DISCUTIBILE INTERVENTO DI NAPOLITANO

Tolta la parte che riguarda l’unità d’Italia, la sostanza del lunghissimo intervento di Giorgio Napolitano a Rimini si compone di due temi. Una parte di legittima retorica e una parte più precisamente politica. Un esempio della parte predicatoria è l’invito a “ridare vigore e continuità allo sviluppo economico, sociale e civile, far ripartire la crescita in condizioni di stabilità finanziaria, non rischiando di perdere via via terreno in seno all’Europa e nella competizione globale, di vedere frustrate energie e potenzialità ben presenti e visibili nel Paese, di lasciare insoddisfatte esigenze e aspettative popolari e giovanili e di lasciar aggravare contraddizioni, squilibri, tensioni di fondo”. Tutti d’accordo, naturalmente.

La parte politica riguarda “la crisi che stiamo attraversando”. E qui bisognerà perdonare le numerose citazioni. Il Pdr intende parlare “il linguaggio della verità”e questa premessa ha il suo valore: significa che altri questo linguaggio non l’hanno usato. È vero che, abilmente, il Presidente usa la prima persona plurale: “Abbiamo, noi qui, in Italia, parlato in questi tre anni il linguaggio della verità ? Lo abbiamo fatto abbastanza, tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni…”: ma è un noto artificio retorico col quale si fa finta di mettersi fra i colpevoli. Egli infatti non ha colpe. Se non ha parlato prima in termini così drammatici non è solo perché – come tutti – non aveva previsto l’attuale crisi borsistica, ma è anche perché non aveva il dovere di farlo. E non è colpevole l’opposizione perché in termini drammatici ha sempre parlato: è il suo mestiere. Il colpevole, per Napolitano, è il governo. È Silvio Berlusconi il quale ignora principi elementari: “dare fiducia non significa alimentare illusioni; non si da fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà…”. 

A dire il vero nessuno conosce il futuro e Napolitano dimentica alcuni principi elementari. Se gli operatori di Borsa avessero previsto – non tre anni fa, come dice il Presidente, ma solo tre mesi fa – il crollo attuale, avrebbero cominciato a vendere già allora e il crollo si sarebbe avuto tre mesi fa. La Borsa non si occupa del presente, si occupa del futuro. Se tre mesi fa non ci sono state le vendite massicce che portano ai ribassi, è segno che nessuno prevedeva la crisi di questi giorni. E d’altra parte, se il governo si fosse messo a emettere proclami pessimisti e drammatici avrebbe esso stesso determinato la crisi di Borsa. 

Lui chiede: “Possibile che si sia esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni, perché le forze di maggioranza e di governo sono state dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea?” Noi chiediamo: possibile che si accusi un governo, qualunque governo, di avere incoraggiato l’ottimismo? Possibile che si accusi un governo di non avere provocato il panico?

 Il Presidente, per ragioni di equanimità, prova a bacchettare l’opposizione. “Possibile che da parte delle forze di opposizione, ogni criticità della condizione attuale del paese sia stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge?” Ma è facile rispondergli che l’opposizione non ha la responsabilità della guida del Paese. Essa può criticare il governo nel modo che crede più opportuno. E poi, se avesse dato la colpa della situazione ai mercati, agli speculatori stranieri o all’Unione Europea, sarebbe cambiato qualcosa?

Né ha senso accusare l’asprezza dello scontro politico. Se gli italiani sono così, se oggi, riportando il suo intervento, l’articolo di Massimo Giannini su “Repubblica”(2) è un concentrato di veleni contro il governo, che cosa crede di ottenere, il Presidente, dicendo che “Il prezzo che si paga per il prevalere – nella sfera della politica – di calcoli di parte e di logiche di scontro sta diventando insostenibile”? L’opposizione ha solo la politica dell’antiberlusconismo e da tempo non ne trova un’altra.

