattività ben al di sotto della media delle piazze italiane. Che facciamo: chiudiamo le piazze? Non direi, anche perchè quei livelli sono assolutamente tollerabili dall’uomo. La scienza dice d’altronde che l’estrazione di carbone e il suo uso in centrali libera molta, molta più radioattività del sottofondo ambientale, che come dicevo ha contenuto in radioattività più alto dei dintorni di una centrale nucleare. Nessuno chiede che le centrali a carbone vengano chiuse, o meglio si ma per altri motivi; come nessuno ha proposto che la si smettesse col petrolio quando è successa quella cosa in America che ha inquinato quello che sappiamo o quando una petroliera si capovolge in mare, come nessuno reclama la sospensione di fornitura in gas allorchè una famiglia, caso purtroppo non raro, muore per esplosione d’edificio da fuga di metano. “E ma lì c’è il caso l’errore umano la fatalità!” Certo, come l’evenienza che un terremoto tra i quattro più forti dal 1900 possa mettere a rischio impianti giapponesi nucleari vecchi di quarant’anni progettati per ordini di magnitudo sette volte inferiori, e che nondimeno – ricordiamolo – al medesimo hanno retto benissimo, perchè il danno è stato semmai prodotto dalla seguente ondata anomala. Va bene preoccuparsi del rischio nucleare, potenziale, a seguito di ciò che stiamo vedendo, l’ignoranza crea legittima paura, ma che questo eclissi la morte, certa, sotto gli occhi di tutti, di migliaia di individui, la perdita di tutto per un altro mezzo milione, fabbriche che già chiudono, una economia fra le più forti di sempre in grave difficoltà, proprio no. Diamo una misura alle cose.
    Altrimenti smettiamo di fare viaggi in aereo, che ci fanno accumulare alte dosi di radiazioni, o alle lastre per curarci e alle tac e analisi per contrasto, o ai viaggi in località delle quali ignoriamo il contenuto radioattivo di fondo, o al mangiare banane (e già: le banane contengono potassio, e una parte di questo è un beta emitter; in effetti c’è un ‘banana equivalent dose’, bed, usato per misurare la radiazione. pensateci, la volta che ne mangerete). La vita è tutta un rischio, spesso molto, molto più elevato del vivere vicino ad una centrale nucleare, cosa che ripeto è assolutamente sicura. A meno che arrivi Godzilla, certo, o un terremoto forza 9.0, o meglio l’onda di tsunami che questo provoca.
    Il nucleare potrà non parere sicuro a chi non lo mastica; certo è che decidere sull’onda dell’emotività è sempre, mi consenta Pardo, una cazzata madornale.

  4. Signor Bruno B !!! Nel giorno in cui si celebra l’Italia che lei faccia commenti simili e’ a dir poco…. vabbe’ non lo dico.

    La reazione nucleare a catena l’ha studiata e dedotta Enrico Fermi, nostro premio Nobel, laureato a Pisa, professore a Roma, Italia.

    Ho tentato di postare un mio commento alla questione, ma forse era troppo lungo e due volte ho tentato due volte non e’ apparso nulla.

