CAMBIARE GOVERNO NON SERVE A NIENTE

Un malato può essere senza speranza sia perché la sua malattia è inguaribile sia perché rifiuta le cure che potrebbero salvarlo. Una persona ragionevole considera i due casi estremamente diversi e non riesce ad evitare di giudicare con indignazione il cretino che rifiuta di curarsi: ma il risultato è lo stesso. Ed è per questa ragione che possiamo serenamente definire l’Italia “senza speranza”.

Naturalmente molti non sarebbero d’accordo. Tutti quelli che non hanno votato per il centro-destra e una parte di quelli che l’hanno fatto oggi pensano che per salvare la nazione bisognerebbe cambiare Primo Ministro. Come è ovvio, se questo fosse sufficiente, sarebbe un traditore della Patria chiunque difendesse l’attuale governo al prezzo della rovina della nazione. Anche chi scrive si precipiterebbe a dare una spinta per farlo cadere. Il fatto è che se la corriera arranca in salita, e si ferma, e rischia di andare indietro, non è cambiando l’autista che si risolve il problema. Bisogna che parecchi viaggiatori siano disposti ad andare a piedi, almeno fino al sommo di quel tratto di strada; bisogna riparare un motore che in condizioni normali dovrebbe spingere disinvoltamente l’automezzo; bisogna comunque riconoscere che il problema è semplicemente quello del peso della corriera e del suo motore: l’autista ha pochissima importanza. 

L’insistenza sul “passo indietro di Silvio Berlusconi” puzza lontano un miglio di artificio per ottenere un vantaggio politico. Non si vuole salvare l’Italia, si vuole ottenere un posto di governo. Nient’altro. E la cosa è facilmente dimostrabile.

Galli Della Loggia sostiene sul Corriere della Sera(1) una tesi che anche su questo blog è stata più volte  ripetuta: la nostra malattia è l’immobilismo, nel senso che siamo sessanta milioni di italiani col piede sul freno. Dicevamo addirittura che sulla bandiera dovremmo scrivere: “Non nel mio cortile”(2). Se il motore a momenti non gira più, e se non si permette a nessuno di metterci le mani, come si può sperare di superare la salita?

Una ulteriore riprova s’è avuta con la vicenda della manovra. Se Berlusconi avesse imposto la propria volontà sin da principio (ammesso che ne avesse la forza), le proteste sarebbero arrivate nel più alto dei cieli. Si sarebbe parlato di crudeltà verso i più poveri, di incostituzionalità (se ne parla sempre), di provvedimenti anti-sindacali, di rinnegamento delle promesse fiscali e, in una parola, di “macelleria sociale”. Berlusconi non avrebbe trovato difensori neanche fra gli intimi. È probabilmente prevedendo ciò che il Cavaliere ha invitato gli altri, nella maggioranza e nella minoranza, a suggerire “la soluzione giusta”. E la soluzione giusta non c’era. Abbiamo assistito ad un vero caos di proposte, tanto che la famosa manovra è stata stiracchiata in tutte le direzioni, modificata e contraddetta cento volte, fin ai livelli del ridicolo e dell’anarchia. 

Non c’è da stupirsene: da un lato non c’è nessuno che accetti il minimo sacrificio, dall’altro tutti hanno “santi in Paradiso”, pronti a mettersi di traverso in Parlamento e nel governo. Se alla fine il Primo Ministro ha dovuto prendere in mano la situazione e decidere di testa sua, magari con un provvedimento, come l’aumento dell’Iva, contrario alla sua personale linea politica, è perché quando la nave affonda non si può perdere il tempo di sapere qual è il modo più politically correct di turare la falla. Quello che qui importa è che qualunque provvedimento inteso a salvare l’Italia incontra fortissime resistenze, spesso insuperabili perché interne. Al punto che non siamo nemmeno sicuri che l’ultima manovra basterà. 

Nel momento in cui si propongono cento soluzioni non è che se ne tragga la conclusione che il problema è difficilissimo e forse insolubile: al contrario, ciascuno rimane sicuro che  la propria soluzione sia quella giusta. Se al governo ci fosse Rifondazione Comunista avremmo un enorme incremento della tassazione con in più l’esproprio dei beni degli abbienti e la conseguenza sarebbe un tracollo economico di tipo sovietico. Ma di questo gli italiani si accorgerebbero a cose fatte: finché non si cede il volante ad un altro, si accusa l’autista che è ai comandi. 

Non c’è in giro sufficiente buona fede per riconoscere una realtà che ci riguarda tutti. Ognuno impedisce di mettere rimedio alla malattia e approfitta della situazione solo per dare addosso agli avversari politici.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

10 settembre 2011

(1)http://www.corriere.it/editoriali/11_settembre_10/conservatori-e-immobilisti_8cf35bf0-db6b-11e0-b2c4-3586dc7a9584.shtml

(2) http://www.dailyblog.it/wp-admin/post.php?post=115134&action=edit

CAMBIARE GOVERNO NON SERVE A NIENTEultima modifica: 2011-09-10T17:24:28+02:00da gianni.pardo
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