LA FRANCIA CHIUDE LA FRONTIERA

Alla frontiera fra Ventimiglia e Mentone la Francia ha bloccato i treni provenienti dall’Italia. La misura non è diretta contro i cittadini italiani che quella frontiera, come quella del Moncenisio o della Maddalena, la traversano da decenni senza neppure badarci. Il provvedimento mira ad impedire l’arrivo di emigranti tunisini che l’Italia ha munito dei necessari documenti per circolare all’interno dell’ “area Schengen”. Parigi prima ha sollevato ogni sorta di obiezione giuridica, poi, visto che le autorità dell’Unione Europea le davano torto, ha puramente e semplicemente fatto ricorso ai risoluti CRS.
La prima cosa che viene in mente, dinanzi a tale avvenimento, è un’indimenticabile massima di Tucidide: potendo ricorrere alla forza, nessuno ricorre alla giustizia. E mentre fra privati l’uso della forza fa pensare a bulli e a delinquenti, quando si tratta di Stati esso è lo strumento naturale della politica estera. Se Clausewitz ha potuto dire che la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi, anche la pace è la prosecuzione della guerra con altri mezzi. I governi obbediscono ai trattati finché gli conviene farlo; o se, non rispettandoli, rischiano di pagare un prezzo troppo alto. Se viceversa non hanno niente da temere, agiscono sfrontatamente nel proprio interesse: cosa che può sorprendere solo chi non si interessa di politica internazionale.
Naturalmente i rapporti con l’Italia non sono in pericolo. Si è semplicemente chiusa la porta a qualche centinaio di maghrebini e un treno bloccato per queste ragioni non è diverso da un treno fermo per sciopero. Da noi la notizia non è sconvolgente. Ma sessantacinque anni di pace non sono trascorsi invano. Un grande Paese che si comporta con pochi scrupoli deve stare attento all’opinione pubblica internazionale. Se intende intervenire negli affari interni di una nazione debole e periferica come la Libia, può anche far credere che lo fa per ragioni umanitarie e in favore della democrazia, ma se ferma un treno italiano non ha scuse. Come mai affronta volontariamente e a viso aperto la disapprovazione internazionale?
La prima possibile ragione, forse per motivi elettorali, è che da qualche tempo Sarkozy e il suo governo amano dare l’impressione di essere persone risolute. E all’occasione perfino violente. Ma perché l’atteggiamento sia redditizio bisogna innanzi tutto vincere, e in Libia non si direbbe che sia il caso. Poi, con gli emigranti, non bisogna avere l’aria di sparare cannonate alle zanzare. Infine, siamo sicuri che la Francia riuscirà a chiudere questa frontiera a tempo indeterminato? E riuscirà realmente ad impedire l’ingresso degli emigranti? Dalla frontiera a ovest di Susa a Lanslebourg è una bella scarpinata, ma in un giorno si fa.
E allora si deve forse ipotizzare una seconda e più importante ragione. La Francia non ne può più dei maghrebini. Da un lato nessuno ha dimenticato le costose e devastanti rivolte delle banlieue, dall’altro Marine Le Pen ha un successo allarmante. Il mondo dei blog dice peste e corna di queste persone che a volte abitano in Francia da generazioni,  e tuttavia francesi non sono divenute. E che anzi si permettono di essere aspramente critiche con un Paese che è stato molto generoso con loro. La legge contro il velo islamico integrale è il sintomo di questa stanchezza. La tendenza attuale è: la Francia è un Paese libero e laico in cui bisogna vivere alla francese. Chi non è contento può anche andarsene.
Questo atteggiamento ha le sue giustificazioni. La nazione accoglie un’enorme quantità di islamici: milioni, mentre noi siamo allarmati per le centinaia di migliaia. E tuttavia quelle giustificazioni non sono sufficienti. La non assimilabilità degli islamici è un dato di fatto da oltre mezzo secolo. Finché gli immigranti sono stati in numero limitato, la popolazione è stata generalmente piena di scrupoli “antirazzistici” e il buonismo ha trionfato. Quando infine il problema è diventato tanto grande da non potere essere ignorato, la società ha cominciato a pretendere una reazione decisa. Dimenticando che ciò che era facile all’inizio, essendo un po’ meno “buoni”, diviene difficilissimo o forse impossibile alla fine, anche se si è disposti ad essere “cattivi”.
Se pure aveva la scusa dell’ex impero, la Francia in questo campo non è stata più intelligente di noi. Ha fornito e fornisce la riprova che la morale prevale finché costa poco. Tutti dicono che è inumano respingere chi cerca una vita migliore. Ma poi, se sono in troppi a cercare una vita migliore, la regola cambia.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
17 aprile 2011

LA FRANCIA CHIUDE LA FRONTIERAultima modifica: 2011-04-17T18:26:09+02:00da gianni.pardo
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8 pensieri su “LA FRANCIA CHIUDE LA FRONTIERA