    MF

    Ecco l’articolo del sig.R.Micheletto, che non è riuscito ad inserirlo e me l’ha mandato privatamente.
    L’articolo di G. Pardo esprime direi perfettamente il mio parere.
    Vorrei aggiungere le seguenti cose. Cerchero’ di elencare fatti e nozioni, ed a evitare possibilmente i punti di vista:
    Nucleare in Generale
    Il nucleare per qualche motivo che probabilmente trova la sua ragione nascosta in qualche ghirigoro recondito della psiche umana, e’ temuto come la cosa piu’ terribile al mondo. “Radiazione Nucleare”… solo il suono delle parole fa tremare anche i bambini.
    Eppure:
    – la radiazione Nucleare e’ una entita’ completamente naturale e totalmente innocua in dosi normali. Siamo immersi in radiazione, dal mattino alla sera 24/24, ogni santo giorno.
    – il corpo umano e’ immune in maniera sorprendente ad aumenti di radiazioni, fino a livelli estremi.
    Al livello del mare, siamo investiti da 6 particelle ionizzanti al minuto per ogni centimetro cubo. Viviamo di fatto in un ambiente “contaminato” per benino. Tutto e’ contaminato: dal cibo, all’aria, al terreno, l’acqua eccetera. Un esempio: il consolato Italiano proprio questa mattina ha misurato una radiazione in Tokyo citta’ di 0.04 microSv all’ora. A Roma il valore medio di riferimento, non e’ un qualche punto percentuale in piu’ o qualche in meno. A Roma, il valore medio e’ il 600% piu alto (!). Nonostante questa enorme differenza, sia i giapponesi che gli italiani hanno piu’ o meno la stessa aspettativa di vita.
    Tutto normale? Proviamo ad incrementare l’inquinamento dell’aria del 600% e vediamo cosa succede.
    – quando uno fa una passeggiata in montagna si becca dal doppio al quadruplo rispetto alla pianura (uno di perugia si becca il 2000% di uno di Tokyo). Chi affronta un volo aereo riceve 100 volte (1 seguito da due begli zeri, il 10 mila percento in piu’) di irraggiamento. Non parliamo degli astronauti che se ne vanno in giro per settimane a farsi bombardare da particelle di ogni tipo allegramente, e tra gli applausi generali.
    Dico queste cose -che sono fatti e non punti di vista- per supportare il concetto che la radiazione “nucleare”, di cui tutti hanno un irrazionale terrore, e’ una cosa di tutti i giorni di cui, ci siamo immersi come pesci in acqua, ed enormi variazioni di intensita’ non ci fanno ne caldo ne freddo.
    In piu’ -misteri della psiche umana- in certe situazioni, nessuno ha alcuna paura, e addirittura si glissa sulla questione tout court, come inesistente.
    Chissa’ per quale motivo, se una centrale nucleare entra in crisi dopo un terremoto, e giustamente i locali prendono provvedimenti di sicurezza per le persone nelle immediate vicinanze, si crea la megagalattica situazione a cui stiamo assistendo.
    Incidente di Fukushima:
    prima di tutto dei fatti che non sento nella TV italiana, ma sono alla BBC e in trasmissioni straniere:
    – Le centrali in crisi in questi giorni si sono spente automaticamente nei primissimi istanti del terremoto. Tutti i reattori sono spenti, non c’e’ reazione a catena in corso.
    – Tutti i “vessel” cioe’ i contenitori del combustibile, sono integri (quindi sono spenti e integri).
    – Ogni “vessel” e’ immerso in una casamatta di cemento e metallo che si chiama “container”. Tutti i conteiners dei rettori in crisi sono integri.
    Allora qualcuno si domandera’ cosa stiamo guardando in TV ? I reattori sono degli enormi bollitori d’acqua, diciamo, il combustibile va ad alte temperature e scalda l’acqua, che fa girare le turbine. Una specie di pentola a pressione collegata a turbine. L’acqua circolando “scambia calore”, l’energia termica del vapore sotto pressione, si converte in energia meccanica per le turbine. Quindi l’acqua si raffredda e il combustibile nucleare non si surriscalda. A regime i reattori stanno a 300-600 gradi. Se si fermasse la circolazione dell’acqua andrebbero a mille o duemila, e si fonderebbe tutto. (ricordiamo che questo “tutto” sta dentro un vessel che non si fonderebbe, e il vessel sta in una casamatta di cemento, fuori ci stanno le pompe che sono esplose o bruciate)
    Quando e’ arrivato il terremoto, in automatico si spegne tutto, e dei generatori diesel generano l’energia elettrica per raffreddare il reattore.
    I progettisti – facciano mea culpa – hanno ignorato che potesse arrivare uno tsunami di 10 metri ad allagare i motori diesel. E’ partita la corrente e ciao…
    Cosa e’ successo ? Il combustibile non piu’ raffreddato e’ salito di temperatura, l’acqua ha cominciato a salire di pressione e via incendi ed esplosioni. Incendi ed esplosioni nelle sale pompe esterne al reattore che e’ spento ed intatto.
    Quanto e’ pericoloso ? Abbastanza per chi e’ in prossimita di poche decine di metri, fino a centinaia di metri. I vapori dell’acqua sono radioattivi, perche’ lacqua passando quasi a contatto del reattore si “attiva” e diventa radioattiva. Sono valori di radioattivita molto molto inferiori a quelli della radioattivita’ dell’uranio, ma pur sempre una inalazione diretta di tali vapori bene non fa. Soprattutto i tecnici e ingegneri che sono sul posto devono stare attenti. A piu’ di 10 chilometri di distanza direi che la pericolosita’ e’ trascurabile.
    Mi rendo conto che sto scrivendo un romanzo… ma vorrei aggiungere solo questo: 1) Il famigerato incidente di Chernomyl ha ucciso 28 persone, e si presume che 4000 casi morti di cancro nelle zone limitrofe siano da attribuire all’incidente. In quel tipo di reattore (completamente illegale), il combustible non protetto da nulla, e’ esploso per incredibili negligenze in piena funzione (quelli di fukushima sono spenti e intatti). Per giorni il nocciolo esposto al vento ha bruciato mandando in aria fumi di materiali pesanti radiattivi. Una vera “nube tossica”, niente a che vedere con il vapore acqueo radioattivo di fukushima. Dal cielo piovevano metalli pesanti radioattivi. E’ stato un bel casino per mesi. Totale 28 morti, piu’ 4000 presunti fatalita’ per cancro. Non si sa il numero esatto perche’ si tratta di un calcolo statistico. Se solitamente si hanno per dire 20.000 decessi all’anno, nell’anno successivo ce ne furono 24.000 e si assume che l’aumento fu causato dall’incidente.
    2) Nella primavera del 1979 un reattore ad acqua simile a quello di fukushima e’ andato fuori controllo per errore umano mentre era in funzione, si e’ bloccato il raffreddamento per problemi di valvole, il reattore e’ andato in fusione, in reazione a catena. Sono usciti vapori di raffreddamento radioattivi e gas di tutti i tipi per settimane, dopo 27 giorni il carburante nucleare completamente fuso si e’ raffreddato e’ l’incidente e’ stato chiuso. E’ stato il piu’ grande incidente nucleare della storia, prima di chernobyl. Totale fatalita’: zero. Totale morti di cancro accertati a causa dell’enorme radiazione uscita: nulla.
    Una cosa e’ buttare in aria tonnellate di carburante radiattivo carbonizzato (la centrale di Chernobyl non era ad acqua ma a grafite, una forma di carbone), una cosa e’ il vapore radioattivo di un impianto di raffreddamento nucleare. Seppur radiattivo la carica di radiazione e’ minore, e il gas si disperde subito nell’atmosfera. In sostanza, stiamo a vedere cosa fanno i tecnici giapponesi e speriamo la questione si calmi presto.
    MF

