GARANTISMO, IMPUNITA’ E POLITICA

Sul Corriere della Sera(1) Aldo Cazzullo sostiene tesi molto discutibili. Esordisce affermando che “Garantismo e impunità sono separati da un confine ben preciso” e già qui ci si potrebbe fermare: perché questa è una stupidaggine. Quel confine non è affatto “preciso”. Non solo quando impera la passione politica o si cerca un capro espiatorio il garantismo è spesso dimenticato (basti pensare alla vicenda del Presidente Giovanni Leone) ma quando è applicato può portare anche all’impunità. Negli Stati Uniti, col divieto di double jeopardy (doppio danno, doppio processo sulla stessa accusa) ci sono legioni di colpevoli assolti che raccontano il loro delitto, scrivono libri sulla loro storia e rilasciano interviste: il garantismo gli ha regalato l’impunità.

Scrive ancora l’editorialista: “Qui siamo di fronte a parlamentari accusati di ricevere regali costosi, auto di lusso, yacht in cambio di informazioni su inchieste giudiziarie o posti nei consigli d’amministrazione di aziende pubbliche; e a un ministro su cui incombono accuse che potrebbero rivelarsi anche più gravi di quelle che hanno condotto in carcere il suo ex compagno di partito Totò Cuffaro”. Tuttavia qualche riga prima aveva affermato che “Le sentenze spettano solo alla magistratura. Non ai giornali”: e allora, come non si accorge che sta dando per provata l’accusa, senza neppure tentare di dimostrarne la fondatezza? Non è una sentenza ben poco garantista, la sua?

Tralasciando questo scivolone logico, ecco la sua tesi politica: quando si tratta di notevoli reati, “Il garantismo impone di considerarli innocenti [i parlamentari] sino alla sentenza definitiva; l’opportunità politica e il principio di uguaglianza di fronte alla legge consigliano invece un passo indietro”. E invece no: i principi della separazione dei poteri e della sovranità del Parlamento non consigliano nessun passo indietro. Se le guarentigie offerte ai parlamentari riguardassero solo reati minori, ai magistrati basterebbe accusarli (anche falsamente) di reati gravi per esautorarli e farli sparire dalla scena politica. Ecco perché la distinzione fra accuse che consigliano il passo indietro e accuse che possono essere trascurate è di competenza del Parlamento stesso. Diversamente – anche se Cazzullo non se ne accorge – si darebbe alla magistratura il potere di determinare chi può stare in Parlamento (o al Governo) e chi no.

A costo di ripeterci, bisogna essere chiari, su questo punto. L’editorialista sostiene che le Procure esagerano e bisognerebbe probabilmente porre un argine ai loro sconfinamenti: e tuttavia, quando l’accusa è molto seria, certi personaggi non dovrebbero rimanere in Parlamento. Ma chi decide su questa indegnità? Se decide la magistratura, il Parlamento non è più sovrano e la separazione dei poteri è andata a farsi benedire. Se decide il Parlamento, si può arrivare allo scandalo del comunista Moranino(2), noto assassino, di cui la Camera tollerò per anni la presenza. Ma l’indipendenza del Parlamento è appunto a questo prezzo.

Il giornalista non si accorge di essersi fatto trascinare nella melma contemporanea. Quasi per controbilanciare l’arditezza della sua tesi, e dimostrare che non ce l’ha col centro-destra, scrive una baggianata di segno contrario: “L’opposizione ha la credibilità morale per condurre questa battaglia in nome dell’intero Paese? La risposta è no. Il caso Penati è gravissimo, e finora non sono venute risposte convincenti né dall’interessato né dai vertici del Partito democratico”. Cazzullo non nota che innanzi tutto, per quanto ne sappiamo, Penati non è un parlamentare e dunque non si pone in dubbio la sovranità del Parlamento. In secondo luogo che, quand’anche fosse parlamentare e colpevole, il Pd andrebbe lasciato in pace: secondo il codice penale, la responsabilità è personale, non “del partito”. Un prete pedofilo non rende la Chiesa un’associazione di pedofili.

Tutti dimenticano che l’art.68 della Costituzione non fu formulato per difendere i singoli parlamentari ma per difendere il Parlamento. I costituenti hanno considerato più importante la sua libertà che la persecuzione dei delitti eventualmente commessi dagli eletti. Per questo si rinviava la loro persecuzione alla fine del mandato, a meno che la stessa Camera di appartenenza non autorizzasse il procedimento: infatti anche il procedimento – come vede pure Cazzullo, nella sua visione da profano – può infangare un parlamentare al punto che molti possono reputare opportuno “un passo indietro”. 

Quanto sia utile il passo indietro si è visto con il Presidente Leone: l’accusa di un galantuomo copre la prima pagina, l’assoluzione occupa una colonnina a pagina otto. Nella memoria dei superficiali il Presidente è rimasto una macchietta disonesta e la Cederna un’eroina dell’ideale.

Nessuno pretende una specializzazione in diritto penale e in diritto costituzionale, in chi scrive editoriali: ma la separazione dei poteri e la libertà del Parlamento fanno parte dell’abc della politica. Dell’ “educazione civica” che si studiava nella Scuola Media Inferiore.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

30 settembre 2011(1)http://www.corriere.it/editoriali/11_settembre_29/cazzullo_paese_attonito_c82c5370-ea57-11e0-ae06-4da866778017.shtml

(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Moranino

GARANTISMO, IMPUNITA’ E POLITICAultima modifica: 2011-09-30T08:05:19+02:00da gianni.pardo
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