DIFESA DELLA “VANVERA”

Lucia Annunziata, partecipando il 23 febbraio ad uno show televisivo, è riuscita nella difficile impresa di dire qualcosa di molto sbagliato, facendosi criticare non  per la cosa sbagliata, ma per l’espressione usata.  Immaginate che qualcuno dica: “Bisognerebbe ammazzare Gianfranco Fini perché ha voluto andare in Israele” e che gli ascoltatori si limitino a fargli notare che avrebbe dovuto dire “è voluto andare”, non “ha voluto andare”, perché col verbo “volere” l’ausiliario è quello del verbo retto da “volere”. Sembra un caso estremo di persone che guardano il dito che gli mostra la luna invece della luna, e tuttavia è esattamente ciò che è avvenuto. 

L’Annunziata, col suo piglio di chi non la manda a dire neanche a chi abita in Australia, ha difeso Adriano Celentano e il suo sproloquio a Sanremo, con queste parole: “Non sono d’accordo con tutto quello che ha detto Celentano, anche perché Famiglia Cristiana e Avvenire mi piacciono. Ma lui ha il diritto di dire quello che vuole e lo avrei difeso anche se avesse detto che i gay devono andare al campo di sterminio”. Gli omosessuali sono insorti. Ecco la nota del Circolo Mario Mieli: “Parole inqualificabili e non degne di una professionista della comunicazione dell’esperienza di Lucia Annunziata. Dobbiamo informare la giornalista che gli omosessuali, come gli ebrei, i Rom e Sinti, le persone diversamente abili, i testimoni di Geova, nei campi di sterminio ci sono stati mandati davvero dai nazisti”. E di questo la giornalista, che certo mancava di questa informazione, dovrebbe effettivamente ringraziarli. Dello stesso genere il testo dell’Arcigay.

L’Annunziata, capito di avere pestato il ricordo di un cane sul marciapiede, si è di fatto spiegata e scusata, concludendo che “il tema dell’odio antigay va affrontato meglio”. Passando alla sostanza ha poi detto: “Ho difeso la libertà di espressione dell’artista, ma ho usato l’esempio, di proposito estremo, della ferocia antigay per rendere più chiara l’esistenza anche di una contraddizione fra questo diritto e il merito delle opinioni che si esprimono”. 

E anche il presente commento potrebbe finire qui, se fosse lecito dire che si dovrebbe sparare a Gianfranco Fini. Infatti non è l’esempio, che è sbagliato, soprattutto dal momento che è chiaramente e volutamente paradossale: è sbagliata l’idea che bisogna difendere qualunque manifestazione dell’opinione. A parere dell’ex presidente della Rai, qualcuno può andare a dire in televisione che “Lucia Annunziata è una troia”? Oppure che “Lucia Annunziata ha rubato duecentomila euro alla Rai facendoseli assegnare come rimborso”? Certo che no, nel primo caso sarebbe diffamazione, nel secondo calunnia. Ne sa qualcosa Vittorio Sgarbi che, per la sua incontinenza verbale, si è trovato a pagare, e forse ancora paga, risarcimenti astronomici. E allora, se qualcuno dicesse che bisognerebbe mandare i gay nei campi di sterminio, non ci sarebbe reato? Lasciamo da parte la political correctness: non esiste forse il reato di istigazione a delinquere?

Se Celentano avesse detto ciò che la signora ipotizza, veramente crede che molti avrebbero trovato le sue parole “difendibili”, semplice “manifestazione di un’opinione”?

L’idea che bisogna difendere chiunque, qualunque cosa dica, è assurda. Si potrà ben affermare che l’omosessualità è un’anomalia della specie, perché questa potrebbe essere un’opinione scientifica, non diversamente dall’opinione di chi dicesse che gli albini sono un’anomalia della specie. Ma se qualcuno dicesse che “gli omosessuali sono tutti stupidi” potrebbe beccarsi una querela dal primo venuto ed essere condannato. Se qualcuno dicesse che i preti e la religione sono nocivi per la salute mentale della società, starebbe esprimendo un’opinione, contestabile ma non delittuosa. Anche perché, diversamente, dovremmo dissotterrare Voltaire e condannarlo da morto come il Papa Formoso. Se viceversa qualcuno dicesse che i preti sono tutti dei parassiti e dei pedofili, io, da magistrato, gli appiopperei una condanna che gli farebbe rimpiangere di avere aperto bocca.

L’Annunziata, evidentemente, non ha mentalità giuridica. Non distingue le diverse fattispecie e la diversa gravità delle parole. Inoltre, probabilmente, ha simpatia per Celentano, proprio perché condivide con lui una mentalità sociologica insieme appassionata e approssimativa. E le simpatie, come le antipatie, sono legittime. Ma nessuno dovrebbe arrivare a dire che difenderebbe chiunque apra la bocca e le dia fiato.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

25 febbraio 2012

 

DIFESA DELLA “VANVERA”ultima modifica: 2012-02-25T09:32:00+01:00da gianni.pardo
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