  5. Che l’Italia abbia prodotto geni e abbia delle eccellenze è cosa nota, ma non mi sembra che globalmente sia un paese tecnologicamente avanzato, sia a livello di cultura che di infrastrutture.

    Leggo ora da Wikipedia che Fermi stesso ad un certo punto della sua vita emigrò in USA, perché non trovava finanziamenti adeguati per le sue ricerche in Italia!

  6. Ho inserito il commento dell’amico Micheletto nel suo stesso precedente commento perché non sono riuscito (per tre volte) ad inserirlo come… provo (provo soltanto) ad inserire questo.

  7. Ho inserito il commento dell’amico Micheletto nel suo stesso precedente commento perché non sono riuscito (per tre volte) ad inserirlo come… provo (provo soltanto) ad inserire questo.

  8. E no su: Fermi emigrò in America, approfittando del Nobel, per le leggi razziali, essendo sua moglie ebrea. Non mischiamo storia e favole.
    Sul fatto che l’Italia non sia Paese avanzato in fatto di cultura eccetera glisso, è al di sopra della mia capacità argomentativa. In merito al nucleare certo, essendoci fermati venticinque anni fa sull’onda emotiva di un referendum (dice niente?); ma il resto beh… niente. Glisso.

  9. Chiedo scusa ma questa cosa del “… Leggo ora da Wikipedia” non smette di ronzarmi in testa. E’ sintomatica, da manuale: è emblematica anche nel caso che stiamo dibattendo. Wikipedia è una fonte terribile cui affidarsi se uno la legge a occhi chiusi; così il nucleare.
    I bigini andranno bene per tradurre una versione al volo, e qui nessuno è innocente, ma non hanno mai dato vera cultura. La cultura dà sicurezza, e potere di scelta. L’insicurezza dà paura.
    Che poi il mancato know-how nucleare è solo parziale: le centrali le costruiamo si, ma all’estero. Certo ricominciare a costruirne in Italia non sarebbe male, per l’apporto universitario, per il mercato del lavoro, e naturalmente per liberarci da una dipendenza energetica che rende il costo dei nostri Kw/h tra i più cari d’Europa. Però la paura infondata è quel che è, difficilissimo smontarla.

  10. gio, glissi pure, se vuole. Ma mi permetta di farle notare una cosa. L’Ungheria era un Paese democratico, perfettamente occidentale, comunque. Poi fu sottoposta per oltre quarant’anni ad una dittatura, ma non appena libera ridivenne una democrazia. La Cecoslovacchia era un Paese progredito, dal punto di vista industriale, come del resto la Germania Est, e non appena sono ridivenute libere, hanno ripreso le loro tradizioni in questo campo. Viceversa – lei ha visto che sostengo proprio questo – se in Libia rovesciassero Gheddafi, molto probabilmente fra qualche tempo comanderebbe un altro autocrate. Né si può dimenticare che quando gli israeliani hanno lasciato Gaza, i locali, invece di continuare a mandare avanti le imprese agricole con le loro installazioni di serre ecc., le hanno distrutte perché israeliane. Quante speranze hanno, i palestinesi, di arrivare ad una produzione agricola moderna?
    Concludo. L’Italia può avere periodi di eclissi culturale, ma non si annullano secoli di cultura e civiltà. Dunque il suo pessimismo mi sembra eccessivo. Se lei mi parla del livello culturale medio dei laureati, le do ragione. Se lei mi dice che in Italia non si trovano più venti o cinquanta persone in grado di occuparsi di problemi scientifici ad alto livello, nel campo della fisica nucleare e delle centrali nucleari, francamente no, non siamo d’accordo.

