IL PD INCASTRATO DALLA SUA BUONA FEDE

Per molti decenni alcuni osservatori isolati e perplessi hanno avuto l’impressione che l’intera Italia procedesse sulla strada sbagliata. Infatti non c’era nemmeno un partito nel quale identificarsi. I dogmi sociali erano troppo diffusi, troppo “trasversali”, come si dice ora, per essere contrastati. Su di essi erano d’accordo il Pci, che ne deteneva il copyright, ma anche il centro (prima la Dc, poi il partito di Berlusconi), ed anche la destra, questa non a caso di origini “sociali”. Chiunque avesse pensato che più cose fa lo Stato, più ci costa e peggio vivremo, come scriveva Antonio Martino, era guardato come un eretico. Chi aveva l’impressione che i sindacati, più che proteggere i lavoratori, tirassero prima a distruggere il sistema capitalistico (al tempo del Pci), poi a governare il Paese, era guardato come un nemico dei proletari. Chi si scandalizzava per il fatto che l’Italia finiva per essere governata da corporazioni di ogni genere, dalla magistratura, dai sindacati, da giornali privi di buon senso (si sa, sono pieni di intellettuali), era solo un acido reazionario.

L’Italia repubblicana è nata da un “no” fanatico al fascismo e dall’utopismo di sinistra. La nostra Costituzione gronda enunciazioni di principio e promette quello che non può mantenere. Ciò malgrado, o forse proprio per questo, è tanto adorata che molti la ritengono intangibile e immodificabile. Gli italiani non sono campioni di senso del reale. E non importa se, dopo sessantacinque anni, rimangono inapplicati gli articoli che riguardano i sindacati. Organismi al di sopra della Costituzione, in attesa di essere al di sopra di Dio.

Ma a lungo l’osservatore neutrale ha dovuto rassegnarsi a considerare demente se stesso e non gli altri: perché la nazione continuava a vivere e prosperare. Si leggeva di scioperi per protestare contro il licenziamento di postini che buttavano la posta nei tombini, o di impiegati dell’aeroporto sorpresi a rubare dai bagagli, ma per tutti erano incidenti minori. Qualcuno arrivava a dire che “il salario è una variabile indipendente” dalla situazione economica dell’impresa, ma nessuno si scandalizzava. L’Italia arrancava, si indebitava, ma andava avanti. Fino al momento in cui, come dicono gli inglesi, l’ultima pagliuzza ha spezzato la schiena del cammello. 

Perfino chi ha settant’anni è qualcuno che ha conosciuto solo l’Italia com’è. E come non si può rimproverare a chi è vissuto nel Seicento di credere alle streghe – ci credevano tutti – non si può rimproverare ai politici italiani di non avere visto altro. E quando Silvio Berlusconi, con mentalità realistica, ha tentato di introdurre cambiamenti razionali, ha avuto l’opposizione dei giornali, della magistratura, della sinistra, della sua propria coalizione, del suo proprio partito e insomma di tutto il Paese.

Ma la cosa più interessante, al riguardo, è la posizione della sinistra. Se i partiti di centro e di destra consideravano dogmi intoccabili i suoi idola, figurarsi se non doveva considerarli tali la sinistra stessa. Il risultato è stato che quando essa è riuscita a far dimettere Berlusconi, non disponendo di un sufficiente consenso per chiedere il governo del Paese, ha accettato di delegare questo potere ad una squadra di tecnici. Ciò dimostra la sua buona fede: dal momento che ciò che essa pensava era obiettivamente giusto, dei tecnici apolitici e obiettivi non avrebbero potuto fare che ciò che essa stessa avrebbe fatto. Persino la frittata senza rompere le uova.

Ora nel Pd si accorgono che hanno commesso un errore esiziale. Da un lato non possono votare contro Monti, perché questo è anche il “loro” governo, dall’altro perdono pezzi a sinistra (si pensi alle primarie), e soprattutto cominciano a temere che un governo non eletto farà forse ciò che nessun governo eletto ha mai osato fare. 

In troppi, che mentalmente non hanno mai fatto un passo al di là delle Alpi, hanno trascurato che Mario Monti parla correntemente l’inglese. È cioè uno che ha potuto guardarsi intorno, da economista: per lui si sopravvive economicamente essendo competitivi (orrore!) e andando se necessario contro i dogmi (orrore!). Come ha fatto a suo tempo Margaret Thatcher. 

La sinistra si è consegnata mani e piedi legati al governo dei tecnici – privandosi perfino della possibilità di votargli contro – ed ha scoperto con sconcerto che, secondo questi competenti, l’Italia percorre da decenni, obiettivamente, una strada sbagliata: quella della sinistra. Esattamente quello che pensavano solo alcuni eccentrici. Chissà se Berlusconi ha previsto tutto questo.

Rimane solo da vedere se i proclami bellicosi di Monti e dei suoi ministri saranno seguiti dai fatti. La curiosità è più che giustificata. 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

24 febbraio 2012

 
IL PD INCASTRATO DALLA SUA BUONA FEDEultima modifica: 2012-02-24T18:41:19+01:00da gianni.pardo
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