I DIRITTI CIVILI NON SONO “UMANI”

Maurice Cranston, filosofo e politologo inglese, scrisse, nel 1973, un articolo interessante, dal titolo: “What are Human Rights?”(1), “Che cosa sono i diritti umani?”. Sosteneva una tesi evidente: “Sono diritti umani i diritti politici e civili, come il diritto alla vita, alla libertà, e ad una corretta competizione”, ma vngono considerati anche umani e universali quelli che sarebbero “diritti economici e sociali, come il diritto ad una assicurazione in caso di disoccupazione, pensioni di vecchiaia, servizi medici, ferie pagate”. Il lungo articolo dimostra al di là di ogni dubbio che mentre i diritti politici e civili possono essere accordati praticamente dovunque, dal momento che per lo Stato si tratta generalmente di rispettare i singoli, e non di fare qualcosa per loro, i diritti “economici e sociali” non possono essere attuati in Paesi che, per ragioni economiche, non sono in grado di permetterseli. Un diritto è tale quando è esigibile in modo coercitivo e richiede, dice Cranston, che gli faccia da contrappeso il dovere di un altro. Ne campo dei diritti “economici e sociali”, invece, non solo manca la persona obbligata ma addirittura spesso non potrebbe neppure esistere: per ragioni pratiche ed economiche. 

L’articolo cita anche il fatto che all’Onu, “Nel 1966, ai due gruppi di diritti fu accordato uno stato più o meno paritario, con la ricezione simultanea nell’Assemblea generale delle due Convenzioni, l’una sui diritti politici e civili, l’altra sui diritti sociali ed economici”. E si è trattato di un errore. “Un diritto umano è una cosa della quale nessun essere umano può essere privato senza che sia compiuto un grave affronto alla giustizia”, dunque questo primo genere di diritto è sacrosanto, mentre il secondo genere (quello dei “diritti” sociali ed economici) rischia di rimanere una pia aspirazione. Per giunta, dal momento che introduce un elemento di confusione nel campo dei diritti, può danneggiare il progresso sociale.

La tesi di Cranston, come si è detto, è evidente quando nega la qualità “umana” ai diritti “sociali ed economici” ma, a guardar bene, aggiungiamo qui, non sono “umani” nemmeno i diritti civili e politici. È vero che questi ultimi possono essere “facilmente” adottati dal momento che spesso non importano nessun esborso monetario, ma di fatto essi non sono stati affatto concessi dovunque e in ogni tempo: la qual cosa contraddice la loro definizione di “umani”. Umano è il fatto che camminiamo tutti sugli arti inferiori e non a quattro zampe, mentre non è “umana”, ma frutto della civiltà, l’abolizione della schiavitù, della poligamia, della tortura. 

È vero, come scrive Cranston, che la violazione dei diritti civili, agli occhi di un occidentale, costituisce “un grave affronto alla giustizia”: ma dove sta scritto che il diritto debba sempre corrispondere alla nostra idea di giustizia? Per un islamico integralista corrisponde a giustizia che si tagli la mano al ladro e si lapidi l’adultera. E il tedesco che dicesse a un musulmano integralista che considera la sua interpretazione della sharia un obbrobrio potrebbe sempre sentirsi rispondere: “Noi puniamo severamente i colpevoli, il tuo popolo ha ucciso milioni di persone che non erano colpevoli di nulla. Sei sicuro di avere l’autorità morale per rimproverarmi?”

Sia i “diritti civili e politici”, sia i “diritti sociali ed economici” sono legittime aspirazioni. Che ovviamente condividiamo. Ma mentre i primi divengono diritti quando sono consacrati nel diritto positivo (unica condizione), i secondi divengono diritti non quando sono consacrati in norme di legge e basta, ma quando la società se li può permettere e la legge li sanziona (due condizioni). Nelle economie che sono al livello di sussistenza le ferie pagate sono impensabili e tali rimarrebbero anche se consacrate in norme di legge. In una società progredita esse sono inscritte nei contratti di lavoro e divengono diritti. Ma diritti “italiani”, “francesi”, “tedeschi”, non “umani”.

Troppa gente crede che definendo “diritto” un desiderio, un’aspirazione, un dovere morale, lo si rivesta di maggiore autorità ed efficacia. In realtà non è così. Si crea confusione e frustrazione nei più ignoranti. Un disoccupato che ha sentito dire che la Costituzione italiana riconosce il diritto al lavoro come potrà mai capire che la Costituzione non ha mai parlato seriamente ed ha solo espresso un desiderio?

Diritto è ciò che è suscettibile di attuazione concreta ed ha una sanzione. Il decalogo impone di “onorare il padre e la madre”, il diritto impone l’obbligo degli alimenti per i genitori indigenti. L’onore non è esigibile, il cibo sì, e chi lascia morire di fame i genitori è condannato dal giudice: è questa la differenza fra morale e diritto. 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

25 novembre 2011

(1)Cranston, Maurice. ‘Human Rights: Real and Supposed,’ in Political Theory and the Rights of Man, edited by D. D. Raphael (Bloomington: Indiana University Press, 1967), pp. 43-51.

Per chi volesse leggere la traduzione, http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=33338

 
I DIRITTI CIVILI NON SONO “UMANI”ultima modifica: 2011-11-25T09:07:00+01:00da gianni.pardo
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