  11. Guardi Pardo che non ci siamo capiti: glissavo per motivi opposti. Sono assolutamente convinto della certa conoscenza scientifica italiana, anche in campo nucleare come scritto, per quanto evidentemente venticinque anni fa stavamo meglio. Nel Politecnico di Milano, e lo so per conoscenza diretta, la sezione di Ingegneria Nucleare ancora c’è ma gli studenti che vi ci si iscrivono sono progressivamente diminuiti in numero negli anni da quel referendum. Lì sotto dovrebbe ancora esserci un reattore tra l’altro, per quanto per lo più smantellato. Questo significa che produciamo meno professionisti del settore? Probabilmente si. Significa che abbiamo perso qualità di conoscenza? No, assolutamente; solo questi anzichè impiegarsi in Italia vanno all’estero, o intraprendono ambiti contigui. Per dire: alcuni miei professori di Elettronica e fisiche discipline affini lì dentro per esempio sono ingegneri nucleari. Ottimi ingegneri, ottimi insegnanti, solo non costruiscono centrali. D’altronde siamo ben inseriti al LHC di Ginevra per dirne un’altra, anche in reparto vertici dirigenziali. La Fisica italiana ha sempre avuto un ruolo di privilegio nel panorama mondiale, oggi compreso.
    La conoscenza scientifica italiana continua ad eccellere senza ombra di dubbio, solo viviamo una parentesi di stanca per motivi noti nello specifico comparto nucleare di produzione energetica interna. Si spera la cosa a breve possa riprendere il normale corso degli eventi.
    Sul livello culturale dei nuovi laureati, ecco si: lì glisso, nel senso che intende lei. Anche questa però spero fortemente essere solo parentesi passeggera.

  12. Personalmente cerco di mantenere il distacco dall’onda emotiva, ma credo che comunque ci si debbano fare i conti. Se fossi un promotore del nucleare, cercherei di tranquillizzare i dubbiosi presentando statistiche sull’instabilità geologica del territorio italiano, o parlando di piani precisi e puntuali per lo smaltimento dei rifiuti nocivi collegati al nucleare.

    La “gente” può pensare che sì, gli impianti saranno “nuovi” e alla moda, ma se capita un terremoto? Se i rifiuti non vengono smaltiti in modo appropriato?

    E perché invece di dire che gli impianti giapponesi sono vecchi, nessuno dice in modo chiaro, mettendoci la faccia, “se in Giappone avessero avuto gli impianti che vogliamo costruire noi, non avrebbero avuto problemi”?

    Con le comunicazioni pro-nucleare che ci sono al momento, credo che il risultato sarà che il “popolino” che teme che avere una centrale nucleare nel proprio paese sia come avere dell’uranio impoverito nel caffé mattutino, sicuramente conserverà le sue paure irrazionali, oppure sceglierà – sempre irrazionalmente – di schierarsi a favore. Chi invece – come ritengo fare io – cerca di informarsi, vede una serie di dichiarazioni che sembrano sempre glissare sui problemi più importanti legati al nucleare, e francamente glissa qui glissa lì uno alla fine sente puzza di bruciato.

    Wikipedia sarà una fonte non attendibile, ma anche molti esperti – almeno in me – suscitano più di un dubbio.

    Ovviamente, absit iniuria verbis.