Dopo avere accusato l’esecutivo di avere illuso l’Italia negli ultimi tre anni (cioè il governo Berlusconi, come quell’opposizione che poco prima aveva criticato) Napolitano dice: “E’ da vent’anni che… al di là di temporanee riduzioni del rapporto tra deficit e prodotto lordo, non siamo riusciti ad avviare un deciso abbattimento del nostro debito pubblico” e “lasciare quell’abnorme fardello del debito pubblico sulle spalle delle generazioni più giovani e di quelle future significherebbe macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale”. Ancora una volta il Presidente sembra non avere idea di quale debito pubblico gravi su ogni famiglia italiana. Non solo non lo rimborseremo a breve, non solo non lo rimborseremo nei prossimi dieci anni, quale che sia la politica adottata, ma forse non lo rimborseremo mai. A meno che non ci sia una guerra o un’inflazione come quella del tempo di Weimar. È grasso che cola se lo Stato riesce a rimborsare i titoli in scadenza e a piazzarne altri. L’ottimismo e la retorica, in questo campo, sono difficili da tollerare.

L’osannato discorso è stato inutile per la parte retorica e criticabile per la parte politica.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

22 agosto 2011

(1)http://media2.corriere.it/corriere/pdf/2011/discorso-napolitano-210811.pdf  

(2)http://www.repubblica.it/politica/2011/08/22/news/verit_democrazia-20718489/?ref=HREC1-2

DISCUTIBILE INTERVENTO DI NAPOLITANOultima modifica: 2011-08-22T15:29:26+02:00da gianni.pardo
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9 pensieri su “DISCUTIBILE INTERVENTO DI NAPOLITANO

  1. # L’osannato discorso è stato inutile per la parte retorica e criticabile per la parte politica

    la sua attitudine a scomporre i ragionamenti per trovarne le radici dipende quasi sicuramente dal suo “mestiere” di linguista ma non sempre lo smembramento del testo aiuta alla sua comprensione
    perché adottando questi criteri nessun discorso può ottenere la sufficienza: in pratica Lei sta auspicando che chi parla dica solo cose sensate e concrete, cioè … taccia!
    La retorica ha sempre fatto parte di qualsiasi discorso che volesse “impressionare” l’uditorio e la politica, (e i discorsi che la riguardano), per sua natura non può che essere “criticabile” altrimenti avremmo trovato la quadratura del cerchio, cioè qualcosa di meno peggio della democrazia (che è ancora la meno peggio tra le soluzioni politiche conosciute)

  2. ## Possibile che si accusi un governo di non avere provocato il panico?

    Le sue osservazioni, legittime, circa i modi con cui si è mosso (o si sarebbe dovuto muovere) il governo non lo assolvono dalla riconosciuta inerzia di fronte ai fatti
    se avesse avuto chiaro il rischio della crisi non solo non avrebbe dovuto cercare di rassicurare così pervicacemente ed in maniera così “arrogante” tanto i cittadini che i mercati (che non ci hanno mai creduto), ma (giustamente senza scatenare il panico), avrebbe dovuto operare prima dei dictat europei, che dispiacciono tanto agli innamorati della “lesa sovranità”, con il varo di una profonda, strutturale riforma costruita sull’equità sociale, chiamando per tempo e non sempre sull’orlo del baratro, a partecipare le parti sociali interessate dalle varie articolazioni della “manovra” (sindaci, sindacati, imprenditori, presidenti di provincie e regioni, etc) evitando di fare sempre la figura degli sprovveduti che arrivano ai soliti proclami di intenti in attesa (o forse, vigliaccamente, sperando) che nella sede opportuna (il Parlamento) a suon di emendamenti e di cancellazioni di articoli, si arrivi al solito (solito!!) nulla di fatto
    non Le sembra ora che, invece di criticare un “brav’uomo” che cerca di scuotere (sia pure con mezzi giudicati “non idonei) le coscienze di chi pare non averne alcuna, ci si decida a governare sul serio, e cioè accettando consapevolmente tutti i contraccolpi anche (e soprattutto!) elettorali di una politica “onesta” (cioè capace di dire ai cittadini la verità, se qualcuno la conoscesse), e qualora si evidenziassero insormontabili difficoltà, avesse il buon gusto ed il buon senso di passare la mano
    non voglio dire che l’attuale opposizione dia alcun tipo di garanzia di essere capace di raccogliere una tale pesantissima eredità ma almeno si potrebbero tentare nuove strade e soprattutto cadrebbero finalmente i paraocchi a non poche persone

