SI VOTA OGGI: CHI VINCE?

Il Corriere della Sera pubblica una tabella(1) delle intenzioni di voto degli italiani. Sono forniti i risultati di sei istituti demoscopici. Abbiamo addizionato i risultati di tutti gli istituti (IprMarketing, Digis, Ipsos, Emg, Tecné, Ispo) e li abbiamo divisi per sei, in modo da ricavarne una media. Ecco i risultati: Pdl, 26%; Lega Nord, 9.33%; Pd, 27,26%; Idv, 7,25%; Udc 6,83%; Fli, 3,41%; Sinistra, Ecologia e Libertà 8,13%; Rifondazione e Comunisti italiani, circa  1,5% e poco meno La Destra; il Movimento Cinque Stelle di Grillo ha un bel 4,53%. Il margine di approssimazione è del 3,5%, ma avendo noi fatto la media di sei istituti, dovrebbe essere ancora inferiore. 

Mannheimer, commentando i risultati(2), assegna al centro-sinistra un confortevole margine del dieci per cento sul centro-destra, anche senza considerare Grillo. Dunque, se si votasse oggi, avremmo un cambio di maggioranza. Ma bisogna considerare molte variabili. La prima è la legge elettorale. La seconda è la possibilità delle alleanze. La terza – segnalata anche da Mannheimer – è il peso, del tutto imprevedibile, dei futuri avvenimenti o della discesa in campo di un protagonista capace di attrarre molti consensi. Per il momento prendiamo per buoni quei numeri.

La legge elettorale dovrebbe essere l’attuale. Infatti Michele Ainis, sul Corriere della Sera, va ripetendo che la giurisprudenza costante di Cassazione e Consulta è per il rigetto del tipo di referendum proposto: esso infatti, in caso di successo, lascerebbe l’Italia senza una legge elettorale immediatamente applicabile. Tuttavia non ci si può fidare dell’indifferenza politica dei magistrati, Consulta inclusa: dunque essi ben potrebbero andare contro le loro precedenti decisioni vuoi per inchinarsi alla volontà dei numerosi firmatari, vuoi nell’illusione di danneggiare il centro-destra. E secondo alcuni sarebbe applicabile il Mattarellum. Dunque bisogna considerare ambedue i casi.

Se si vota con l’attuale legge elettorale, sarà essenziale la costituzione delle coalizioni. Infatti, se il Pd andasse alle elezioni da solo, col suo 27,6% rischierebbe di essere battuto dall’alleanza Pdl-Lega: questi, insieme, arrivano al 35,33%. Dunque deve imbarcare l’Idv, raggiungendo così il 34,51%, . Ma neanche questa cifra basta per essere tranquilli, è necessario cercare altri alleati. Lasciamo da parte Grillo e l’ormai insignificante Rifondazione, e riconosciamo che il naturale alleato aggiuntivo è Sinistra, Ecologia e Libertà, col suo 8,13%. Il totale arriverebbe così a un bel 42,64%. Una cifra che sopravanza il 35,33% del centro-destra di circa nove punti. Non siamo lontani dal dieci per cento di Mannheimer. 

Col Mattarellum i risultati non dovrebbero essere molto diversi. Non ci sarebbe il grande premio di maggioranza ma una spinta verso il bipolarismo la darebbe il sistema per tre quarti uninominale. Con qualche differenza, tuttavia. Se abbiamo capito bene, col Porcellum la coalizione si forma prima delle elezioni (e dunque il suo programma dovrà essere unitario, inducendo i partecipanti a smussare le punte estreme dei loro progetti); viceversa col Mattarellum essendo ogni partito in competizione con gli altri, le posizioni sarebbero più differenziate e la convivenza al potere, in seguito, più difficile. Chi si esporrà al rischio di vedersi rimproverare dai propri elettori il tradimento di quel programma che prima aveva gridato?

Il problema delle alleanze è veramente centrale. Per questo bisogna mettere nel conto anche i partiti che fino ad ora non sono stati menzionati.

Si può cominciare con l’eliminare quelli che sono ininfluenti a causa delle loro basse percentuali. Poi ci sono quelli inadatti a qualunque alleanza: in primo luogo il Movimento Cinque Stelle. Beppe Grillo si è dichiarato troppe volte anti-sistema per essere un alleato affidabile e con Di Pietro il Pd ha già avuto ampio modo di pentirsi di simili azzardi. 

