L’UBRIACATURA MORALE A PROPOSITO DELLA LIBIA

L’exceptio è un interessante istituto del diritto romano, nato dalla rigidità delle norme giuridiche. Aulo Agerio vende un cavallo a Numerio Negidio (personaggi costanti degli esempi latini) glielo consegna e ne riscuote il prezzo. Poiché però non compie gli atti formali relativi a questa vendita, rimane giuridicamente proprietario dell’animale e può pretenderne la riconsegna. Se lo fa, il pretore gli dà giuridicamente ragione – il cavallo formalmente è ancora suo – ma riconosce l’exceptio di Numerio Negidio – il quale dimostra di avere pagato il prezzo pattuito – e in pratica dà torto ad Aulo Agerio. I principi sono indubbiamente apprezzabili ma ciò che è doveroso in astratto può essere sbagliato in concreto.
La nostra epoca, in conseguenza di un lungo periodo di pace, è letteralmente ubriaca di morale e per questo è capace di applicare in modo assurdo i buoni principi. Mentre noi europei non ci scandalizziamo se per visitare una moschea ci obbligano a toglierci le scarpe, o se in un ristorante di Jeddah si rifiutano di servirci braciole di maiale, siamo pronti a chiederci se dobbiamo eliminare il panino al prosciutto dalle merende scolastiche perché ci possono essere scolari islamici.
Le preoccupazioni morali sono impressionanti anche per quanto riguarda la politica. Pressoché la totalità dei cittadini reputa che essa richieda uomini onesti e obbedienti ai migliori principi etici. Dimenticando la lezione della storia, quella di Machiavelli e, più semplicemente, quella del buon senso. Per dirne una: se in guerra ho degli scrupoli mentre il mio nemico non ne ha, mi metto in condizioni d’inferiorità. Per la gente il fatto che la morale sia estranea alla politica risulta indigeribile. Non riesce ad accettare neppure affermazioni palesemente evidenti come questa: che un gaglioffo che governa bene è preferibile a un santo che governa male. La gente vuole ad ogni costo il santo che governi bene. E se proprio la si prende alla gola col dilemma, opta ancora per il santo che governa male. È l’ubriacatura morale di cui si diceva.
Un sapido esempio l’abbiamo in questi giorni con la crisi libica. La ragione dell’intervento di Francia e Inghilterra – una ragione che convince tutti – è che Gheddafi è da sempre un dittatore; in passato è anche stato un impresario del terrorismo e attualmente è contestato da una parte del suo popolo, cui è disposto a rispondere con la forza. Dal momento che i dittatori sono tutti brutti e cattivi, che Gheddafi è un personaggio inaccettabile e che una parte dei libici vorrebbe spodestarlo, diamo una mano alle forze del bene. Una serie di stupidaggini.
Se bisognasse intervenire contro le dittature, bisognerebbe intervenire contro un così grande numero di Paesi che si tratterebbe quasi di dichiarare guerra al mondo. Se bisognasse intervenire contro gli stati terroristi, bisognerebbe intervenire contro l’Iran, per cominciare. Poi contro Gaza e il Libano che per decenni hanno bombardato la popolazione civile di Israele e infine anche contro Gheddafi: ma prima del 2003, visto che da allora ha rinunciato all’attività terroristica. Poi si dice che il Colonnello è contestato da una parte del suo popolo che “combatte per la libertà”, ma a parte il fatto che non sappiamo chi siano i ribelli e che tipo di governo poi effettivamente instaurerebbero, se vincessero, come mai la comunità internazionale non è intervenuta a favore dell’Eritrea, quando essa combatteva contro l’Etiopia per la sua indipendenza? E come mai essa non interviene a favore degli Uiguri o dei Tibetani, contro il governo centrale cinese? E soprattutto, come mai ha tollerato i massacri di cristiani ed animisti nel Darfur? Forse che il Sudan è sulla Luna? E come si giustificano Francia ed Inghilterra per non essere intervenute, magari dando un dispiacere a Giorgio Napolitano, a favore degli insorti ungheresi, nel 1956? Quei patrioti lottavano a mani nude, sostenuti dalla grande maggioranza della popolazione, contro un’oppressione straniera.
Da un lato è costoso e problematico intervenire negli affari interni degli altri Paesi (ai pensi al Vietnam, dove si trattava di difendere uno Stato contro un’invasione straniera, che alla fine tuttavia si è avuta), dall’altro non si può nemmeno essere sicuri che le popolazioni oppresse siano grate per l’intervento. Si pensi all’Afghanistan.
Ogni Paese ha il diritto di governarsi come crede. La “legittimazione”, di cui straparlano i Presidenti Obama e Napolitano nasce esclusivamente dall’effettivo controllo del territorio da parte del governo. E Gheddafi, da oltre quarant’anni, è “legittimato” dai fatti. Che poi sia o no un pessimo governante è cosa che riguarda i libici e nessun altro.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
30 marzo 2011

L’UBRIACATURA MORALE A PROPOSITO DELLA LIBIAultima modifica: 2011-03-31T14:10:00+02:00da gianni.pardo
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