  3. Lei scrive: “perché adottando questi criteri nessun discorso può ottenere la sufficienza: in pratica Lei sta auspicando che chi parla dica solo cose sensate e concrete, cioè … taccia!” Umorismo (valido) a parte mi dica: io ho detto cose sensate? Se sì, perché non le ha dette anche Napolitano? Se no, mi dica quali non sono sensate.

    Venendo alla sostanza delle cose, lei dice che “se avesse avuto chiaro il rischio della crisi”, il nostro governo “avrebbe dovuto operare prima dei dictat europei”. Mi pare evidente – è scritto anche nell’articolo – che la crisi è arrivata improvvisa, in questo momento. Che la situazione fosse grave si sapeva, come si sapeva per la Grecia, ma finché non è scoppiato il finimondo della Grecia non si è occupato nessuno. Si è sperato che i mercati le concedessero ancora fiducia. Magari a tempo indeterminato? Comunque, no: nessuno conosce il futuro. Dunque nessuno aveva chiari né le proporzioni del rischio né il momento in cui si sarebbe dichiarata.

    In secondo luogo lei sogna, quando parla del “varo di una profonda, strutturale riforma costruita sull’equità sociale, chiamando per tempo e non sempre sull’orlo del baratro, a partecipare le parti sociali interessate dalle varie articolazioni della “manovra” (sindaci, sindacati, imprenditori, presidenti di provincie e regioni, etc)”. Perché, se non si è sull’orlo del baratro, nessuno accetta che il baratro esista. Se il governo, a ciel sereno, avesse tentato di varare la manovra attuale, avrebbe avuto come nemici dichiarati, a morte, pronti a scendere in piazza, pronti a fare la rivoluzione proprio “le parti sociali interessate dalle varie articolazioni della “manovra” (sindaci, sindacati, imprenditori, presidenti di provincie e regioni, etc”. Oggi sono ancora contro ma almeno, visto che il baratro è innegabile, propongono altre soluzioni, che magari non esistono. Senza il pericolo immediato il pericolo stesso l’avrebbero negato e avrebbero impedito a muso duro qualunque provvedimento preventivo. Mi creda.

  4. # Mi creda

    certamente prof. Pardo io credo alla sua buona fede, ma tralasciando la sua indubbia abilità dialettica, con la quale avrei serie difficoltà a confrontarmi, mi sia concesso di dubitare del “merito” delle sue affermazioni, dubbio doveroso verso le osservazioni di chiunque esprima “proprie” opinioni, che ciascuno è libero di abbracciare o (educatamente) contestare
    tralascio anche la circostanza , curiosa in verità, per cui anche Berlusconi si è detto molto favorevolmente colpito dal discorso in oggetto; penso che se lo avesse letto “alla Pardo” avrebbe dovuto per lo meno essere furioso!

    ## Se il governo, a ciel sereno, avesse tentato di varare la manovra attuale …

    quello che proprio non posso accettare del suo ragionamento è che si debba aspettare la circostanza cogente o addirittura ineluttabile per porre mano alle riforme: certo che le parti sociali avrebbero preteso una convincente spiegazione per sedersi ad un tavolo tanto “caldo” (a pena di scatenare l’inferno) ma come dimenticare le trionfali e talora spocchiose risposte del responsabile dell’economia nazionale alle cassandre nostrane che, molto timidamente per la verità, cercavano di mettere in dubbio la sua “divina” capacità di mettere i conti al sicuro?
    e non mi dica che non si è insistito fino alla nausea su questi argomenti in ambito governativo con dichiarazioni che “mettevano alle spalle” la crisi che comunque avrebbe solo “lambito” le nostre prode
    se non vogliamo invocare l’imprevidenza almeno la “leggerezza” me la concede?

