LA FILOSOFIA DEL LEONE

La filosofia è necessaria? A questa domanda molta gente ri­sponderebbe che non solo non è neces­saria, ma non serve a niente: “Io non me ne sono mai occupato e la mia vita è andata benissimo lo stesso “. Sembra un ragionamento valido e tuttavia basterebbe rispondere: “Ti sei mai occupato di far sì che il tuo cuore batta? E tutta­via non negherai la necessità del battito del tuo cuore”.
Nella vita tutti seguiamo dei prin­cipi. Anche coloro che non sanno che cosa sono i principi. Persino gli animali e le piante seguono regole, soprattutto economiche. Un leone che ha mangiato non caccerà uno gnu neanche se gli capita a portata di zampa. Se invece è affamato, è disposto a strapazzarsi pur di procurarsi il cibo. Fra questi due estremi avverrà che, non del tutto sazio e non del tutto affamato, il leone esiterà se cacciare o no. Come chi si chiedesse: che devo fare, mi devo riposare o devo procurarmi il prossimo pasto? Dopo il principio della soprav­vivenza dell’individuo e della specie, gli animali seguono il principio del piacere.
Il fatto che in natura vengano applicati principi economici non deve stupire. Non solo il corso di un fiume è estre­mamente economico, ma in natura sono infiniti gli esempi in cui un predato­re scopre che è più facile rapinare predatori più piccoli che cacciare in proprio. Lo fa anche sua maestà il leone a danno della iena e il leopardo è talmente scottato dalle malefatte di questo augusto ladro che per sicurezza le sue prede le trascina sugli alberi.
Sarebbe azzardato affermare che gli animali vivano secondo una certa filosofia e tuttavia, se si riporta in termini filosofi­ci quanto si osserva in natura, può dirsi che l’individuo segue la regola del piacere di vivere e di riprodursi, e poi di quello acces­sorio di riposare, grattarsi, gioca­re. Se per i comportamentisti il termine piacere è problematico, ci si può limitare al fatto che gli esseri viventi fanno di tutto per quegli scopi: e ci deve essere una molla che li spinge. Questa molla nell’uomo si chiama piacere (o fuga dal dolore).
Gli animali superiori, senza saperlo, sono sempre epicurei. Gli uomini invece concepiscono diversi modi di organizzare la propria vita. I cristiani ad esempio hanno come filosofia ispiratrice quella aristoteli­co-tomista e lo scopo fondamenta­le della loro esistenza è la salvezza dell’anima. I miscredenti al contrario fanno quello che hanno voglia di fare e seguono la stessa filosofia degli animali: teoria tutt’altro che disprezzabile, sia detto di passaggio, se è vero che Epicuro è uno dei più grandi filosofi dell’antichità.
Il fatto che l’uomo sia cosciente del proprio scopo fondamentale non è privo di conseguenze in campo pratico. Mentre l’animale è incapace di avere idola (e per conse­guenza è incapace di commettere errori “filosofici”) l’uomo vive da sempre annegato in un mare di pregiudizi, di prin­cipi sociali, di ideali e di mode. Soprattutto se non ha chiaro quale sia la ratio fondamentale della propria vita, gli capiterà di avere atteggiamenti assurdi.
Si prenda un uomo che vive per il piacere e si reputa un saggio risparmiatore. Gli altri lo considerano uno spilorcio e gli chiedono: “Perché metti da parte? Quando e in che modo trarrai vantaggio dal tuo denaro?” L’avaro, sapendo di avere dalla sua espressioni come “la previ­denza”, “la virtù del risparmio”, “l’immoralità della spreco”, si farà forte di queste belle parole. Ma sarà facile dimostrargli che ha torto: perché ha molto più denaro di ciò che gli serve e nel frattempo non si concede nessun piacere. Per essere prudente gli basterebbero un paio di assicurazioni. La virtù del risparmio è stata inventata per educare lo sprecone, non l’avaro. Il quale tuttavia si salverebbe se dicesse umilmente: “So che di questo denaro non farò mai nulla ma il mio hobby è accumularlo. Spenderlo non mi diverte, accumularlo sì”.
La presa di coscienza della filoso­fia secondo la quale viviamo ci può servire o a rendere coerente la nostra vita o ad avvertirci che essa non è coerente.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
2001

LA FILOSOFIA DEL LEONEultima modifica: 2011-05-14T18:35:13+02:00da gianni.pardo
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