  13. Nessuna offesa se si rivolgeva a me signor Bruno. Anche perchè io non sono un esperto, il mio campo è altro. Però qualche esame di Fisica l’ho seguito, pure ad Ing. Nucleare – era lì a due passi, irresistibile il farlo. Ciò non fa di me un conoscitore di strutture atte alla produzione energetica da fissione, ci mancherebbe, ma i numeri che girano – in internet più che altro, su canali affidabili; tv e giornali li diserto in questi casi – per lo più li so leggere. In effetti i libri per capire li avrei anche tutti, ma la pigrizia, sa. Così io non so se le centrali che vogliamo costruire resisterebbero in Giappone, i parametri mi sono ignoti e comunque necessiterei di conoscenze specifiche che almeno ora non ho, o dovrei chiedere a quel mio amico ingegnere nucleare, so per certo però che quelle che là hanno avuto problemi erano in via di dismissione, dopo quarant’anni di attività, so che sono state progettatie per una potenza d’urto sette volte inferiore all’avvenuto, e so che ciononostante gli sono sopravvissute. E’ l’onda di tsunami che si infilata a mò di pentola senza coperchio nella discussione: la centrale ha retto, ancora non sapendo esattamente come e quanto, ma ha retto, le barre sono rientrate in materia di secondi dalle prime scosse, hanno iniziato a raffreddarsi, e i generatori diesel deputati alla cosa hanno cominciato a buttargli sopra acqua continua. Poi la non prevista onda di dieci metri ha spazzato via i generatori, e allora è intervenuta la sezione a batteria ad alimentare il raffreddamento per altre ore. E poi, spentesi le batterie, probabilmente sappiamo cosa è successo: surriscaldamento delle barre, produzione di idrogeno, questo s’è mischiato con l’ossigeno dell’aria e bum. Ma il punto è che la centrale ha retto ad un urto decisamente sovradimensionato rispetto a stima massima, pure a scoppiare è stata la struttura esterna non il reattore vero e proprio.
    Le centrali che faremmo noi sono diverse per vari fattori, inoltre sono più recenti, quindi hanno protezioni attive e passive in misura grandemente maggiore, e soprattutto l’Italia non è il Giappone. Noi ce la sogniamo l’attività sismica che hanno là, per fortuna, e di certo il Mediterraneo non è il Pacifico. Tsunami qui dubito ne vedremo. Così posso rispondere alla domanda inversa: quelle centrali, vecchie di quarant’anni, sprovviste della serie di protezioni che esistono ora, da noi avrebbero retto all’urto di un terremoto simile. In effetti noi le faremmo/emo in zona a-sismica, il Giappone invece deve farle dove può compatibilmente con le specifiche perché il territorio è sismico un numero di volte in più rispetto al nostro. Eppure, vede, ci costruiscono centrali: il Giappone vive di energia nucleare, ed è intenzionato a portarla al 50% del tutto. E mi ripeterò, su quanto scritto più in alto: quello accaduto è il quarto sisma in ordine di importanza dal 1900. In Giappone si attendono eventi simili ogni 100-110 anni, quindi per un po’ almeno lì saranno a posto, per piccola che possa essere la consolazione.
    Anch’io setaccio wiki a volte, è molto comoda; ma alcune risposte non stanno lì dentro.
    La soluzione ottima e unica, sempre, è informarsi da sé. Ma capisco che molta gente non possa farlo, e non perché è stupida ma semplicemente perché manca delle conoscenze base per interpretare il linguaggio qui in gioco, che è quello della scienza. Oltre ciò, c’è chi gioca esattamente su questo fattore per indurre scelte, quindi beh il panorama non è dei più ottimisti.
    Siamo a un punto in cui la paura per ciò che è avvenuto in Giappone supera di molto i rischi connessi, dicono gli scienziati. Leggevo proprio oggi una argomentazione di uno tra i lavoranti nel settore che seguo per avere informazioni su quanto accaduto, tra le poche fonti attendibili, e questo introduceva il paradigma Godzilla: spiega, il tizio, che gente si chiede perché non è stato calcolato il reale rischio per quella specifica postazione nucleare, perché non si è alzato il parametro affinchè supportasse un sisma di magnitudo 9.0. E alloa, aggiunge, e se il prossimo sarà a magnitudo 10? Se sarà di 12? Se sarà 20? E quando fermarsi? In che modo attuare la scelta dei parametri? E se un giorno venisse attaccato da Godzilla?
    Non si può mai calcolare tutto, un rischio minimo calcolato c’è sempre, per piccolo che sia. E se anche avendo previsto tutto, o quasi, la cosa invece si verificasse, ecco che pronti spunterebbero gli anti-nuclearisti a dire: visto? Noi ve l’avevamo detto.
    C’è sempre un rischio, ma quello nucleare è davvero il più basso di tutti se raffrontato ad ogni altra fonte di produzione energetica. Persino il solare e l’eolico producono più morti. Dico davvero, se serve ho riferimenti.
    Le fonti ‘alternative’ vanno benissimo se prese alternativamente, per quanto molto più care del nucleare – ed allora chiediamoci il vero perché vengano spinte così tante e abbiano tutte queste sovvenzioni. Se però, costo a parte, le si volesse utilizzare in sostituzione, e non supporto, di quest’ultima, allora avremmo un problema serio perché ‘alternativa’ significa intermittente, non continuamente affidabile: e se c’è una cosa che ci serve sempre, di continuo, questa è l’energia. Il sole non c’è di notte, e anche di giorno quando c’è non c’è sempre, e anche se c’è sempre i pannelli sporchi rendono meno di quelli appena installati, e se anche li puliamo continuamente il rendimento per pannello non è ahimè ancora ottimo dal punto di vista dell’utilizzo. Inoltre una delle cause principali di morte è quella da caduta da tetto, qui, in America o altrove. Ergo.
    Il nucleare è la fonte migliore che esista oggi al mondo, perché è economica, perché non è vero che il materiale fissile si sta esaurendo, perché è affidabile, perché continua, e (attenzione) perché è ‘green’: non produce la famigerata CO2 tanto cara agli ambientalisti anti-nuke; ciò detto, ossimori viventi. Una di queste ragazze mi s’è pure rivolta in questi giorni dicendo ma come green!!! Basta con sta panzana!!! Io le ho chiesto: bene, dimmi che serve oltre il non produrre CO2 per avere la denominazione d’origine energetica controllata e io dirò che hai ragione – discorso scorie a parte, che non è il problema che tutti dicono. Ci crederà? Attendo ancora risposta.
    Per finire, cosa che da ieri mi lascia stolido: la attivista di prima linea anti-Silvio Margherita Hack è due giorni che si propone infervorata nuclearista. Le sarà costato sangue e sudore dirlo, per cui onore al merito; d’altronde non poteva altrimenti: è un fisico. Sa esattamente come funziona la natura.

    Un saluto, sperando di avere introdotto almeno un ragionevole dubbio nella mente di una persona che oggi penserà al nucleare con occhio appena diverso.