  5. il nostro Capo dello Stato (a mio parere ovviamente) è un galantuomo ed ha chiesto “per il futuro” comportamenti trasparenti e disponibilità a trattare con tutte le forze politiche in una coalizione virtuosa “ideale” che consenta di attenuare al massimo i pesantissimi postumi di questa “sbornia” ribassista mondiale
    ha senso, secondo Lei, fare delle manovre “lacrime e sangue”, che vengono frustrate dalla borsa prima ancora di entrare in vigore per la stoltezza dei provvedimenti tampone (mai previsioni!) e la palese debolezza politica che è la vera causa della sfiducia delle piazze finanziarie?
    Le riforme dovrebbero essere ponderate e condivise (altro spunto di umorismo involontario!) e proprio per questo non andrebbero mai proposte in tempo di gravi crisi perché perderebbero immediatamente il carattere di “riforma” per assumere quello, spettrale, di “macelleria sociale” (come si ama dire da un po’ di tempo)
    quindi la mia ingenuità sarà sicuramente tanta ma la sua difesa dell’operato di un governo improvvido e confusionario non mi lascia certo tranquillo

  6. Non solo sono d’accordo con l’articolo di Pardo, ma secondo me questo episodio della subitanea crisi finanziaria evidenzia un problema piu’ profondo, e per il quale non vedo ancora nessuna soluzione.
    La nostra democrazia elettiva e parlamentare si basa su una fiducia “a pacchetto”, o “a scatola chiusa” della durata di una legislatura. I cittadini votano, e normalmente per cinque anni covano le loro valutazioni per poi esprimersi nuovamente in tutta liberta’ alle prossime consultazioni. In teoria.
    Immaginiamo un governo che abbia un’idea geniale, risolutiva, grandiosa, che dia i suoi frutti a distanza di tre anni ma che richieda impopolari sacrifici nell’immediato, incomprensibili nonostante ogni sforzo di comunicazione.
    In teoria non c’e’ nessun problema, si puo’ fare e l’idea sara’ apprezzata quando se ne vedranno gli effetti. In pratica, visto che ogni governo vive di sondaggi settimanali, consenso fluttuante ad ogni telegiornale o talk-show, tam-tam in rete ecc, non e’ possibile pianificare praticamente niente. (Il rovescio della medaglia di questa democrazia day-by-day e’ che tutto viene rapidissimamente dimenticato).
    Vorrei farvi notare che il fenomeno sembra accelerare sempre di piu’, nonostante l’alternanza dei governi.
    Ho accennato a televisione, talk-shows, internet, sondaggi: nulla di tutto questo lontanamente esisteva quando e’ stata scritta la Costituzione. L’Italia e’ cambiata e lei e’ sempre la stessa. Allora i casi sono due: o si cambiano le regole, o dobbiamo tornare ad uno stile di vita precedente. Altrimenti il meccanismo e’ rotto e non puo’ funzionare, nessuna riforma sara’ mai possibile chiunque sia al governo.

