IL GOVERNO TECNICO È UN’ASSURDITA’

L’idea del governo tecnico nasce da un pregiudizio: che per ogni problema esista una soluzione e che questa soluzione “scientifica” non sia adottata dai politici per incompetenza o fanatismo. Ambedue le affermazioni sono false.

I problemi di chi governa sono costituiti dalle scelte da adottare. Si può prendere come esempio l’attuale crisi economica. L’Italia ha evidentemente bisogno di un bilancio in grande attivo, e questo si può ottenere o imponendo nuove tasse, oppure dando un forte slancio all’economia. Però, se si aumenta la pressione fiscale, si provocano grandi proteste e si deprime l’economia. Per giunta, il Paese appare talmente malato che i mercati continuano a crederlo sull’orlo dell’abisso e si rischia il default. L’Irlanda ha adottato questa politica e i suoi titoli pagano l’8% di interesse. Se invece si diminuiscono le tasse e si incide pesantemente sulla legislazione del lavoro, si rischia il deficit, l’aumento del debito pubblico, la rivoluzione e ancora una volta il default. La soluzione giusta? Non c’è. Scegliere significa “ridurre il numero degli errori a uno”.

Certe scelte non sono tecniche ma dipendono dalle ideologie politiche. Il liberale è per la diminuzione delle tasse e dei vincoli alla produzione, mentre il “progressista” (oggi un irriducibile conservatore) è per la tassazione dei “ricchi” con ogni sorta di imposta punitiva. Ognuno è in buona fede e non riuscirà mai a convincere l’altro. E non possono farcela neanche i tecnici, che sono anche loro o liberali o progressisti. 

Gli esperti sono coloro che, quando si è stabilita una linea politica (patrimoniale o riforma dell’art.18 per esempio) formulano leggi e regolamenti in base ai quali si attuano quei provvedimenti. Se invece sono chiamati ad adottare l’uno o l’altro provvedimento, per ciò stesso fanno una scelta politica.

Facciamo un esempio ancor più terra terra. Se lo Stato ha la possibilità di costruire un nuovo carcere, un nuovo ospedale o un grande liceo che cosa deve fare? L’opinione secondo cui una scuola è più importante di un carcere, o un carcere è più importante di un ospedale, o un ospedale è più importante di una scuola varia secondo gli interessati. Non si può dimostrare nulla. Perfino se si sostiene che l’ospedale è più importante, perché con una scuola o un carcere in meno non si rischia la vita, ci si può sentir rispondere che l’ospedale esiste già, anche se è a ventuno chilometri e ventuno chilometri in auto si fanno in un quarto d’ora. Mentre manca il carcere. O la scuola. Le discussioni non finiscono mai.

Il governo dei tecnici è assurdo già concettualmente, perché è chiamato ad un compito non tecnico. L’idea che ai lavori pubblici bisognerebbe mandare un ingegnere e alla sanità un medico è sciocca. Infatti il primo non è chiamato a progettare ponti, ma a decidere che cosa costruire e che cosa non costruire; così come il secondo, se è un medico, smetterà di curare il prossimo per tutto il tempo in cui sarà ministro. Tutto quello che si ottiene, se si affida il governo dello Stato a dei tecnici, è che tenteranno di guidarlo persone di cui non conosciamo le idee politiche. 

In democrazia qualunque governo può governare solo se sostenuto in Parlamento da una maggioranza. Ma questa, che sia predeterminata o che si formi di volta in volta, non gli permetterà mai di adottare provvedimenti gravemente contrari alla propria ideologia. E dunque o il governo si piegherà alla volontà del Parlamento o il Parlamento lo farà cadere. Esso dunque, se vorrà continuare ad esistere, dovrà attuare un progetto (politico) col sostegno di quella parte (politica) del Parlamento che ha idee (politiche) uguali alle sue, se esiste. E a quel punto, il governo è politico, la decisione è politica e cade l’ipocrisia del governo tecnico.

E allora come mai si è tanto parlato di governo tecnico? Come mai queste semplici osservazioni non le fanno i politici? La risposta è semplice: in un momento come quello attuale i politici sono convinti che il governo deve adottare decisioni impopolari e non ci vogliono “mettere la faccia”. Sperano che altri decida ed attui ciò che loro non hanno il coraggio di decidere. Il problema è che ciascuno ha in mente una soluzione diversa, e questo diverrà evidente quando il governo tenterà di imporre la patrimoniale o vorrà rendere il mercato del lavoro meno ingessato e più flessibile. Allora si vedrà che il re è nudo. 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

21 novembre 2011

IL GOVERNO TECNICO È UN’ASSURDITA’ultima modifica: 2011-11-21T13:15:49+01:00da gianni.pardo
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