  14. Ho trovato questo articolo sulla Hack: http://www.iltempo.it/2011/03/17/1244227-temo_nucleare_italiani.shtml e direi che piu’ o meno anche lei dice cio’ che commentavo all’inizio, e cioe’ che il nucleare gestito dagli italiani un po’ preoccupa… e dice anche che sicuramente le centrali odierne sono sicuramente piu’ sicure, ma che in ogni modo il nucleare pur inquinando meno “potrebbe creare danni piu’ importanti”. Del resto sempre li’ la Hack sottolinea come comunque l’Italia abbia problemi energetici.

    Mi sembra una posizione ragionevole e la trovo affine alla mia.

  15. Io la leggo con occhio scientifico quella intervista, e non la trovo preoccupata. E’ sincera, uno scienziato d’altronde è onestamente analitico ma la cosa finisce qui, è che noi non siamo abituati a sentire gente che dà tutte le informazioni d’un contesto. Il rischio esiste, sempre, ma le centrali mica le costruiamo alle pendici del Vesuvio. Che è CERTO scoppierà, tra parentesi, e allora vorrò vedere le geremiadi se ci sarò ancora; chiusa parentesi. Sta all’uomo coscienzioso minimizzarli, questi rischi, e in quanto a coscienza noi non siamo secondi a nessuno, boutade dei giorni di festa a parte. I danni importanti sono solo potenziali, in realtà in tutta la storia dell’uso di energia nucleare le morti sono state ben poche, niente a che vedere con una statistica dei casi di morte per auto per dire, o per inquinamento da carbone o ritengo anche per semplice influenza. I danni potenziali possono essere gravissimi. Possono: oltre Chernobyl, dove la causa è decisamente altra e nemmeno stiamo qui a discuterne, e dove le morti accertate son ben meno di quelle propagandate, e Three Mile Island dove non è morto nessuno, abbiamo questa di ora e… basta. Quanta gente è morta nel frattempo d’altro?
    Potrebbe: è il solito principio di precauzione con cui Pardo imbastisce l’articolo, che la gente usa quando non sa apporre risultanze numeriche certe (non lei Pardo eh, che un fraintendimento al dì basta). Potrebbe. Anch’io potrei diventare una rana in attesa di una principessa se mi passa la figurazione, o meglio una ciotola rotta in mille pezzi potrebbe ricomporsi, la fisica non è proprio che lo proibisca; però ci dà la probabilità che la cosa avvenga, e questa beh è molto, molto, molto bassa. Così la centrale a carbone inquina di brutto, e lo FA, il solare e l’eolico sono intermittenti e rendono poco e costano molto, e lo FANNO. Il nucleare POTREBBE causare danni, ma statistiche alla mano non c’è molto di cui preoccuparsi. Paura irrazionale a parte, quella se ce l’hai non la controlli, e noi siamo fortunati perchè abbiamo ottimi fomentatori della medesima (qui sono sarcastico, non si fosse capito).
    D’altronde c’è poca scelta: l’energia è la moneta del futuro. Ci serve ora e domani e sempre. Se qualcuno scopre una fonte d’energia migliore di questa, ben venga. Sarò il primo a felicitarmi per la cosa.

  16. La pericolosità delle centrali nucleari è una bufala:
    Cause di morte nel mondo OGNI ANNO:
    – Incidenti stradali: 1.300.000 nel 2008 (ANSA)
    – Inquinamento dell’aria: 3.000.000 inquinamento esterno da emissioni di combustibili derivati dal petrolio + 1.600.000 in ambienti chiusi per l’uso di combustibile solido (OMS)
    – Inquinamento dell’acqu…a: 2.100.000 muoiono per malattie diarroiche associate con acqua povera. (OMS)
    Credo che

  17. dicevo, credo che come fonti siano attendibili, no?
    e non dimentichiamo che il 12% dell’energia elettrica italiana è prodotta da centrali alimentate a carbone, e il carbone emette particelle altamente radioattive, oltre a residui solidi e fumi inquinanti nell’atmosfera

  18. Vado di fretta e non ho tempo di trovare fonti più attendibili, comunque Wikipedia dice che durante la seconda guerra mondiale morirono 2.630.000 persone, di cui solo 200.000 dovuti alle bombe atomiche, anche contando le vittime degli effetti postumi delle radiazioni.

    Quindi le spaventosissime bombe nucleari sono state numericamente innocue, avendo provocato meno del 10% delle vittime totali del Giappone! Anche in campo bellico il nucleare è la scelta più sicura!

  19. Chi ha più di sessant’anni, dal momento che , bene che vada, le centrali entrerebbero in funzione fra quindici anni, queste centrali non le vedrà neppure. Di che parla, dunque, se neanche le vedrà all’opera? Dovete finirla di pontificare e di compromettere il futuro di altre generazioni. Lasciate a loro di stabilire il proprio futuro, che i vecchi si mettano da parte. Che si godano la piccola pensione che gli passiamo e che a noi nessuno darà. Avete lasciato un presente e un futuro schifosi e vi permettete ancora di parlare. Il nucleare fatevelo nell’orticello di casa vostra, se ci riuscite!
    Testo di Max, tradotto più o meno in italiano ed emendato dalle volgarità.