Per ragioni diverse, a destra deve dirsi lo stesso di Futuro e Libertà. Col suo 3,41% (che già sorprende) non è in grado di cambiare il risultato delle elezioni e soprattutto ad una sua alleanza con gli antichi amici ostano fratture troppo profonde e fatti troppo recenti per essere dimenticati. Ma questo partitino non può neppure allearsi col Pd e, Dio non voglia, SEL, perché ciò sarebbe visto come uno scandalo sia dagli elettori di sinistra che dai suoi propri. La sua sorte è quella di rimanere alleato del centro, anche se rischia di essere chiuso fuori quando questo centro si alleasse col centro-destra o col centro-sinistra. Perché l’Udc, per farsi accettare, dovrebbe probabilmente lasciarlo fuori. Ed è proprio dell’Udc che bisogna parlare.

Questo partito è accreditato di un 6,83% e se aggiungesse i suoi voti a quelli della coalizione di centro-sinistra ne assicurerebbe la vittoria. Il problema è se se lo possa permettere politicamente. I suoi elettori voterebbero ancora per l’Udc quando questa fosse alleata non solo con Di Pietro ma anche con Vendola? Non è interrogativo da poco. Per sete di potere i dirigenti potrebbero allearsi col diavolo, ma i loro elettori non ottengono gli stessi vantaggi e potrebbero essere disgustati da un’alleanza innaturale  anzi blasfema.

 Ma neanche l’alleanza col centro-destra è appetitosa, per l’Udc. Aggiungendo il suo 6,83% al 35,33% di Pdl e Lega, la coalizione arriva appena al 42,16%: mezzo punto in meno del totale del centro-sinistra, 42,64%. Tutt’altro che un trionfo annunciato. È vero, l’alleanza non costituirebbe un problema politico, dal momento che Udc e centro-destra sono già stati a lungo alleati, ma sarebbe triste rischiare di essere trombati, dopo un digiuno di potere durato cinque anni e dopo avere rappresentato così a lungo e orgogliosamente l’opposizione indipendente. Ma che altro può fare, Casini? Potrebbe andare ancora una volta alle elezioni da solo, ripromettendosi di correre in soccorso del vincitore: ma se questo vincitore fosse il centro-sinistra, si riproporrebbero, dopo le elezioni, i problemi già segnalati. Insomma, dal momento che non può allearsi col centro-sinistra né prima né dopo le elezioni, all’Udc non rimane che allearsi con il centro-destra. O prima o dopo. Diversamente continuerà il digiuno.

Secondo le previsioni, dovrebbe vincere il centro-sinistra: nella recente storia italiana nessuna maggioranza è stata mai riconfermata. Rimane però da vedere come potrebbe governare in un periodo di crisi e di vacche magre una maggioranza che include un demagogo inaffidabile come Di Pietro e i comunisti (di cuore, se non di nome) di SEL. Ammesso che l’Italia non sia scoppiata già prima, questo governo come potrebbe riformare le pensioni, le norme sul lavoro, la sanità e la previdenza? 

Il governo Berlusconi non ha avuto il coraggio di adottare i provvedimenti impopolari che erano necessari, benché essi fossero parte della sua linea politica liberale: come potrebbe adottarli SEL, sapendo che sarebbe stramaledetta dai suoi elettori, mentre il centro-destra, gongolante, l’accuserebbe della più sanguinosa macelleria sociale?

Con l’attuale legge elettorale, se il Pd avesse mantenuto il progetto veltroniano dell’ “andare da soli”, potrebbe offrire alla nazione un governo di sinistra, ma non composto da dementi. Purtroppo, la sinistra è abbonata a perdere il treno.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

3 ottobre 2011

 (1) http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2011/10/02/pop_intenzioni.shtml

(2) http://www.corriere.it/politica/11_ottobre_02/Centrosinistra-10-punti-avanti_0d8bf9e0-ecc7-11e0-9c5b-49e285760169.shtml

SI VOTA OGGI: CHI VINCE?ultima modifica: 2011-10-03T09:33:37+02:00da gianni.pardo
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