LA VIDA ES SUEÑO

Sul Corriere dei Piccoli di quasi un secolo fa esisteva un’improbabile “arcivernice del dottor Lambicchi”. La si passava su una fotografia e l’oggetto diveniva realtà. Che i bambini potessero apprezzare un’assurda storia del genere si spiega con il loro amore per il magico, ma la tendenza al magico non viene meno con l’età. Anche gli adulti sperano sempre nel miracolo. È questo che fa il successo dei guaritori, dei truffatori, dei fondatori di religioni e, non ultimi, dei politici.
La politica è infatti un campo in cui l’immaginario pesa più del reale. In essa non vince il competente che propone un programma realizzabile ma colui che promette ciò che non potrà mai mantenere. Barack Obama, in questo campo, ha battuto un record. Invece di fare promesse mirabolanti ma relative a fatti concreti – “Posso risolvere la crisi economica, posso azzerare la disoccupazione, posso regalare la sanità a tutti” – si è buttato sull’astratto: yes, we can, sì, possiamo farlo. Che cosa? Qualunque cosa. “Voi esprimete un desiderio ed io vi rispondo: sì, possiamo attuarlo. Volete che tornino i ragazzi in divisa che abbiamo all’estero? We can. Volete che miglioriamo i rapporti con gli amici europei, volete che diveniamo fraterni amici con gli iraniani? Non vi preoccupate, we can. E perché dico we? Perché prima voi dovete fare la vostra parte, votando per me”.
C’è di che rimanere sbalorditi. Si può straparlare così? Ma la risposta la dava lo stesso candidato: Yes, we can. E non era in torto lui: erano in torto coloro che l’ascoltavano. E che lo hanno eletto.
Questa è una lezione importante per tutti ma non per i politici: perché loro l’hanno digerita già ad inizio carriera. Sanno benissimo di avere a che fare con avidi compratori di fumo e dunque glielo devono vendere senza risparmio. Del resto non corrono rischi: il prodotto non è in garanzia. Nessuno può andare da Obama a chiedergli che ne è stato del suo “Yes, we can”. Secondo costante giurisprudenza, se la truffa è evidente non è una truffa. Quando un produttore assicura: “usate questo rossetto e tutti gli uomini cadranno ai vostri piedi”, è inutile denunciarlo.
Il cittadino che ha esperienza sviluppa anticorpi. Sapendo che si tratta di una commedia degli inganni è pronto a sopportare i trucchi più ingenui e spericolati. Ma a volte gli può sorgere il dubbio che, a forza di raccontare balle, i politici finiscano col non distinguerle dalla realtà. In Italia ne abbiamo un esempio da manuale.
Si sa che il potere è la molla suprema della politica. Biasimare i politici perché ambiziosi è tanto inutile quanto biasimare i leoni perché carnivori. Chi è al potere fa di tutto per rimanerci e chi non è al potere fa di tutto per andarci. In queste condizioni, invitare un ministro a dimettersi per darsi alla vita contemplativa è semplicemente demenziale. Per farlo andar via bisogna votargli contro in massa oppure sparargli. Il verbo invitare fa pensare a quei gatti che, se un uccellino è troppo in alto, lo pregano con teneri miagolii di scendere a portata di grinfia.
E tuttavia è quello che avviene. Travestendo con le più nobili motivazioni la loro voglia di andare al governo, i politici dell’opposizione chiedono gentilmente ai colleghi che attualmente vi siedono di cedere loro il posto. E credono che si tratti soltanto di proporglielo con le parole adeguate: campo in cui dànno prova di una fantasia che gli avrebbero invidiato i Fratelli Grimm.
Qui si inserisce l’opera meritoria di Mattia Feltri, il quale ci ha offerto una collezione dei seducenti “miagolii” con i quali si cerca di indurre Berlusconi a dimettersi, “per il bene del Paese”. Che se ne vada e lasci il posto a un governo di unità nazionale; a un governo tecnico; delle larghe intese; del Presidente; di garanzia; di grande Coalizione; istituzionale; delle larghe convergenze; fondato su un più largo consenso; di tregua; di salute pubblica; di responsabilità nazionale; di solidarietà nazionale; per le riforme; per l’emergenza e le riforme; di decantazione; di legittimazione parlamentare; di responsabilità istituzionale; per le riforme socio-economiche; della salvezza; di transizione; insomma un governissimo. E per ognuna di queste formule Feltri indica i colpevoli.
Questa folla di poeti della politica parla in questo modo perché intende ingannare i cittadini o perché ha già ingannato se stessa? Bersani si rende conto di rendersi ridicolo, quando chiede le dimissioni di Berlusconi tre volte al giorno, prima dei pasti? Veramente questo è un modo di fare politica?
E tuttavia può darsi che alle prossime elezioni gli elettori abbocchino. Yes, they can.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it
6 agosto 2011
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=12VUS4

LA VIDA ES SUEÑOultima modifica: 2011-08-06T15:57:59+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

4 pensieri su “LA VIDA ES SUEÑO

  1. Il principale soggetto che perde le elezioni ha pur sempre un bel consenso, seppure minoritario. Se puo’ far cadere il governo e prenderne il posto, naturalmente lo fa. Ma che succede se le prova tutte e non ci riesce ? Se prova ogni possibile sporchissimo trucco per tre anni e non funziona ?
    C’e’ il problema di non sembrare vinto e senza speranza, che per chi non riconosce legittimita’ all’avversario equivale a perdere la faccia, ad annientarsi. (In realta’ non e’ vero, la proposta politica alternativa potrebbe avere comunque successo alle prossime elezioni, in condizioni mentalmente normali, come negli altri paesi a democrazia parlamentare).
    Ma ecco la reazione: “Noi non ci arrendiamo MAI, MAI, MAI ! Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto urliamo il nostro totale ed incondizionato dissenso, costi quel che costi: si dimetta, si dimetta, si dimetta”.
    A mio modo di vedere e’ una dichiarazione di impotenza e di disperazione dettata dalla paura di sembrare arrendevoli, deboli, che e’ un po’ come dichiarare che il proprio programma politico, in se’, non vale niente o non ha speranze.
    Una gran bella pubblicita’.

  2. Credo sia in psicoanalisi che si parla di “abreazione”. Cioè una reazione eccessiva derivata dalla volontà di non riconoscere la realtà. Caso classico: l’omofobo che soffre di omosessualità latente.
    In psicoanalisi potrei sbagliarmi, io, ma in politica non si è certo sbagliato lei. L’eccesso di “mosse” tradisce l’impotenza. Almeno, agli occhi degli adulti.
    Ma può darsi che la sappiano più lunga di noi. Bersani non si rivolge né a Berlusconi né a me o a lei, ma ad un suo elettorato che sa capace di gradire questi atteggiamenti.
    Tutto dipende dalla percentuale che risponde a questa spregevole immagine che a sinistra hanno dei cittadini che votano a sinistra.

  3. Quando ci confrontiamo con la politica italiana siamo spesso colti da un sentimento di scoramento misto a rassegnazione. Un sentimento che a volte Pardo riesce a trasformare in ilarità, e per questo lo ringrazio.
    Nelle sue memorie Kissinger scriveva di non riuscire a capire la politica italiana e questa ammissione in qualche modo mi è sempre stata di conforto.
    Tuttavia, ho notato che c’è una lacuna nella copiosa lista delle possibili formule di governo. Una formula di governo che potrebbe farci uscire dall’impasse in cui ci troviamo.
    Un governo dalle convergenze parallele al quale assicurare la non sfiducia.

I commenti sono chiusi.