  20. Le “long term conseguences” delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki sono grandemente aumentate nei libri di storia. Americani e giapponesi hanno iniziato un gigantesco studio epidemiologico dopo la guerra, che riguardava gli abitanti delle due città sopravvissuti alle due esplosioni in un raggio di 10 Km dall’epicentro. Ebbene: ad oggi, sessant’anni dopo, il computo totale per morti da conseguenze da radiazione è stato di 700 individui, di cui 87 per leucemia, 440 per tumori e 250 per attacchi di cuore indotti da radiazione. La cifra è certamente alta, ma per capire di cosa stiamo parlando, i morti per cancro negli Stati Uniti nel 2010 sono stati oltre un milione e mezzo, e nel Giappone se ne prevedono circa seicentocinquantamila all’anno. La reale proporzione è data. Il numero dei morti per esplosione diretta di quelle due bombe è invece elevatissimo, e comunque una vita strappata è già un grande danno a mio avviso, ma ogni anno si commemora il giorno dello sganciamento della prima bomba atomica su una cittadina giapponese, senza dire che prima d’arrivare alla decisione di usarle, quelle due bombe, per cercare di dissuadere il Giappone dal proseguire la guerra gli americani avevano ucciso, spesso in terribili roghi, centinaia di migliaia di giapponesi. E’ famoso il raid su Tokyo, che uccise in una notte in un rogo più di settantamila abitanti, e nessuno mai ne parla.
    Questo solo per discutere, perchè nucleare civile e nucleare militare sono due cose completamente diverse, non si può ricavare il secondo dal primo – a discapito di ciò che qualche genio va ripetendo non ben sapendo evidentemente cosa dice – ma il primo può trarre vantaggio dallo smantellamento del secondo, nel riutilizzare combustibile arricchito che verrà impiegato per creare barre per centrali nucleari. Almeno alcune di quelle presenti a Fukushima sono così composte.

  21. Il mio commento era provocatorio: la statistica e i numeri possono far riflettere, ma – esattamente come Wikipedia – non vanno presi a occhi chiusi, e vanno contestualizzati e approfonditi.

    Dire dei danni del carbone e dei combustibili fossili non consente di valutare le centrali nucleari solo dal punto di vista delle emissioni di CO2. Bisogna fare anzitutto i conti con lo smaltimento delle scorie (in un paese che periodicamente entra in emergenza rifiuti) e poi chiedersi quanto eventuali problemi, per quanto improbabili, impatterebbero su un paese che ogni volta che cade qualche goccia d’acqua in più entra in emergenza alluvioni.

    E se a L’Aquila ci fossero state centrali nucleari? E le scorie che facciamo, paghiamo la Germania per smaltirle?

    Quale sarebbe il Total Cost of Ownership delle centrali nucleari in Italia, e siamo sicuri che i risparmi in ambito energetico non sarebbero annullati da spese e svantaggi in altri settori?

    Personalmente, vengo da Taranto, una città che ha legato il suo destino a doppio filo con l’Italsider (oggi ILVA), uno stabilimento che ha dato e dà lavoro da anni ai tarantini, ma contemporaneamente li avvelena con i propri scarichi. L’indubbio vantaggio della maggiore occupazione è stato ed è pagato a caro prezzo.

  22. Bruno: apposta io scelgo il nucleare: perchè so quali sono i rischi, e questi sono calcolati esattamente, e questi sono bassissimi. Il carbone emette un centinaio di volte e più di radioattività in più rispetto ad una centrale nucleare, inoltre crea quella cosa che agli ambientalisti e ai professionisti del global warning toglie i sonni la notte. Ignoro le specifiche di sicurezza per la ricerca di siti papabili alla collocazione di centrali nucleari, ma dubito fortemente a L’Aquila si possa anche solo pensare di metterne una. Le richieste sono molto stringenti. Ma anche fosse, quello de L’Aquila è stato sisma decine di migliaia di volte meno potente di quello in Giappone: ho idea avrebbero retto benissimo.
    Le scorie poi non sono un problema: sono una risorsa. Si riutilizzano per la costruzione di barre a seguire. Alla fine è vero vengono stoccate per lo smaltimento, ma la parte davvero radioattiva di queste è molto piccola, e la produzione annua è calcolata in metri cubi – non so se mi spiego – con la ricerca che lavora per scoprire modalità di completa eliminazione delle stesse. Stoccarle anche cinquant’anni in attesa la ricerca trovi soluzioni, e le trova, sempre, direi non è un problema per nessuno.
    Sulla emergenza rifiuti normali, che nessuno può mischiare a quelli nucleari, glisso come più in alto: le emergenze nascono dove gente ha volontà di farle nascere. Io abito al nord, e qui emergenze rifiuti che io sappia non ce n’è, ma anche fosse sparirebbero in un tempo di vita ben inferiore alla decina d’anni e passa che siamo ahimè continuamente costretti a vedere in tv.