  7. Caro oudé,

    Berlusconi ha lodato Napolitano per liberarsi dalla necessità di un qualunque commento, presumo. Comunque, la sua (di Berlusconi) opinione non m’interessa.
    “certo che le parti sociali avrebbero preteso una convincente spiegazione…” Nessuna spiegazione mai sarebbe stata sufficiente. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E in questo campo conosco i miei polli.
    “come dimenticare le trionfali e talora spocchiose risposte del responsabile dell’economia nazionale…” Allora non c’era nessun attacco alla nostra Borsa. Fino a quel momento il comportamento del governo si era dimostrato sufficiente. Poi c’è stata una crisi ma, come ho ripetutamente detto, nessuno può prevedere il futuro. Nessuna leggerezza, dunque. In Italia, chiunque tenti di fare qualcosa è attaccato da tutti, e se cerca di attuare provvedimenti dolorosi (soprattutto senza che la gente ne veda la necessità) viene linciato.
    Il nostro Capo dello Stato per lei è un galantuomo. Per me è uno che non è lecito criticare, se non si vuole rischiare un’imputazione per vilipendio. Io non voglio rischiare.
    “ha senso, secondo Lei, fare delle manovre “lacrime e sangue”, che vengono frustrate dalla borsa prima ancora di entrare in vigore per la stoltezza dei provvedimenti tampone (mai previsioni!) e la palese debolezza politica che è la vera causa della sfiducia delle piazze finanziarie?” ¬e dunque lei che farebbe, invece?
    “Le riforme dovrebbero essere ponderate e condivise (altro spunto di umorismo involontario!)”. Peggio, amico mio, peggio. Molto peggio.
    “non andrebbero mai proposte in tempo di gravi crisi”. Sicché tutte le opposizioni, i sindacati, i giornali, la Chiesa e perfino i cani e i gatti direbbero che sono malvagie, crudeli e soprattutto ingiustificate. Macelleria sociale gratuita, appunto. Oudé, lei ha il mio indirizzo e-mail: che età ha? Non ha esperienza dell’Italia?
    “quindi la mia ingenuità sarà sicuramente tanta ma la sua difesa dell’operato di un governo improvvido e confusionario non mi lascia certo tranquillo”. Ma cosa crede, che io difenda il governo? Lei è ottimista. Se io difendessi il governo, sarebbe segno che penserei che un governo può far bene, in Italia. Se lo condannassi, sarebbe segno che, a mio parere, un altro governo avrebbe potuto far bene. Io invece penso che questo governo non ha potuto e non può che far male, perché così lo vogliono gli italiani. Per ignoranza, per cecità, per soggezione alla demagogia e anche perché l’opposizione non mira al bene dell’Italia ma a rovesciare il governo.
    Difendere il governo!

  8. # e dunque lei che farebbe, invece?

    non sono abituato ad atteggiarmi a salvatore della patria e quindi non ho risposte ma solo desideri: mi piacerebbe che la gente che si dedica al difficile compito di governare lo facesse “anche” per fare gli interessi di tutti
    quando lamento il pressapochismo governativo mi riferisco a questo: non c’è a mio parere (ma posso sbagliare clamorosamente) né nella maggioranza né nell’opposizione questo “spirito di servizio” che dovrebbe appunto “governare” le scelte politiche
    le riforme (mi ripeto purtroppo) fatte in tempo di pace sono frutto di studio sia della situazione reale che delle risorse; fatte in tempo di guerra risentono fatalmente della “necessità” che non è mai buona consigliera
    se anche concordo con Lei sul fatto della “imprevedibilità” di certe catastrofiche situazioni (dai terremoti ai crolli di borsa) non posso tacere sulla mancanza di volontà (per una serie di motivi troppo lunga da analizzare) o sull’incapacità di “attuare i programmi elettorali” (tanto a destra quanto a sinistra) nonostante l’apposito ministro

    e riprendendo il pensiero di Felice (“visto che ogni governo vive di sondaggi settimanali, consenso fluttuante ad ogni telegiornale o talk-show, tam-tam in rete ecc, non e’ possibile pianificare praticamente niente “) un altro mio desiderio sarebbe che si uscisse finalmente da questo dedalo, tipico solo dell’Italia, di una campagna elettorale continua: il costante timore di perdere elettori non può che paralizzare l’azione di qualsiasi governo

    ## Se io difendessi il governo, sarebbe segno che penserei che un governo può far bene, in Italia

    non pensavo che il suo pessimismo fosse così senza speranza: ma Le chiedo (retoricamente): se i buoni pensatori come Lei rinunciano a lottare per migliorare “la specie” che ne sarà del futuro dei nostri figli?

    ### Difendere il governo!

    certo, soprattutto se non se ne profila all’orizzonte uno migliore … ma che tristezza!

  9. Caro oudé, effettivamente il mio pessimismo è tale che un po’ me ne vergogno. Sono un po’ come colui che è costretto ad informare dei genitori che il loro figlio è morto.
    Poi però mi dico che non l’ho ammazzato io, e non è colpa mia se le cose stanno come stanno.
    P.S. Fare qualcosa per “migliorare la specie”? Non ce l’ha fatta Buddha, temo di avere ancor meno speranze.

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