  1. C’est très bien qu’il y ait des Français jaunes, des Français noirs, des Français bruns. Ils montrent que la France est ouverte à toutes les races et qu’elle a une vocation universelle. Mais à condition qu’ils restent une petite minorité. Sinon la France ne serait plus la France. Nous sommes quand même avant tout un peuple européen de race blanche, de culture grecque et latine, et de religion chrétienne … Vous croyez que le corps français peut absorber dix millions de musulmans, qui demain seront peut-être vingt millions et après-demain quarante ? Si nous faisions l’intégration,(NDLRB. dans les départements français d’Algérie) si tous les Arabes et les Berbères d’Algérie étaient considérés comme Français, comment les empêcherait-on de venir s’installer en métropole alors que le niveau de vie y est tellement plus élevé ? Mon village ne s’appellerait plus Colombey-les-Deux-Églises, mais Colombey-les-Deux-Mosquées ! ».(Charles de Gaulle, rapporté par Alain Peyrefitte).

    « Essayez d’intégrer de l’huile et du vinaigre. Agitez la bouteille. Au bout d’un moment, ils se sépareront de nouveau. Les Arabes sont les Arabes, les Français sont les Français. Vous croyez que le corps français peut absorber dix millions de musulmans qui demain seront vingt millions et après-demain quarante ? »
    (Cité par A. Peyrefitte. C’était de Gaulle. Éditions Gallimard, 2000. Propos tenus le 5 mars 1959).

  2. peccato che in Italia non ci si pongano le stesse domande. Il risultato sarà che nel 2050 l’Italia sarà un Paese a larga maggioranza mussulmana.

  3. Belle citazioni. Io cito un proverbio che credo inglese: “molti vedono la luce solo quando ne sentono il calore”. Cioè è necessario che un problema divenga veramente evidente e doloroso perché molta gente lo prenda finalmente in consideerazione. Magari quando è ormai troppo tardi.
    Un po’ come quei fumatori che smettono di fumare quando gli diconno che hanno il cancro ai polmoni.

  4. Belle citazioni. Io cito un proverbio che credo inglese: “molti vedono la luce solo quando ne sentono il calore”. Cioè è necessario che un problema divenga veramente evidente e doloroso perché molta gente lo prenda finalmente in consideerazione. Magari quando è ormai troppo tardi.
    Un po’ come quei fumatori che smettono di fumare quando gli diconno che hanno il cancro ai polmoni.

  5. “Un po’ come quei fumatori che smettono di fumare quando gli dicono che hanno il cancro ai polmoni.”

    Smisi di fumare per 13 anni ( dal 1984 al 1997 ). Adesso smetto 20 volte al giorno…e nonostante ciò c’è ancora qualcuno che si ostina a considerarmi una persona intelligente!

  6. Io inserisco i commenti ed essi non appaiono. Allora li rimetto. E poi magari li trovo inseriti due volte. Ma sul momento? Questa intanto è la terza volta che ci provo.
    Io ho smesso solo una volta, dopo aver fumato per diciotto anni. Ma da allora NON mi sono mai detto “Per una sigaretta, a Natale, non è che riprenderò il vizio!”
    Lei ha sprecato il sacrificio fatto nel 1984. Peccato. Forse ha pensato di essere più forte delle sigarette: io non l’ho pensato e questo mi ha salvato.
    Anche dal versare denaro allo Stato, con le tasse sulle sigarette.
    Ho smesso anche perché le sigarette sono cattive: ti fanno soffrire di più se non puoi fumare di quanto ti facciano godere se fumi. Salvo la prima boccata dopo il caffè. Ma le altre boccate? E le altre diciannove sigarette?

  7. Io ho smesso solo una volta, dopo aver fumato per diciotto anni. Ma da allora NON mi sono mai detto “Per una sigaretta, a Natale, non è che riprenderò il vizio!”
    Lei ha sprecato il sacrificio fatto nel 1984. Peccato. Forse ha pensato di essere più forte delle sigarette: io non l’ho pensato e questo mi ha salvato.
    Anche dal versare denaro allo Stato, con le tasse sulle sigarette.
    Ho smesso anche perché le sigarette sono cattive: ti fanno soffrire di più se non puoi fumare di quanto ti facciano godere se fumi. Salvo la prima boccata dopo il caffè. Ma le altre boccate? E le altre diciannove sigarette?

  8. Io inserisco i commenti ed essi non appaiono. Allora li riinserisco, e poi me li ritrovo inseriti due volte.

    Io ho smesso solo una volta, dopo aver fumato per diciotto anni. Ma da allora NON mi sono mai detto “Per una sigaretta, a Natale, non è che riprenderò il vizio!”
    Lei ha sprecato il sacrificio fatto nel 1984. Peccato. Forse ha pensato di essere più forte delle sigarette: io non l’ho pensato e questo mi ha salvato.
    Anche dal versare denaro allo Stato, con le tasse sulle sigarette.
    Ho smesso anche perché le sigarette sono cattive: ti fanno soffrire di più se non puoi fumare di quanto ti facciano godere se fumi. Salvo la prima boccata dopo il caffè. Ma le altre boccate? E le altre diciannove sigarette?

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