    Le domande sono tutte legittime, ma hanno tutte una rassicurante risposta. Basta porle a persone competenti, professionisti del settore, lasciando perdere gli urlatori di professione, che finita ormai decine d’anni fa l’epoca dei cantanti si capisce che urlano solo per portare acqua al loro mulinetto di periferia.
    Io comunque, ribadisco allo sfinimento, una centrale sottocasa ce la vorrei eccome. Ieri, se possibile.

  23. Caro gio purtroppo quel suo “io vivo al nord” riassume tutte le preoccupazioni che nutro. In un mondo perfetto l’Italia sarebbe un paese organizzatissimo e razionale che valuterebbe i pro e i contro del nucleare e in caso di decisione positiva la attuarebbe con tutti i crismi.

    Purtroppo l’Italia non è solo l’efficienza delle aree più benestanti, ma anche esempi come quelli della mia città di provenienza, e non sono pochi. Io direi che lanciarsi sul nucleare prima di aver messo un po’ a posto tutto il sistema Italia sia una scommessa, se non un azzardo.

  24. Il ‘sistema Italia’ ho idea non troverà mai una soluzione aggregante. Lo vediamo proprio oggi, con una parte d’Italia che festeggia i centocinquant’anni e un’altra parte che dice ma quale Italia. Io son felice di essere italiano, e son felice di abitare al Nord, ma se abitassi al Sud sarei felice lo stesso di stare dove sto. Le cose si aggiustano solo se nel loro piccolo ognuno si muove per farle aggiustare. Io ci provo, per quello che vale.
    Non sono qui per obbligare nessuno, casomai non si fosse capito, comunque il nucleare si fa, o non si fa, per l’Italia tutta, e le scelte di geografia atta alla sua ubicazione si prendono sull’Italia tutta, fino a trovare sito adeguato. Io sono disposto allo status quo, e l’azzardo è semmai rimanerci, ma mi piacerebbe vivere in una realtà meno ideologizzata e più consapevole che permettesse rifornimento energetico a frazione del prezzo attuale. So che si può; non so se si farà, per la serie di motivi che ho elencato in questi giorni.
    Mi gioco la carta visiva, che da sola, si sa, fa sempre la sua porca differenza:
    http://www.iljester.it/chi-ha-paura-delle-centrali-nucleari-eppure-siamo-circondati-dai-mostri-radioattivi.html

    Carina l’Italia, tutta glabra in mezzo a quella barba di centrali nucleari esterne – da cui noi peschiamo, pagandola, energia – vero?
    A volte basta una immagine.

  25. In Italia nn si riesce a metter su un balcone senza la mazzetta, il cemento scrauso della mafia e il mancato controllo della sicurezza da parte del controllore per fare il favore agli amici degli amici.

    Prima ancora di discutere sull’effettiva utilità dell’energia nucleare o sulla sua intrinseca pericolosità, spaventa sopratutto il fatto che essa sia gestita con i criteri con cui viene gestito tutto il resto in questo paese.

    Pardo si dimostra comico nel suo primo commento più ke nel suo articolo. Vive in una regione su cui sono piovuti miliardi e miliardi eppure alle 17 si chiude l’acqua corrente nelle case, ci sono linee ferroviare a singolo binario neanche elettrificate per nn parlare di tutto il resto, eppure ritiene ke in Italia ci si possa permettere il lusso di poter skerzare col fuoco.

  26. L’immagine è illuminante: lei si preoccuperebbe di più se ci fossero problemi in qualche centrale in Francia, o se ce ne fossero in Bulgaria?

    Il problema del sistema Italia secondo me non è di aggregarlo, ma di riuscire a farlo funzionare in modo organico senza che per ogni punta di eccellenza ci siano decine di voragini fatte di sprechi e connivenze.

    Non si tratta di ideologie, ma semplicemente di senso pratico. Pardo diceva che ogni paese affronta i suoi momenti bui, ecco, forse qui in Italia prima di pensare al nucleare sarebbe meglio aspettare che torni il sole.

  27. E allora aspetteremo a lungo temo, e il discorso vale in Italia come altrove. Il punto è che ci possono essere quante persone di buon senso e preparate si vuole, ma ci saranno sempre le mele marce, gli urlatori, gli anelli deboli: e una catena la si valuta sull’anello più debole che ne compone le maglie. Se gente alimenta la paura inconscia per far fare ciò che vuole, o meglio evitare che si faccia ciò che non vuole venga fatto, senza reali dati alla base ma nel migliore dei casi solo ideologia, non solo non si farà il nucleare ma non si farà niente di niente. E’ la situazione che viviamo oggi in Italia, dove per esempio la riforma della giustizia si fa ma solo se a farla è altri che chi sappiamo, o dove la sinistra che negli ’80 spingeva per il nucleare poi per calcoli che non approfondiremo ha smesso di farlo, o lo stesso Governo che, sento oggi, dice ehi ehi ripensiamo alla opzione nucleare perchè potrebbe costarci voti. Va bene, ripensiamoci. E non facciamo più niente di niente a meno che tutti siano d’accordo.
    Certo, campa cavallo.

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