GLI ESORCISMI NON SALVANO L’EURO

L’euro è irreversibile, dice il governatore Mario Draghi. Il Titanic è inaffondabile, dicevano i suoi costruttori. C’è chi chiama il proprio figlio Fortunato, quasi pensasse che uno che si chiama Fortunato non possa essere Sfortunato. Gli uomini non sfuggono alla magia delle parole e dimenticano che esse sono pure convenzioni. Anche se una flotta viene definita “Invencible”, non per questo non affonda, se c’è una tempesta, e non per questo resiste meglio alle cannonate del nemico.

Il caso massimo è l’esorcismo: un “rituale volto ad allontanare presenze malefiche”: cioè gesti, simboli e soprattutto parole. In Italia parole italiane, in Francia francesi e via dicendo, perché si presume che il diavolo conosca le lingue. E nessuno si occupa mai di questo particolare: perché dicendo “Vai via!” si è convinti che anche gli oggetti capiscano il messaggio. Prova ne sia che malediciamo lo spigolo contro il quale abbiamo sbattuto.

A questo si è costretti a pensare mentre la Spagna affonda, trascinandosi dietro l’Italia e l’euro. Per evitare il disastro ci sono già state molte riunioni delle massime autorità europee, decine di finti “provvedimenti” e centinaia di promesse ed assicurazioni. Se solo le parole potessero bastare a convincere una persona sana di mente a regalare tutto ciò che ha nel portafogli e in banca, il problema sarebbe stato risolto da tempo.

Purtroppo per gli Stati indebitati, i mercati sono guidati da persone piene di senso pratico. Anche quando autorità piene di saggezza e di prestigio morale (come Giorgio Napolitano, per esempio) ci rintronano con i loro moniti, i loro incoraggiamenti e le loro assicurazioni, chi deve badare al proprio denaro chiede, all’inglese: “Where is the beef?”, dov’è la sostanza?

L’investitore vuole essere sicuro che gli saranno pagati gli interessi e che alla fine gli sarà restituito il capitale. Finché è solo preoccupato, si limita a chiedere interessi sempre più alti (i giornali parlano di spread); quando sarà preoccupatissimo non comprerà più i titoli, neanche se gli interessi saranno molto allettanti (e rovinosi per lo Stato che li emette).  Perché sarà convinto che, prestando quel denaro, non lo rivedrà più. In questo caso gli economisti dicono che “il cavallo non beve”: alludono ad un altro proverbio per il quale “si può portare un cavallo all’abbeveratoio ma non si può obbligarlo a bere”. 

Oggi forse stiamo assistendo allo scricchiolio finale che precede il crollo e tutto questo perché a Bruxelles e a Berlino non si è ragionato con sufficiente senso del reale. Tutto quello che bisognava dirsi era molto semplice. I mercati non credono alle belle parole e, se allarmati (perfino a torto), possono far saltare tutto: euro, Unione e la stessa economia europea. Dunque dobbiamo decidere una via chiara: o diciamo che tutti i debiti sovrani dell’area euro sono garantiti da Bruxelles (sperando che basti, e non è sicuro), oppure dichiariamo conclusa l’avventura dell’euro e ci organizziamo per un suo ben ordinato funerale. Non si è voluto fare né l’una cosa né l’altra, sperando sempre che le vaghe promesse potessero sostituire i fatti concreti, e abbiamo seminato il vento dell’attuale tempesta.

L’Italia, in questo campo, ha battuto una sorta di record. Ha creduto che tutto fosse colpa di Berlusconi (che cosa mai non è colpa di Berlusconi?) e che bastasse allontanarlo, mettendo al suo posto Mario Monti. L’uomo che l’11 ottobre del 2011 sul “Corriere della Sera” aveva scritto: “la permanenza in carica dell’attuale presidente del Consiglio viene vista da molti come una circostanza ormai incompatibile con un’attività di governo adeguata, per intensità e credibilità, a sventare il rischio di crisi finanziaria e a creare una prospettiva di crescita”(1). Anche perché lo spread era ben oltre 500 punti, esattamente come oggi. E affermava testualmente: “le principali responsabilità di questa situazione vengono attribuite al governo italiano in carica da tre anni e mezzo”. Dunque la crisi dell’Italia era colpa di Berlusconi, la crisi dell’Europa era colpa dell’Italia e, per la proprietà transitiva, la crisi dell’Europa era colpa di Berlusconi. Urgeva cambiare l’uomo al volante, mettendoci quello giusto: lui. E i risultati si vedono: come crisi, come spread (ben oltre 500), come crescita, infine come debito pubblico, che allora era di 1.900 miliardi e ora sfiora i duemila.

Ecco perché non si esce dalla crisi europea. Perché l’economista super partes che tutta l’Europa ci invidia, invece di identificare le cause della crisi, le ha esorcizzate gettando acqua benedetta sull’arcidiavolo. E perché le altre autorità europee, che tutto il mondo ci invidia, non sembrano saperla più lunga di lui.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

23 luglio 2012

(1) http://pardonuovo.myblog.it/archive/2011/10/16/l-economista-super-partes-che-salva-l-italia.html

 
GLI ESORCISMI NON SALVANO L’EUROultima modifica: 2012-07-23T14:15:00+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “GLI ESORCISMI NON SALVANO L’EURO

  1. Sono d’accordo con Lei su tutto, tranne che su: “autorità piene di saggezza e di prestigio morale (come Giorgio Napolitano, per esempio)”.

  2. “I mercati non credono alle belle parole e, se allarmati (perfino a torto), possono far saltare tutto: euro, Unione e la stessa economia europea.”

    «Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze» ( William Thomas )

    La profezia che si autoadempie è «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità» ( Robert K. Merton )

    L’Economia non è una scienza esatta e gli economisti, come gli storici, sono i profeti del passato: a posteriori ci spiegano quello che è accaduto e perché.

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